Nessun rimorso per averti strappato i colori dal cuore

Non mi pento del mio delitto

averti strappato i colori a forza

dal tuo petto nudo

Sei un sacrificio perfetto

I colori che portavi dentro

morivano imprigionati nella tua illusione

Hai creduto di vivere

mentre non sapevi esistere

L’omicidio perfetto di un inutile scelta

Quanto ti fai andar bene il tuo tempo?

Una scatola vuota è tutto ciò che porti in dote

speri che a riempirla siano le speranze altrui

le dannazioni di un demonio ubriaco

Hai comprato un omicidio su commissione

la tua stessa pietà lo ha invocato

deriso da un secolo di schiavitù

andando a ritroso sul tuo corpo in fiamme

Dimenticherai ciò che accadrà

Ed era il miglior sollievo vederti espandere il sorriso

ad ogni colore che dal tuo petto usciva

lame di blu che hanno cantato antichi inni sacri

figli di un rosso indeciso

per poi infiammarsi e gridare vendetta

Il nero è rimasto nelle tue vene

come se fosse il tuo stesso bisogno di vivere

Nessun rimorso per averti strappato i colori dal cuore

La scusa è per molti

E’ una scusa alzare gli occhi al cielo

aspettare che da quella macchia appaia una risposta

attendere invano che gli astri o qualcosa per essi

risponda a ciò che domando

E’ un silenzio che cala sulla fiducia

coprendo distese di grano bianco

Come un bravo artigiano

copro con i dettagli le mie differenti e immortali azioni

le intaglio nella luce che questo mattino ricorda

e ad ogni taglio offendo ciò che è scritto nei testi sacri

riprendo ciò che mi sono difeso

La scusa è per molti

accendendo luci di un albero di natale a febbraio

nel giorno che non esiste

nel mentre di un velo bianco

Sorseggio ancora quei sapori che mi rimangono certi

ma ancora ogni tanto alzo gli occhi al cielo

scoprendo che non vè nulla che valga la pena conquistare

niente è più alto che ciò che diventerò

e nessun cielo infermo potrà donarmi

Se ttutto accade ora

allora moltiplicherò il mio divenire

sarò una diga alla incoerenza che vive nei sorrisi

tra le pagine di un libro da scrivere

Un futuro non è altro che l’attesa di un adesso

il tempo una metamorfosi suicida

votata al declino di una speranza sterile

Andrò nel miglior pub della zona

tra le nebbie dove è più reale jack lo squartatore che dio

e brinderò ad un altro così sia

celebrato in punta di calice

Clandestino nei ricordi

Sono un clandestino nei miei ricordi

una pietra tagliente su cui cammino ubriaco

circondato da seducenti folle senza volto

amanti vestite di profumi intensi

nulla di tutto questo risolve il mio correre sull’orlo

nulla può ora parlare a ciò che sono diventato

Le mani si aprono a ventaglio

sopra un paradiso conquistato

tra schiere di angeli che scappano impauriti

da legioni di domande ragionevoli

Sono in quel mentre in cui tuttò sarà

la ferita sul volto di un figlio indietro con gli anni

nel libro di fiabe dove i cattivi hanno vinto

le bottiglie vuote di un altro domani notte

Posso vederti

ma rimane il dubbio del volerti capire

del volerti assaggiare quando dormi

nel volto di chi non è stato

non puoi credere a ciò che vincerai

La speranza è morta

regina senza regni da percorrere

anche lei come tutte è un debole sorriso

che calcio a seconda di umori maligni

nessun altro permesso potrà renderci fieri di aver assassinato il tuo volere

niente sarà mai come è stato ieri

non potrebbe vivere con i dubbi che attanagliano fiori in giardini in tempesta

Niente è uguale

essendo clandestino nei ricordi

 

L’ultimo canto di Chu Chulainn

Pagherei tutte le vite inutili
pur di diventare un pagliaccio a molla senza sentimenti di cartapesta
invocherei il dio del nulla
per innevarmi di sospiri
lasciarmi scorrere come acqua tra le valli
bagnando i segreti del bosco
rubando foglie morte e gemme di rugiada
non vorrò altro che questo
che il mondo mi dimentichi
ma che non lo faccia il sussurro dei boschi
quegli occhi fragili di vita incendiaria
non mi dimentichino i monti
le strade sopra le paure dell’uomo
Preferisco vivere all’interno della bellezza del mondo
che sotto pietra scolpita dall’uomo
sarò Chu chulainn che non vuole morire sdraiato
sarò il mio testamento che scorre nella linfa del vento
sarò ogni cosa che si estende oltre lo sguardo dei ciechi
Vi dimenticherò
lo farò volentieri
sarete ancora inutilmente a perder tempo nel vostro inutile premio
scoprendo che sarà sempre troppo tardi per vedersi le mani

