Simbiosi di ora e quasi mai
Diventa piccola come un sole
Questa voglia di ricrearsi
Scrollare polvere di mondi ormai morenti
Che ancora pregano i loro enormi appetiti
Si deve cambiare momento inesatto
Barattare con le chiacchiere del souk
Sparando dietro ombre veloci
Riapparire in uno spiazzo in pieno contrasto
Con la propria voglia di pulire gli angoli del cielo
Month settembre 2011
La pietra e il desiderio
Sacra Feccia
Gioco di sale
Un due... tre.... Ecco il gioco infame che porta a nessun dove voci di ragazzi che contano i giorni a venire mentre tu sei il cespuglio che ricopre quei semplici gesti a patir i carnefici di un foglio bianco vai oltre quella strada dove le pietre ti portano a gioco ingordo vai.. ora... Tutte le foto di Caria Giovanni B.
Pietra Liquida
Il peggior vestito
Coriandoli Rossi
Scene di caccia
Topi nel cuore
Fatto di carne e domande
si solleva da una scatola di fiammiferi
tentando un colpo al giorno
rinascendo distratto
Corre nel fango delle sue evasioni
per cercare cucine pulite
in cerca di cibo con cui maledire
Sono orde di pensieri
con lunghe code e grossi sguardi
quelle che corrono
nei bassifondi del cuore
cercando di sopportare
un monumento a se stesso
tra carezze rosicchiate
in notti divise a se stesse
Corrono senza avvertire
questi topi nel cuore
cercando da sempre
un luogo di cui non hanno memoria
e sopratutto
che non potrà esistere
Pregando tu non possa esistere
Distinguo a malapena il mattino
tra maschere gonfie
e fogli di giornale che urlano parole in fila
Diventa tutto più chiaro
tra una folla di istanti che si svegliano
mi domando dove dormono
la noia e la presunzione di ieri
L’indifferenza che sbuffa come un serpente
mentre tutto questo non accade
vengo strappato
lontano
senza toccar mano d’uomo
tra una visione di cristallo
e un buon libro da violentare
chi sarà domani quel bambino
che ancora una volta
si addormentà tra un perchè e la sua noia?
Mi fermo a guardare serpenti incisi
sui muri di questo tempo
pregando tu non possa esistere davvero
Mi ricordo di te (amore futuro)
Mi ricordo di te
eri sul baratro dei miei desideri
indecisa se suicidare la tua realtà
nel mio abisso senza tramonti
Vorrei farti specchiare
quando parli di posti aldilà del tempo
navigando su scie di corallo nero
Mi ricordo di te
quando abitavi il mio sangue
scorrevi nel mio volto
e ti lasciavi creare
ogni notte sempre più completa
Mi ricordo di te
con quei capelli di ogni colore
e ti giravo intorno per vederne cambiare i suoni
Mi ricordo di te
quando non riesco a metter a fuoco il tuo volto
ma allungo le mani verso un futuro scaltro
Mi ricordo di te
ogni volta che attendo il futuro dei miei attimi
dove arriverai silenziosa come un temporale
Il Buon Selvaggio (A ligabue)
Come lampo che corre nella vita
hai toccato i denti di ogni belva conosciuta
Solo per vedere di cosa hanno paura gli incubi
Ed ancora non riposi per quel bacio che nessuno ti ha mai voluto tatuare
per quel cuore che non ha saputo piangere alla tristezza
Folle per ordine dei boschi
Meraviglioso pazzo di pianura
Ma non si spegne il fuoco
prendi a piene mani le fiamme
e ne fai un cesto di rose
da portare a chi non ti guarderà mai
Bouquet nuziale
per un ultima prosa dipinta
Laccabue forte come un toro
nel suo sfidar il mondo e ogni vento
Ma quanto hai potuto mascherare
che nei tuoi dipinti non hai imprigionato?
Ti sogno nelle mie notti in corsa
volando sulla schiena della notte
Per ogni tua tigre che assale
morirà un uomo da qualche parte
e solo un piccolo amore da pazzi
rimarrà chiuso in un gelo
Buon selvaggio temuto dai fili d’erba
Ancora per la bassa
appari dalla nebbia
ad intimorir le coppie
a cui hai fatto il calco
Esploratore di giungle autunnali
Nel tuo forte odor di pazzia
Queste parole siano
la tua migliore eredità
-Dedicata al genio degli incubi sconfitti Antonio Ligabue-
Museo Epicentro di Barcellona P.G. (Me)
Ringrazio il bravissimo Nino Abbate per questa idea di cui mi ha onorato di farne parte.
