Gli Arcobaleni dell’Est

Risvegliato dai miei mondi sfuocati
ammiro l’arcobaleno dei tuoi domani
i colori sono fucine
Dove ogni sfumatura si impone di sorridere
e vedo un uomo che ne dipinge fango e insulti
invidioso del tuo stesso sfidare gli dei
dove hai corso senza lacrime ora hanno innalzato muri
hanno vissuto tutto quel tempo a ringhiare
come cani lasciati nel mondo
una terra che non culla
Germogli di lacrime che sgorgano da arcobaleni fioriti
Non fatele cadere a terra…
Questa terra ha già coltivato troppe figlie infelici
se solo tu potessi vedermi
qui vicino al tuo canto nell’ombra
nelle tue preghiere urlate nelle cicatrici del vento
capiresti che moneta sarà il tuo sorriso
capace di aprire le porte ad un inferno di vorticose macchie di blu
lascia che il mio tempo cancelli quelle ferite dai tuoi colori
lascia che ti riporti in quei sogni
che hai dipinto nel confine del sogno
entra nella casa dei tuoi pari
lascia che i colori siano la preghiera ai boschi
lascia che i colori si salvino in me..

Io non sono il mio nome

Io non sono più il mio nome

poichè ne ho sparso le lettere nei campi dove il mio sentire vaga

Io non sono più il mio nome

poichè ogni confine di questo mondo poteva chiamarmi

Come un demone che non rivela

Ho una mia geometria che scambio come un puzzle

su scacchiere di ebano antico

Io non sono il mio nome

poichè non l’ho mai sognato

perchè non mi hanno chiamato così gli universi in fiamme

Sono nato assaporando i suoni ed i colori

e non avevo il nome

Io non sono il mio nome

perchè esso è la catena alla quale mi hanno legato alla realtà

Io non sono il mio nome

Perchè tutto ha un suo colore

ed i miei stanno ancora sanguinando sul ciglio del vento

Io sono il mio vagare

Tra terre di cristallo purissimo

luce senza ombre

amori ancora da sognare

Io sarò il mio nome

Quando lo pronuncerai con l’amore più puro

Io sono drogato voi purtroppo no

Dialogo tra B e G

 

<Passa quella maledetta voglia di farlo!>

 

<Non ci provare, ho faticato tutto il secolo per procurarmi un pò di questa roba…. ormai non ne trovi in giro>

 

<Pensavo fossi amico mio, dai fammela provare, troppo tempo che non mi faccio di quello.. dai non esser tirchio>

 

<Non vedi come sei li? Non ti reggi nemmeno in piedi.. pigro apatico  svogliato, ti trascini dietro i giorni e ogni tua azione. Anche l’anno scorso quando ti sei sposato, ho dovuto ricordarti di baciare la sposa, eri un dannato architetto improvvisato>

 

<Che razza di ingrato! bastardo ed io che ti ho dato il permesso anche di violentare con giudizi affrettati il mio giorno migliore>

 

Lui non prese parte all’estrema unzione di questo farsi con ferocia

G se la prese oltremodo e si rituffò nell’oceano dei giorni passati, quelli identici a domani.

 

B invece si rinchiuse nella sua inutile stanza di cartone

scartò quella piccolissima stagnola e fissò il contenuto con occhi stralunati

Era molto tempo che non trovava un pò di vita con cui farsi

stette molto attento… temeva di sprecarne un pò

 

Si fece come sempre ma stavolta non poteva rimanere come un idiota a guardar la vita passare…

Sentiva una voglia enorme di uscire, costruire mattoni su ponti

percorrere strade

rendersi un dio appena prima di terminare in vigliaccheria

 

Si mise a piangere per un secondo

quando l’effetto finì

B era tornato a farsi vivere addosso….

 

Del perché non sono nato

Del perchè non sono nato

intravisto nei pensieri di chi ha saputo affermare

gigli stanchi di esser presi a morte

inferriate di pretese che dividono il bene dal male dei pochi

la scelta di condividere le profondità delle superfici

il sottile strato appena prima di cadere nel vero fondo

Ogni cosa ha una sua altezza nel divenire immortale

Ma è inversa se ne cadiamo dalla cima

Non sono mai nato poichè mi perdo ancora a cercar questi confini

la cima appena prima di salire

il fondo appena prima di andare nell’abisso

Il cibo non è mai mancato alle tavole vuote

e dove si divide fame trovate anche vendetta e vita

una chiesa in rovina dove vengono battezzati ancora i peccati del domani

naviganti e conquistatori senza la domanda primordiale

cosa è vivo su questa terra di confini?