Scommettere con il tempo

Sono passi verso la forca

quelli che ci fanno scommettere con il tempo

credendoci santi

portiamo il nostro egoismo come stendardi orgogliosi

Mentre ci si avvia danzano allucinazioni colorate

intorno al grigiume dei loro vestiti così ben ordinati

quanto tempo libero avete per perfezionare il vostro aspetto?

Quanto tempo buttate per rendervi apparenze?

Mi vedo con l’odore di terra che porto come coccarda

un premio ambito da secoli di decisioni

Se parlo di qualcuno, saprò esattamente la sua vastità

ma quanti parlandone cercano di limitarne per capire?

Ecco l’errore del semidio

un vestito ben ordinato a scapito della vastità

preferir chiudersi in una scatola

piuttosto che espandersi negli universi

Non esistono più gli esseri umani

Solo matrioske con un sorriso mal dipinto

con dentro parassiti tremanti

pezzi di ricordi felici

sono l’unica speranza per poter bruciare le pagine dei calendari

Sogno ancora di voi

anche se dovrei dimenticarvi e lasciarmi perdere negli universi che ho scoperto

non potrò sempre dedicarmi a chi si dimentica

Vi chiuderò la porta in faccia

e sentirò con piacere il vostro bussare disperato

Gli dei sorridono e basta

Involontariamente si diventa una parodia del se

Un io deciso e pronto si staglia contro il mare opaco

E più ti ergi a urlare le tue convinzioni

meno ti accorgi di quanto siano contrarie una con l’altra

pensieri partoriti a caso estratti da una lotteria comune

Quanto rumore splende in un otre gonfio di vento?

Quanto di inumano riesce a trasformare uno spirito debole?

Ancorarsi a boe in mezzo alla corrente

punti fermi per non aver coraggio di andare avanti

Limitandosi a governare gli stolti che annaspano alla partenza

Gli dei sorridono quando i nani tentano di alzar la voce

arrabbiati furibondi per voler a tutti costi la ragione

Ma gli dei sorridono e basta

Estinguersi sarebbe una fine migliore

di quanti invece tentano di svelare ciò che è così chiaro

Un girotondo perverso con un trucco troppo abbondante

Ma gli dei sorridono e basta

Dovrebbero forse rendersi furiosi per quanti si lasciano perdere?