170 poeti in esposizione al museo…
Le favole di Lamia
Credo che un tempo avesse avuto più amore con cui addolcire la sua ferocia La bambina serpente è un destino da regina sussurrato nei corridoi del palazzo levigato Regina della libia e madre di Scilla nei sottoscala di una leggenda ai lati di un quaderno Molte le storie che ancora ti racconti nelle sabbie di un deserto che ti appartiene e che non ti fa amare ferocia che si violenta da sola in un amplesso color smeraldo nella follia di un letto di stelle Queste le favole di lamia che si contendono la paura del bacio e la dolcezza di amare figlie degeneri di un suicidio emotivo che ancora si lascia sedurre dalle paure E alza la voce in ogni donna di oggi non capendo che sono solo favole che non la fanno dormire ancora una volta come una bambina troppo grande per amare come una donna
Le due lune
Vedo che scende la sera ma non mi basta navigo su due assi inchiodate che ho chiamato destiny Un millesimo di secondo per capitolare mi aspetto che la prossima notte abbia due lune Una per i miei pensieri buoni l'altra per quelli miei più scuri Due facce pr due medaglie sempre con un lato coperto un bluff da baro in un gruppo di perdenti Mi siedo a capotavola cibando solo la mia metà l'altra vuole ancora scivolare cadere fino a salire in quel cielo sotterraneo che illumina il nostro io percorsi da eoni di probabilità inesatte Fuori i leoni nell'arena...
Buchi di asfalto liquido
L’ascesa dell’ottimo
viene mancando per delle curiose abilità
migliaia di piccole forme
non vive
… Si stagliano nel cielo della propria mente
sono granelli di polvere
che generano pensieri del tutto involontari
“A morte!” predica il santo
mentre tecnoamorfi si costruiscono le tombe digitali
La genesi si riscrive in tavolette di cioccolata fondente
fruibile e mangiabile da nuovi rampolli psicotropi
Vogliamo una disinfestazione completa
limitata a parti della mente
biomeccanica della follia
caduta libera per un grido
fino al fondo del presunto desiderio
Torno a chiudere il libro
da cui pandora esce a sbirciare il suo scherzo
per stasera non ho altro da mangiare
La poesia non è morta
Se ancora una parola cantata in posti sperduti
riesce a togliere le paure di un tempo e di un cuore
La poesia non è morta
Se ancora spinge la voglia di farneticare il proprio sorriso
esplodendo in emozioni meno scure
La poesia non è morta
Se si intrufola nelle piaghe del dissenso
maturando la prole dei propri minuti
La poesia non è morta
E se ancora ci lega a questa voglia di scrivere
Allora la poesia non è morta
Muoiono invece i sofismi in rima
le castrazioni delle presenza
Nessuna cura tra le parole può definirsi inesatta
Solo la qualità del precetto ha una sua ignominia
La sensazione di non aver detto e la sconfitta vestita da poesia
come se in rima
fossero meno orribili
La poesia non è morta
quando finalmente si parla di poesia
Biglietto per un sorriso
Mi chiede dove comprare un biglietto
con la paura negli occhi
di non saper tornare a casa
Alla mia casa prigione
in una terra diversa
Avrei un sorriso tagliente
se invece di perdere
fossi tornata ai miei giochi d’infanzia
Quanto posso lacrimare da una domanda?
Abbiamo camminato milioni di chilometri
su impassibili mostri d’acciaio e di legno
Da buddha a zeus
da cristo a maometto
tutti muti
osservavano la nostra processione verso una speranza salata
Siamo diventati la nostra casa
con il necessario
per non morir di freddo
sotto un sole diverso
Vorrei essere il mio sogno
Poichè solo lui torna ogni notte alla mia terra
Dove forse sono stata felice
seminando futuri di polvere
Posso darti un sorriso
forse calmerà la paura di tornare altrove
Lo straniero è gentile
ma non sa come colpire
i miei anni a venire
Scapperei ora
da questo gesto di vita
trsitezza che incendia anima e respiro
sopra un rogo silenzioso
L straniero compone
ma non sa cantare
tornerei alla mia terra
foss’anche per volare
invece ho paura
e rimango qui a morire
La torre appoggiata al cielo
Di farsa diversa dal solito odio
rimarrà la nostra coscienza
Una torre di ferro piegato
inciso contro il cielo
appoggiata alle nubi
per noi che guardiamo sdraiati
da una terra che ci accomuna
Torre moderna senza pietra
eredità sconvolta
dell’illusione di un mercante
a salire scale d’oro
verso branchi di leoni fragili
che assaltano la città
Verranno tempi più sciolti
in acqua riciclata
come in portenti di forno antico
insieme a sciami di farfalle disegnate
Rimarrà solo una torre
appoggiata a un cielo finito
stordita dal sole che passa
