Le tre spade

Inerte a sfogliare un pensiero
Come di celibe attesa
Nella forma meno consueta
Di un trittico di spade
La prima per non voltarmi indietro
Lasciar carta da macero su cui scrissi ti amo
La seconda per lacerarmi i passi
Su questo lungo corridoio
Senza soli
La terza
Infine
Per abbattere ogni pazienza
Da mai più avere

I campi di dio

Vi era un cielo
Su cui non abbiam saputo discutere
Rivoltando zolle di desideri manomessi
Sui campi di un dio
Contadini sterili e senza spazio
Porte a difendere illusioni
Senza mura solide per evacuare dall’ assedio
Prevalsa la voce di un terzo animale
Che ebbe la meglio
Mentre eravam convinti di saper fare ancor
Miracoli d’infanzia

Nulla che avanza

Un salto nel vuoto
Senza veder fondo o goliardia
Nessun desiderio è innocente
Ha la sua forza nel volerlo
Abbandonandolo come ossa consumate
Quando avuto e divorato
La bambina che corre ha la sua fretta
Andando incontro troppo presto
Al suo sogno
Bruciando quelle piccole ali di cristallo
Mentre noi stiamo ancora
A parlar di un nulla che abbiamo cresciuto

Sarai andata

Sarai andata quando quell’ultima lucciola morirà

sarai sparita in un ricordo di sale

che altro non è la mia sete di qualcosa di meglio

le figure del teatro si spostano sull’asse del vento

dove la pancia scoppia per troppa gratitudine
Non tornate sui vostri passi

le orme si sfaldano ad ogni passo

non saranno mai più le stesse

ma le morti di venti e più uccelli paradiso

destinati a cantare

per non morire ancora

Finalmente

Finalmente gli incubi

cesseranno di cibarsi dei miei giorni

smetteranno di camminare in fronte a tutte le mie decisioni

incutendo paura ai gesti che farò

mentre divorano i minuti di ieri

 

Finalmente sarà tutto un altro incubo

ma consociuto 

confidente

senza pugnali dal manico scheggiato

dove anche l’assassino

soffre la sua tortura

Perchè piangi?

Perchè piangi?
Non cambierà nulla del tuo ieri
saranno i passi in meno che attenderai
trattenendo i tuoi distratti respiri
Perchè piangi?
Non hai saputo che ritorneremo?
Avremo un posto migliore su cui far germogliare campi di ali
dove nessuno e dico nessuno
potrà toglierci la mano che ora vogliamo stringere

Perchè piangi ancora?
Non è successo nulla che tu possa fermare
non avrai mai abbastanza anni per tutto il tuo ricordo
ed ogni volta sarà li a nascondersi nelle vene
come una lacrima che naviga dentro

Piangi perchè non sei corso insieme alle lucciole
in quella notte di silenzio
dove i cani abbaiavano a tutte quelle anime in corsia
dove per un attimo
hai pianto
solo per aver saputo come farlo

Caro vecchio nervoso cuore

Senza cadere posso anche respirare

limitando i battiti del mio cuore assurdo

che cerca ancora di esplodere dal petto

come una cometa di ghiaccio e mercurio

Saggiamente rimane in silenzio

nevrotico nell’attesa

Intatto nel bruciare carbone bianco

sule stelle care ai poeti

che portano solo a distrarsi

da chi guarda sotto

dentro un pozzo di matite spuntate

vengono a galla le sfide migliori

e devo ancora molto a questo cuore nervoso

razzista nell’insistere

il non saper leggere

che altra follia

Scelgo di vedere

Le scelte che faccio
si riversano in oceani di sguardi sorpresi
danzanti sulle punte dei loro interessi
mentre la ricchezza che assale
mi trova indifferente
vorrei aver abbastanza zucchero
per condire fragole e sale
sapori umani di squallidi balconi
dove osservo intatto
lo scorrere di preoccupazioni
senza poterli fermare
La scelta che ho fatto
è sicuramente quella sbagliata
mi riporta alle prime lettere
di un capitolo da intagliare
sulle coperte di un corpo
che ormai non ha più nessun sapore

Ti concedo di ricordare

Penso che non sarebbe lo stesso
averti tra le dita che si sciolgono al ricordo
penso di non aver sentito altre parole
se non quelle dello scorrere del fiume
Tra grotte dove nascono i peggiori sogni
lascio indicazioni
per la caccia al tesoro della mia codardia
Voglio il vincitore
che sappia rimanere fermo al suo posto
senza grattarsi il naso al suono della tromba
che non si stanchi di vincere
le nefandezze che i miei ricordi trasportano
su bare di pietra bianca
tra la folla che grida “ancora”

Viviamo nel miglior dei mondi possibili

Siamo fortunati a parlar di noi

come scriver per descriver bellezze
solo a noi svelate
Quelle stesse fortune
chiare a chiunque
eppur così di corsa da non vederle
Viviamo nel miglior dei mondi possibili
tra le macerie di carta dove nasce un sorriso
dove la povertà rinasce a se stessa
ed è ormai una bandiera
dove nessun egoismo
se non la vita
diventa una possibilità per mangiare

Siamo sfortunati a crederci migliori
viventi in case di amianto malato
schiavi di noi stessi
e lamentosi nel camminare dietro gli alberi
Non ricordiamo mai
che a volte si ama nei posti più strani

Viviamo nel miglior dei mondi possibili
e lo nascondiamo
ad ogni risveglio
del nostro cuore