Sorridono a chi non vede che la punta della propria inutilità

carne da macello parassita e dimenticata

Cristalli indecifrabili di movenze cellulari

Sciami di idee troppo deboli per arrivare a interessare il cielo

Ma gli dei sorridono e basta…

L’evasione dell’amore

Non potrei averti ora

come non potrebbe accadere in un prossimo futuro

sei come neve al calore dei miei voleri

tendi la mano

per scapparne rapita

Rimangono forze senza controllo

scenari sommersi di città oltre il cielo

Alabarde e lunghe spade

rumori di una guerra profonda

in mezzo ad una piazza ricca

tu con quel rumore di armi che si incontrano

ma ne conosci solo tu la forma e la nascita

Vivere non ti è mai bastato

hai abusato dei ricordi di non esser mai tornata indietro

ora distrattamente ripercorri queste stanze

ma non ricordi i desideri che hai partorito nei minuti andati

Ti fotografo appena

mentre esci dalle mie mura

e appendo al viso un addio colorato

sorridendo

al prossimo amore che scapperà

da questa prigione

Le notti di Samhain

E’ il primo fuoco che danza davanti al cielo

sceglie vittime di marzapane sul cammino del giorno

innocente alla partenza

colpevole al traguardo

Non può esistere la tolleranza di un funereo attendere

Rimane un sudario di desideri

incompleti nel loro esser espressi

e dimenticati su vecchi altari di una religione umana

troppo umana

Scegliti un posto tra la folla

e scopri quanto sia difficile

vederti con occhi di ieri

ripreso nel correre incauto

nella scelta del destino che dipingo con le mani

una tela di vergogna riflessa

semplicemente dimenticata

difficilmente amata

Schiere di imbrattamuri

che risorgono dai loro testamenti incisi

scivolano nel marasma dei pensieri di domani

anche una donna è un libro già letto

un ricordo che non passa

ma non rimane presente

Un soffio di vento

indeciso se andarsene o rimanere a spiare altri giorni migliori

Accenderò un altra candela

un altro pezzo di vita per luce lontana

Arrivederci

Il manichino attende ancora

Rimane lì con il suo mazzo di rose ammuffite

davanti a vetrate di saldi e sconti sulla vita

ad attendere che l’idea di lei passasse

Un anno appena dopo un secolo

una decisione importante

prima di abbandonare la propria vita

per un ideale a buon mercato

visto nella stessa vetrina di cui ora faceva parte

Era solo un  manichino che emulava l’amore

discendeva da regine di cartapesta dimenticate in soffitta

vestite ancora con l’abito in tela dorata

avvolte nella stagnola di incartamenti dozzinali

L’amore si spreca vedendo in ogni sorriso la propria immatura madre

la necessità di qualcuno che si prenda cura della nostra noia

la morte della libertà di essere

lo scherzo atroce della nostra debolezza

chiamare amore un significato qualunque dinanzi agli occhi di un vero amore

confondersi con un grasso indecente tizio con le bretelle illuminate

ingordigia del doversi annoiare odiando la vittima che pur deve isolarci

senza mai lasciarci soli

Rimase ancora fermo… per altri mille anni

a non capire cosa stesse aspettando

 

Le favole incenerite

C’era una volta

una fiaba di nebbia colorata da assensi inceneriti

matasse di prigionieri incolumi

attraversavano le paratie di una benemerita odissea paesana

tutto un vociare dalla prima casa all’ultimo parto

un dissenso di conclusioni

che pretendeva di farsi pagare con orli mal cuciti

significava molto per lei avere parole

significava molto per lui trovarne

Per questo in quei giorni le gambe lo spinsero

sul ciglio del bosco delle voci

Tanti erano i pericoli per chi aveva avuto

tante le soddisfazioni per chi non avrebbe mai scelto di inorridire al vento

Fu così che l’incontro scaturì da un idea

dalle passioni messe in gioco su un tavolo alle tre di notte

Mentre lei attendeva non aspettandosi nulla

navigando in mari meno senzienti di una parola che significasse “tornerò”

Lui non fece più ritorno

Lei era andata da molto prima

Così finisce questa favola senza volto

a cui i figli  dell’uomo mettono un nome a caso

che voglia dire

speranza

 

La fucilazione

Non sono stato certo io a dimenticarti

lo hai fatto tu nei soliti posti senza sole

nelle notti che hai cercato un tuo sorriso sul finestrino bagnato

Nemmeno la luna è mai scesa a parlarti

aveva un altro colore da sedurre

Le voragini sono scene di caccia grossa

una barca in mezzo ai ghiacci che corre su un tamburo

un pescatore di scellini sopra una discarica di monete d’oro

Un sogno da pastori irlandesi

dopo aver spillato birre all’ingresso del castello dei re smarriti

Venite avanti con i vostri rozzi cappelli di paglia e sterco

un ordine al sarto di fiducia per ritagliarvi le unghie sopra le tavolate

Ora in fila davanti alle condanne di sguardi in attesa

Il plotone d’esecuzione dei vostri desideri malati è pronto

attende l’ordine per dimenticarvi su questa realtà

e tornerete ad essere un incubo nei sogni della nostra infanzia

nella logica degli ubriachi

Siate colpevoli di aver vissuto

e noi lo saremo per avervi permesso di esistere

Schiavi del vostro esser schiavi

L’uomo si chiederà ancora dove vivere

quando avrà portato alla rovina i suoi figli più amati

sorriderà nel crescerli inutilmente simili a se

Cercandosi clonando le stesse paure nei giochi più dolci

Un altro mago

un diverso angolo di buio

scioglierà il ghiaccio degli intenti

valuterà come un giudice zoppo

le ferite che una speranza lascia senza pagarne il tributo

Porte che sbattono quando nessuno le ascolta rabbiose

e senza denti vorremmo tutti mangiare il secco pane che senza potere ci donano

Schiavi di una propria convinzione

Stai così perchè ne vuoi esser convintostai fermo perchè ti sei detto non muoverti

e vorresti farlo

E’ una farsa

per un teatro all’aperto in un giorno di nebbia

Una docile carezza fatta da impassibili manichini sordi e senza sguardi

Schivi del vostro esser schiavi….