sopra una preghiera sdraiata
ll guardiano dell’Orizzonte (morte di un violino rosso)
Sulla cima della barbarie
dove Tifone sogna ancora il caos
con la ferocia del fuoco
in un fiume di lava e note di roccia
Soppesa gli animi
nelle note di uomini acerbi
amando un corpo
la cui volontà è sparita
Ed eccolo suonar i nervi
come stringhe insanguinate
far scivolar l’archetto
sulla pelle bianca di tutte “lei”
La melodia risveglia il caos sognante
lo rallegra dicendogli “tornerai”
tra una giga che genera lampi
fino all’apostolo del suo colore
Colonne di rosso mastice
brillanti senza scopo
mentre il violino suona
per un altro desiderio mutilato
Sinfonia di fuoco e cieli di gesso
rispettato anche da dio
mentre muore il violino
dentro il guardiano dell’orizzonte
Musa di fuoco
Musa di fuoco
diamante d’argento
cammino scosceso
sulle ginocchia in rovina
torna a piangermi
mondi di fieno
dirupi di nero
fino alla fine
di un tempo adulato
risorto nel bacio
di un sorriso cesellato
lana di rugiada
e fiabe di cristallo
voci a metà di un veto nuziale
Musa di fuoco
incalza il tuo amore
sostieni la notte
senza altro fragore
decidi la fretta
di una lama di pane
intagliata dal fiume
in una morte seriale
E cinta di suoni
squarciando i colori
esplodi i suoi figli
cadaveri di gigli
Prosa di ieri
Rima di oggi
piuma di roccia
che l’uomo sparecchia
una siringa nella mano
fine tortura
la musa si riempi
l’anima di paura
corretto il sorriso
con baci ubriachi
muore cadendo
dai baratri amati
Sogni di braci
assurdo il pensare
di amarti contando
le ossa nel pozzo
di un forse o di un quando
la tua vita è stata
la tua voce blu
Musa di fuoco
ora a morire
sei stata tu
Parole a molla
Sono una molla
che continua a ritirarsi
fino alla tensione implosa
di un sacramento sporco d’umano
Mi lancerò contro quello specchio
che alcuni chiamano cielo
partorendo mille frammenti di me stesso
palese la gloria di un piccolo oggetto
forse troppo piccolo
Sono una molla
rubata da bambini
su rifiuti sudati
Mi useranno per sfida
per baratto
Sono una molla
lasciata a corrompere
un cielo spezzato
L’uomo lampadina che amò la notte
L’uomo lampadina
si accese verso sera
illuminando stelle di corallo nero
Il cane di latta
osserva curioso
sperando in un dono
che fosse meno romantico
L’uomo lampadina
amò la notte
per questo ogni calar di sole
implodeva glorioso
Penetrando l’abbraccio
dell’amata infinita
E brillavano le sue storie
d’amore e di fumo
ubriaco di spine
mentre la notte ingorda
si faceva più scura
in altri vicoli
Snobbandolo curiosa
lontano da lui
Fino a che l’urlo non accese i colori
raschiando gli ultimi sogni di un suicida
raccolse le foglie
le convinse a vestirsi di verde
E brillava l’uomo lampadina
la notta che non l’amò
senza più perversi figli
L’uomo lampadina
venne ucciso
fulminato da un uomo
che voleva dormire
Il bicchiere della rabbia
Un bicchiere ed ancora
uno per riempirlo
di tutta la mia dignità
e che sia molto piccolo
Portatene un altro
Enorme questa volta
che ho da riempirci
l’amore che ho avuto
Ora ne voglio mille minuscoli
per donargli le lacrime di sempre
E proprio ora
che non vorrò più bere
ricordo il bicchiere che devo riempire
Portatene molti e che siano infiniti
Devo brindare riempiendo la rabbia…
Padre nostro adottivo
Padre nostro
che sei sotto i tavoli
ogni volta che un figlio si stupisce del dolore
Dacci oggi la nostra illusione quotidiana
La forza di non sorprenderci nella realtà
lasciando
che tutto accada appena fuori dalla nostra porta
E rimetti a noi
quei limiti che ci siamo tatuati
coprendo ciò che siamo realmente
Anima e cuore
Pensiero e vita
Come noi rimettiamo
tutte le nostre catene
ai nostri figli innocenti
Issandoli a croci di ferro
in balia di feroci carezze
E non ci indurre in tentazione
nel voler cercar il senso al giusto
La soluzione a noi stessi
come se fossimo un enigma
svelato ma dimenticato
L’essere creato
è solo in un deserto
in cui aspetta che si apra una porta senza mura intorno
Per potersi dire vivo
Ma liberaci dalla nostra
moderna
evoluta
suicida
umanità
Apocalypse Hacking
Nuove religioni scaricabili
da siti di incoerenza
Sono l’avvento che ogni profeta ha predetto
tramite oceani di email
Se non esistiamo connessi
dio non può sapere di noi
Una caccia allo scherno
ben nascosti alla prudenza di vivere
Nuove preghiere estraibili
dalle perversioni terrene di santi in formato jpg
ritoccati per non ripetere lo sbaglio d Dorian Grey
Rete a trappola
per pesci ottusi
Reti a convincere
il suono della propria voce
Verremo disillusi mai?