Cosa è l’opposto del poco rimasto?

Ciò che tocco è mai nato?

Ciò che amo è forse mai stato?

Sarei stato ipocondriaco di questo vivere sempre sulla schiena?

Camminare in posti ancora da inventare

per poi scontrarsi con il gesto di un nulla dipinto?

Del perchè non sono ancora nato

del perchè non nasceremo mai

a meno che non si inizi a navigare tra i confini dei confini

La vita segreta delle strade

Se gli domando tempo
Mi regala sassi raccolti ai lati della strada
Il suo regno perfetto che si stende attraverso le orme degli altri
Se gli domando il sorriso
Con timore si guarda intorno
Ne disegna uno sul marciapiede
“questo e il sorriso di tutti”
Capisco la sua paura
Intorno scorrono manichini senza voglia
“se ci scoprono ci ucciderebbero ”
Dice cantando
Gli chiedo di pagarmi i perché
E mi dona un bottone della sua giacca rovinata
Nasconde catene antiche sotto stracci che profumano di sabbia
Sono peccati a cui non sa rispondere
Il re di ogni dove
Il governo segreto dei miracoli sbagliati
Non prende ciò che e vicino
Camminatore verso pellegrinaggi sempre lontani
Si riposa e riparte
Attende e si sporca di vita
Voi lo potete sentire
scorrere di fianco alla vostra voglia di essere
Colui che viene a portare la vita segreta

Mille preghiere come spine di pioggia

Risvegli sommessi
Pellegrinaggi verso improbabili sogni abbozzati
Colpito e martoriato
Da mille preghiere che violente cadono da un cielo geloso
Preghiere disperate di fredda pioggia
Questo il dono delle guerre segrete
La violenza dei prossimi gesti
Che non si svela sulla strada
rimane dietro le finestre
Muta alla processione dei ritorni
Non esiste silenzio che le fortezze sappiano difendere
Piani di carta per piccoli regni mai conquistati
Lascio che le spine mi bagnino il viso
Lascio che queste preghiere colpiscano le labbra e gli occhi
Per vedere miliardi di stelle preganti
Per sapere che veleno le dovrà colpire…
Sono colui che accetta le spine del cielo
Le urla di una guerra dimenticata
Camminerò in queste strade nuove
Attendendo mille preghiere di spine di pioggia
Per conoscere quanto si dispera il paradiso

La battaglia mai iniziata

Manca sempre un secondo finale
Le scelte concordi si disintegrano in spazi dove prima c’era volontà
Tutto si taglia con un secondo di nulla
E malgrado si percorra fino alla fine
Questa dannazione che ostinati chiamiamo vita
Non fermiamo di soddisfare il nostro bisogno di essere altrove
Assurdità
Un vivere al meglio inciso da secoli di errori
E ancora non capisco perché accade
Finirà?

Aspettando chi aspetta Godot

Estragone Jr:
Esser consapevoli di andate senza ritorno
ballate senza volontà
annoiate a intermittenza
scelte comuni di paladini del mentre inesatto
Tempo perfetto per viaggiare senza più mete
alla base del “dove vai”

Vladimiro Jr:
L’andata è un ritorno contraffatto, ballate e danze da risvegli part-time nel mentre che non trova plausibili collocazioni nel tempo che non c’è…

Estragone Jr.:
il tempo c’è eccome, si presenta con il catalogo degli anni sotto braccio, apparentemente anestetizzato dalle parole che un becchino vestito da pagliaccio che percorre reparti di terapia distensiva…

Vladimiro Jr.:
Quel catalogo non lo hanno mandato quei farabutti emissari di lancette a salve, la parole ingolfano la gola nel reparto della pet terapia. Mi hanno affidato un dromedario che dorme sul mio letto e pretende di baciarmi alla francese ma puzza come un rancio scaduto…

Estragone Jr.:
Sei fortunato, il dromedario che tu rifiuti era l’amante di lady chatterly nei tempi andati, una mata hari caduta in disuso per il troppo abuso. Le lancette sono perfette frecce all’arco del non tempo, l’inversione di marcia di chi nasce tentando ad ogni costo di non vivere