urlando per non volerlo essere…

Ancora una volta avete saputo metter il dubbio sulle labbra di dio

 

L’oceano che arriverà

C’era un tempo in cui tutto scivolava dai pensieri

vele al tempo degli oceani infiniti

dove le stelle stesse prendevano il largo su gusci di cielo

E mi perdevo come sempre nel limbo di pensieri di altri

dove le maree inciampavano in segmenti folli di forme mai apparse

La realtà che esiste per altri ha una forma di esistenza indecisa

Il colore che noi abbiamo tenuto dentro

si rivela sempre di un altro colore

Ed è questa la nuova babele

L’impossibilità di ascoltarsi per farsi recepire

Scene di teatro

Mani guantate

Parole indecise e senza logica

Eppure sono gridate e incise su oro e argento

Risvegliando il leviatano della stupidità

Sento ancora oceani di urlatori

affermare, parlare dire e indicare

usando parole che non conoscono

Quale forza potrebbe avere un fiato accennato sul nulla?

Un vento diverso sta arrivando a ripulire gli angoli delle menti

distende mani voraci di toccare i nervi scoperti delle poche fantasie ancora agonizzanti

Rimango seduto

indeciso se chiamare a gran voce…

Il creatore di Sorrisi

Sono un Creatore di sorrisi….
Passerò a pretendere il pagamento
per ogni sorriso da me creato su di voi…
su ogni sorriso che avete indossato…
ogni volta che vi ho dipinto sulla bocca….
Passerò a pretendere il mio giusto onorario….
Pretenderò non oro
ma l’anima stessa….
Anche se donata per scherzo..
sarà comunque il mio nuovo giocattolo
Ne parlerò fino a farla cadere…
Rompersi per sanguinare
incendiandosi malaugaratamente sopra soffi di gelidi sguardi
Siamo diventati uno scherzo atroce
un flagello per la logica
Tutto un senso
che si perde in irrazionali paure
dove vivono le inutili discordanze
Sono il creatore dei sorrisi bui
quelli allungati ai lati del volere
sciolte le parole che non avevano peso
l’aria che le sosteneva era puro miele amaro
Nessuna pietà oltre questi miei cancelli
E distruggo le mie poesie migliori
poichè ora sono loro stesse che mi maledicono
Torno ad esser il creatore di sorrisi
E ritorno a farmeli pagare tutti
Preparate l’anima che non sentitè più
poichè ne strapperò le radici
fino a farla seccare al mio sole che esplode…

Politicante…

Questo governo ha saputo eliminare le differenze tra ‘stranieri’ e italiani.. infatti gli obiettivi di entrambi sono: far soldi. un telefonino ultima generazione, una bella macchina. vivere al di sopra delle possibilità. vestiti firmati. bravo berlusca!

 

Leggendo le cicatrici che porto

Puoi saper chi sono

leggendo le cicatrici che porto

una mappa da pirati

per un tesoro mai sommerso

Un nuova atlantide che vuole rivelarsi a mondi migliori

Ogni segnale scorre dalle vene alle spalle

risale lungo la schiena l’oceano delle notti buttate in un fuoco a Tara

cicatrici profonde di lame spezzate

armi improvvisate in cui saggiare l’esser vivo

l’averti trovato ad un angolo dello sguardo

e non esserti più lontano

Puoi trovar la rotta verso i mondi che incendio

verso quelle speranze che modello con creta e rendo vive

potresti e potrei

sono azioni dell’adesso in un immediato futuro preciso e perfetto

costruisce ferrovie lontane

strade di campagna costeggiate da alberi immacolati

Tutto è perfetto nella mia tortuga

ha un rumore assurdo di risate forti

di gente che vive

Ognuna di queste persone è un mio pensiero

un mio fantasma che sa viver al meglio

Quelli in disparte sono esiliati

ricordi sbagliati

sorrisi mancati

Percorri le mie vie

percorri la mia mappa

avrai un sintomo nuovo

ed è tutto quello che altrove chiamano vita

Salviamo la vendetta di biancaneve

C’era una volta

ma son finiti i principi azzurri

e le donne con l’innocenza dei giorni

Anche i figli dell’uomo preferiscono sognare digitalmente

le loro promesse future

Non avremo più l’infanzia che ci siamo sognati sui ricami del tempo

le alzate della fantasia

che ci rendeva visionari

ed ogni cosa al mondo ci stupiva

gonfiandoci il cuore e gli occhi

non solo le luci di un luna park

eravamo noi la linfa dei sogni

guardavamo interi il nostro fuoco alimentarsi e coprire la nebbia

Ed ora biancaneve rimane un destino apparso

irrisolto nelle cartografie di un pazzo

non cerca più principi azzurri

ne macchia il salone con i loro perversi doni

salviamo biancaneve

le ultime sue parole prima di tornare nei sogni

“siate la mia vendetta”

vestiti di stracci e nasconditi nel palmo di mani migliori

salviamo biancaneve…

La fredda amante (saltarello per la morte)

Lei sa dove potrebbe trovarsi

si inventa negli spigoli di una casa al buio

inciampa nella sorte che ci desta

nelle spazzole lasciate sui ripiani

una scala fatta di mensole incrinate

Rimane sola a pensarsi amata

lieve al tatto che ricorda i pensieri

le scelte di ieri

Fino ad un tocco che si potrebbe ripetere

amante indesiderata e figlia del tempo dell’uomo

Se non fossimo così schiavi dei giorni

lei non non potrebbe esistere

Abbiamo creato il nostro limite di vita

affannandoci ad arrivare alla fine

senza renderci conto di quanto non vissuto ci rimane nelle tasche

Ti sorriderò appena potrai avvicinarti

Ti farò cadere il vestito che porti da secoli

e potrò amarti donandoti un bacio

Appena potrai sorridere

avrai le tue lacrime migliori

esplodendo in fiumi di parole

che non hai mai saputo dire

Sei la morte del corpo

ma non puoi nulla contro l’eternità delle parole

che qui ti scrivo

come una dichiarazione d’amore assurda

Ti aspetto ogni giorno guardando nel fondo dei miei sentiri

Arriverai annunciandoti

Così da poter scaldar la stanza

e i tuoi cuori in schegge

La gente scorre davanti al tuo aiuto

Nessuno nota il tuo bisogno

la parvenza di un aiuto inciso sul muro

dove la gente scorre a milioni

ignorando il tuo disperato bisogno

scorrono infelici

troppi impegnati nel preoccuparsi di non guardare

e nemmeno sperano che sia qualcun altro ad aiutarti

Lo hai scritto sul muro

con un inchiostro di lacrime nere

indelebile

fruibile

E ancora la gente scorre

ti vede ma non dice

preferiranno sconvolgersi guardando la notizia della tua morte perfetta

davanti ad un televisore-dio che recita le nuove messe

I problemi sembrano più reali se lo dirà la tv-dio

mentre fuori dalle nostre porte

il padre uccide il suo parto

la madre tortura il suo amore

i figli nascondono le mani

Sono passati molti anni da che ti hanno lasciato morire

Ma il tuo “Aiuto” è ancora dipinto sul muro

E ancora la gente passa

ma ora nemmeno ricorda

solo un bambino

fermandosi e indicando il muro

chiede alla madre:

“chi ha scritto aiuto?”

La madre tirandolo assaggia le sue paure dicendo:

“vieni via non fa più notizia”

E ancora la gente scorre davanti alle tue richieste di aiuto

Che fine ha fatto baby puffo? Memorie dalla sin city dei puffi

Ho deciso di non tornare

anche ora che mi lavo via questo sangue dalle mani mi diverto a pensare di aver la pelle rosa come gli umani.

Invece il rosso assume una tonalità strana su questo colore blu.

Ogni giorno è un ticchettio fino all’esplosione

TIC TAC TIC TAC TIC TAC

scandisce le mie fumate a grandi boccate, un doppio rhum che si lascia bere mentre qualche scena passa alla tv.