Vladimiro Jr.:
Capisco, in effetti tenta approcci maldestri e scivola mugugnando un poco. La freccia spuntata è una dotazione di serie. Il lancio ha un effetto boomerang non del tutto gradevole. Il tempo esiste nell corsa per fuggirne…

Estragone Jr.:
Ma se ti fermi e lo affronti scopri che non esiste, diventa fuoco liquido che rinfresca le idee. Consiglio una terapia d’urto al dromedario innamorato, una variegata opzione di assenteismo dalla vita prima e dopo i pasti

Vladimiro Jr.:
Ma è sempre di fronte alla tv a vedere Patty e piange come coccodrillo della lacoste. Proverò con la terapia d’urto affittando un buttafuori della locanda degli avvinazzati per redimerlo a colpi di bromuro…

Estragone Jr.:
Cucilo all’interno così si inalbera con sottintesi invasati da forme di retroscena alla greca. Il buttafuori per sua natura sta fuori, dovresti prevedere Bernacca con sedute spiritiche al gorgonzola così eviti la freddura del prossimo aprile venturo futuro. Mandiamo cartoline agli avvinazzati, avranno di che scrivere negli angoli

Vladimiro Jr.:
Ipotizza tesi sconfessate dagli esperimenti che compie con il breviario del piccolo chimico in età avanzata. Ho provato ad invocare lo spirito di Bernacca ma non si schioda dalla nuvola che ha preso in affitto da Sky il farabutto. In quanto agli avvinazzati stanno tutti scrivendo fuori dal foglio: indelebili tracce d’anonimati resi celebri…

Estragone Jr.:
Venderemo tavoli in legno scurito dal vino rosso come reliquie del navigare inverso, Bernacca non è cattivo lascia a desiderare piccole rusalkas a cui non ha ancora pagato le marchette per aver il tempo anticipato. Siamo figli di quel breviario, brevemente ci castriamo tutta una vita tra il nascere e il morire

Vladimiro Jr.:
Famoso anch’io per l’anonimato ho fatto incetta di tavoli da rigurgito per gli sport estremi. smoking a meno cinque gradi, jumping senza corda dal tavolo alto come una pila di tavoli. Voli esemplari tra la genesi ed il mogano vicino alla lapide pronta per l’uso…

Estragone Jr.:
L’anonimato sa di esserlo? O non si trova guardandosi negli specchi retrovisori? Sono danni ai collettori principali dei carburatori essenziali di questa vita che sfugge a chi ne sopporta le conseguenze idrauliche, come al risveglio è una cerimonia improvvisata. Per lo smoking io ci meterei un cravattino a pappagallo. Il farfallino non scende oltre la manica e dura un solo giorno

Vladimiro Jr.:
L’anonimato si cerca negli scoli rattoppati, i carburatori non so cosa siano infatti sbiello la testata che sempre si cruccia dell’esito infausto. La gente plaude sforzi di stitico…

Estragone Jr.:
E rimarremo ancora ad attendere chi attende

Vladimiro Jr.:
Nell’attesa che il tempo colmi l’attesa…

Estragone Jr.: Caria Giovanni Battista

Vladimiro Jr: Roberto Capponi


Nelle fauci del mondo

Una scena in fiamme mentre un tenore piange

la giostra incoerente di un giorno che strilla

Un giglio ha iniziato a combattere

quelle paure che la vedevano stridere sotto gli sguardi del perchè no

Un giglio ha saputo dividersi l’anima tra essere e dover sembrare

Senza più sogni con cui far carità ai giorni

rossetti spenti su labbra che non sapranno dire altre parole

dentro le fauci del leviatan

appena prima di sparire in un vortice di suoni dipinti

Monili fabbricati da demoni bambini

ancora troppo inesperti per spegnere le fiamme dentro al palmo

Spargi cenere se vuoi che lui ritorni

spargi foglie davanti alla porta dei desideri

spalanca le braccia e incuti timore al vento

sei fuoco stanco che sosta nel grembo del mondo

la scelta di un adesso costante

la fucina del perverso attendere

Ho una porta ancora da aprire sfiorando

una dannazione da colpire con i miei perchè

Scendere salendo nel mentre di un ora

Stasera al banchetto

ceneremo con le migliori sconfitte che ti porti appresso

scene mute di un film a colori tenui

pittori senza sogni

si inventano i tuoi domani

ed è tutto un cadere nelle fauci del leviatano