In attesa della mia prossima vittima

TIC TAC TIC TAC TIC TAC

Scende la nebbia e nel mio fungo privilegiato rispondo a lettere di ammiratori sconvolti

“dove siete spariti?”

“Puffetta si è sposata?”

“gargamella è diventato buono?”

TIC TAC TIC TAC TIC TAC

Ed esplodono tutte queste lettere che dovrebbero esser incenerite da quel bastardo di manager che paghiamo troppo…

Chissà dove è andato.

TIC TAC TIC TAC TIC TAC

Rispondiamo a questo che chiede che fine a fatto gargamella…

“caro rospetto…”, no così non va… non posso…

“Caro puffamico, gargamella è diventato buono..

ed ora vende macchine usate sulla 45esima”…

Quel vecchio scemo…

la produzione gli ha rinnovato il contratto ed era finito a far la drag queen in una sit com di terz’ordine….

poi lo hanno trovato legato mani e piedi sgozzato come un vitello in un parco di perfieria….

era ancora vestito come una puttana del porto…

troppo rossetto disse un poliziotto.

TIC TAC TIC TAC TIC TAC

Esplode anche gargamella…

non ha senso parlar di lui, ma questi marmocchi vogliono il lieto fine, il buonismo tutto blu, ma chi ci ha mai creduto?

Anche i teletubby erano alcolizzati, mi ricordo bene i party di due giorni interi dove si chiamavano escort da mezzo mondo.

Il business marmocchi paga bene, l’ipocrisia anche.

TIC TAC TIC TAC TIC TAC

“caro puffamico

(cristo se odio parlar come un deficente… questioni di immagine dicono…),

La cara puffetta si è sposata con forzuto ed hanno tanti piccoli puffi che puffano puffando”

(Ed ecco vinto il nobel per la cretinaggine).

Quella puffetta è stata lo spasso di tutto il villaggio,

poi sparisce e si scopre dopo qualche anno che è diventata un uomo e gira B-movie di fantascenza.

Forse a lei è andata meglio di tutti noi…

Forzuto si è intossicato da troppe schifezze, proteine, testosterone, cocaina…

non ha saputo fermarsi…

anche dopo essersi sposato con un filippino…

Che schifo di villaggio.

Il villaggio degli ipocriti blu avrebbero dovuto chiamarlo…

Forse l’effetto dei funghi…

TIC TAC TIC TAC TIC TAC

Esplode il villaggio degli ipocriti, con tutti dentro.

Nessun salvifico lieto fine,

nessun perdono per noi figli di una matita,

resi reali da pacchi di soldi per il marmocchio business…

TIC TAC TIC TAC TIC TAC

Dovrei tornare a trovare quei falliti…

ma ho così tante cose da fare….

rispondere a branchi di marmocchi che scopriranno che la vita è come la gramigna,

più tenti di estirparla e più ti sommerge e godermi il mio attico in centro…

qualche puttana ogni tanto e giusto per rompere la monotonia uccidere uno di questi marmocchi quando mi annoio…

del resto tutti tendono a fidarsi di me….

TIC TAC TIC TAC TIC TAC

Esplode il grande puffo

Che fine ha fatto baby puffo?

 

Ciao a tutti puffamici

Firmato Il grande puffo

 

I martiri di ieri

Sono una croce piantata sopra un colle di speranze

Sono la vera pazienza che nasce dal non dar retta

Un cerchio di voci che si immola a se stesso

diventando sabbia di ferro e lacrime d’ebano

miscelare rabbia e sguardi diventa la preghiera di tutti i giorni

scelta tra le automatiche vessazioni del vivere bene

Voltatevi e guardate in faccia il vostro costruttore

ha elargito pubblicità gratuita sopra tavole imbandite

Ed eri tu sola a smacchiare le parole dette

cercando di toglierle dalle impronte dei ricordi

Giri sulla schiena commentando le altrui moribonde emozioni

estorcendo i pochi capelli in testa di un pensiero costante

Giochi di bambina intessuti di lacrime parentali

Il primo mal di denti è un gioco sadico

dove gli sguardi diventano profondi

assaporando il tuo minimo dolore

portandolo come regalo ambito ai tuoi compleanni futuri

Addio e arrivederci

saremo un semplice saggio di danza

dove si sbaglia imparando a non essere

La galleria dei perchè

La scena non ha tendaggi

nessun attore aspetta di entrare nel posto del regista

la concubina degli spazi risolve rebus per bambini

indovinando esattamente cosa dirà a breve

Come vedi sono mistiche da regali di natale

giovenche di passati chiusi in scatole d’orzo

Tutto acquista meno senso in una galleria colorata e polverosa

c’è un ragazzino storpiato dai sogni che lo colora con pastelli roventi

mentre tu con quel pupazzo impiccato al tuo braccio

scorri le fantasie di ogni sogno che si è lasciato morire

ammassate su ripiani pericolanti

arabeschi disegnati con il martello

picconate a cuori di pietra che dopo secoli sanguinano catene

Tutto questo è il potere di uno storpio inventato

di una bambina con un pupazzo impiccato al braccio

di un osservatore maturo per rendersi fuoco

di un cielo violato

da scene di caccia e corni da dei

Un eco ripete il perchè

si domanda quando

si inventa il poi

sostituendo le frasi già dette con lampi di sorrisi veloci

Attraversi tutto in un solo secondo

ricordando ogni singolo oggetto

comprando con monete che sgorgano dalle tue speranze

indecise se andare avanti o fermarsi finalmente a morire

Ho lasciato i tuoi occhi sul ciglio della strada

Lasciai i tuoi occhi sul ciglio della strada

li prese un mercante di noia venuto da lontano

ora avrai giorni uguali per scrivere sempre le stesse frasi

“non ci saremo”

dicevi ubriaca

sognando cose che nemmeno avresti immaginato

Spacciatori di vetri rotti

pagati con ricordi di un infanzia a tinte forti

Sei in un film fatto da poesie urlate

geneticamente imperfette

violenze tatuate sottopelle

scelte inappropriate di case sprofondate nelle notti

sempre troppo sbagliate

Ora non vi è che il silenzio di chi osserva

cani da guardia invisibili

che attendono pazienti

una preghiera insicura

per potersene cibare

lasciandoti li con le tue scarpe nuove

barattate da poco

con un pò di dolcezza poco sincera

Nessuna pietà per i tuoi figli

del resto non ne avrai mai ancora da inventare

ti rimarrà solo il nome che avresti voluto dargli

Fino a che non sceglierai

cosa finalmente essere

L’Alchimista dei ricordi

Era indeciso se partire nel suo vortice

cadere dalla realtà e fornirsi alibi d’ombra e di spine

L’attesa era inversa

la cadenza dei desideri ancora da subire

un cerchio di’acqua immobile

tra il cielo e la terra

la sospensione di un ricordo

tra l’essere e il non volere

l’uomo dal volto tatuato fece i suoi passi sul piano di vento

iniziò a danzare sui cerchi immobili

riprese  il vorticare delle stagioni

dei sogni incoerenti

delle parole ancor da dipingere

Costruì le nuvole con l’avorio delle ragazze del deserto

rubò le note alle montagne di vetro

chiese in prestito le fauci del tempo

per dilaniare i demoni del passato

Cominciò così a costruire l’uomo

lo fece perfetto nel suo primo giorno

per poi torturarlo durante l’eterna danza del rinascere

Potremo mai perdonarti alchimista dei ricordi?

Per ogni croce che brucia nella notte

per ogni figlio che si lascia morire vivendo

Potremo mai dimenticarti Alchimista dei ricordi?

Per una visione hai fatto pagare la morte con monete di latta

per un sentiero hai nascosto la luna

No..

non potremo mai perdonarti Alchimista dei ricordi..

Il prigioniero di una stanza

Una stanza non è mai un mondo

eppure si ostinano a viverne i contorni

rimanendo prigionieri delle paure inesistenti

di quelle mura che non hanno creato altri

Sgretolano l’aria intorno

respirando i propri lamenti

cibandosi di sguardi inesistenti

Rovine da cibo in scatola e frasi incise con coltellini spuntati

Sensazioni chiuse in scatole di pietra e desideri

Fuori il mondo sciama senza ricordarsi di chi non vive

Non interessano i nati morti

risultati di follie della debolezza

di genitori con maschere di lana

Cosa può suicidare la propria vita se non il non viverla?

Cosa ti fa rimanere li chiuso nel tuo disordine dei sogni?

Di cosa hai paura al di fuori di te stesso?

Non esistono draghi parlanti

sono demoni che ti scavano i desideri ormai opachi

Mentre a gran voce qualcuno potrebbe aspettarti appena fuori le tue mura

Il mondo non finisce se non perché te stesso ti abbandona

ma sempre pronto a riscuotere la taglia sulla tua vita

come un cacciatore di pensieri

come un lupo dentro le tue speranze

Scema la tua voglia di vedere

fino alla prossima felicità di cui hai bisogno

e non capirai se è vero o falso

ma ti deriderai

sopra le macerie degli amori passati

che hai tanto disperatamente voluto

La preghiera di Shimabara

Le spade non erano nostre

una forgia fredda le aveva inventate per le nostre braccia

Evocate dai demoni del sakoku

per difendere ciò che i destini sognano

siamo figli dei wako

e percorriamo la terra che sgorga dalla nostra volontà

Il vento porta ancora i canti di chi ha fatto la danza del mino per Matsukura

il sadico portatore di danze senza sogni

Colui che ha amato la sua morte nei panni di un uomo

Ronin della croce

Figli di un idea

Chi ci ha amato perdonerà il nostro egoismo

la nostra capacità di farli soffrire

Non chiamateci eroi

Non chiamateci uomini

Siamo stati aghi di ferro contro chi voleva dare un nome alla libertà

Ricordate? Siamo stati sulla croce anche noi

mentre voi portate al collo l’immagine della morte di

chi non è mai morto

Noi siamo l’ancora che rimane salda negli abissi

Noi saremo sempre ciò che il martire non  desidera

Porta i nostri colori sulle colline

I due angeli sul calice nero

saranno il segnale

che dirà all’alba dove stiamo sorgendo

che dirà al tramonto dove non esitare

Se potrai…

diventa vento

solo così riuscirai ad ascoltare

le nostre preghiere crocefisse a Shimabara

“Il 4 aprile gli uomini di Amakusa Shiro tentarono una sortita dal castello, infliggendo molte perdite al nemico, ma a loro volta lasciarono sul terreno più di 300 uomini. A migliaia bruciarono vivi. Il castello cadde. I morti furono più di 37000.
Si consumò, così, uno dei più spaventosi massacri della storia del Giappone e del cristianesimo, una delle più eroiche e strenue resistenze della storia.”

Volo in un metro quadro di parole

Cosa credi di aver vissuto

ora che ti accorgi che ti ha sorpassato il desiderio?

Hai accettato di inventare storie a cui non credevi

ma le speravi invocando ogni fulmine del cielo

Cosa ti ha lasciato oltre alla tua amarezza?

Forse avresti dovuto fermare la volontà prima di scapparne

incitando mute di cani ad una caccia violenta

Hai volato in un metro quadro di parole

senza poterne toccare gli odori

Sposa sacrificata al desiderio del tuo bisogno

Quante altre mancanze ti hanno sopraffatto?

Non hai mai avuto nulla se non un tocco all’anima

ma senza realtà le distanze colmano solo i nostri deserti disperati

Li percorriamo senza averne bisogno

abbattiamo gli ultimi rifugi sicuri

per non renderci conto di morire nel vivere

Ora vivi…

assaggiando le occasioni

Non farti dimenticare dalla tua stessa ragione…

Non esser più la sposa del tuo deserto

Sii la regina dei desideri che da troppo hai sperato

E smettila di morire nel tentativo di inventarti

Il silenzio si gioca i minuti

Anche un silenzio è lieto di giocarsi i minuti

Tutto riverso nella concezione del non divenire

come se fosse un aspetto importante del domani

e mentre ti aspetti un odore

scende da scale disegnate

la spiegazione stessa del tuo volere

la sensazione inutile del lacrimare sogni

Una tavola oujia dove evocare i propri momenti dimenticati

un circolo mistico di parole senza volontà

manichini dell’aldilà reale

Sono stato curato in un corpo diverso

lasciato essiccare alla luna dei momenti passati

scelto tra le ombre che solcavano le mie macerie

infermiere senza volto che parlavano sottovoce

inventavano deliranti storie d’amore

per dipingersi volti sorridenti

senza un uomo che le percorresse

Sono rimasto a sorriderne gli sbagli

su di un letto al centro del fiume

e lasciavo scorrere le intenzioni

coperte di bianco e profumi d’ebano