Siamo cacciatori codardi
dentro scatole con finestre piccole
mentre ci beatifichiamo
purificandoci da virus
fin troppo umani
aggiornando l’euristica
di un delitto mai avvenuto
Siamo felici in misura
di quanto siamo veloci a connetterci
a questo mare di identità
più o meno sicure
più o meno violate
Benvenuti a questa apocalisse digitale
scaricabile solo accettando
di pagar con la vita
il nostro miglior sito offline
Veggenza da sonno
Morirò a 43 anni sopra un amaca
che non comprerò mai
Barattando adolescenze costipate
per un infanzia ancora da smaltire
Rifiuto speciale
da rievocare nei giorni a ritroso
sull’esser Adulto
Ho sonno ma devo esser futuribile
sopra pire commemorative
dove bruciano serpenti essiccati alla luna
Posso dichiarare il futuro imperfetto
senza sbagliare un colpo
Da così vicino ho una mira da trapassato prossimo
Ma lasciatemi dormire
Vi regalo la semantica di una presunzione
Tra sterpi d’acciaio
e veleno maculato
Sulla scena del crimine
mi troveranno rovesciato dormendo
mi dipingeranno
un bersaglio sulle braccia
Facendomi prima respirare e solo dopo vivere
Voglio aspettare una saggezza da consumare
che passi a farsi leggere la mano
Potrò così aver detto di prevenire il giorno dopo l’alba
in un susseguirsi di giorni senza limiti
a qualcuno di meno importante
del mio battitore libero
Solo per oggi regalo futuri brevi
Corti, indecisi e improvvisi
Ne potete aver quanti volete
Sarà divertente
vedervi ingoiare il vostro in un momento
e dimenticarlo
per il resto della vostra vita
senza più futuri
Non sono pane per la mia sete
Non sono pane per la mia sete
un cibo concluso per il convivio sbagliato
Anima e corpo
meccanica troppo esaltata
Un discepolo storpio
che predica il silenzio
urlando negli occhi di chi vuole illudersi
Mancano le spezie dei deserti del sud
Piccoli fiori drogati di sole
Strappati da se stessi alla cortese richiesta
Un sacrificio volontario
E’ cibo per non accorgersi di ingrassare l’amore
gonfi di domande che fanno mal respirare
Dove potresti arrivare così grasso e lento?
Ti fermerebbe l’oceano rigettandoti a riva
Mentre conti le fiabe rimaste
come se fosse un esecuzione alla tua infanzia….
Non sono pane per la mia sete….
Ingordo come mai…
La casa sospesa
Magra come un cubetto di ghiaccio
apre le finestre su questa casa sospesa in aria
vista sul mondo
Come una mappa colorata male
da un bambino ubriaco d’offese
Ti guarda e sorride
mentre alzi gli occhi al cielo
Scoprendo che è un rudere vicino al paradiso
Ti lasci osservare
lasciando la gratitudine
violando l’attesa
Riposando su un momento
che è l’attimo prima di partire
Implode l’anima nel corpo
soffocando l’universo
che si macchia di foglie e rugiada
Lei ti guarda ancora
La casa sospesa è appena prima di dio
Alzi la mano
toccando l’estremo degli infiniti
Mentre il pubblico
riceve lo sfratto dal tuo sorriso
Cibare L’anima
Cibare l’anima
Pesia emergente internazionale con cui cibare il desiderio
Nessuna pretesa di orginalità. Ma una scusa per presentare la poesia sotto la sua forma migliore, il convivio.
In un suggestivo angolo di pietra incastonato tra le colline della valle di Virle (Brescia), si daranno appuntamento poeti italiani e di altri nazioni, presentando le loro opere…. ad ogni autore vi sarà una ricetta abbinata… una recitazione delle poesie e una mostra delle stesse nel locale…
Inaugurazione sabato 10 settembre…Per partecipare bastano 5 poesie in formato A3 una biografia e una foto.
Il tutto risulterà in un libro edito da Ars liberti ricette e poesia
Per informazioni 3667042329
Logica divina
Vi sono grandi uomini
di cui il corpo diventa scudo
diventando giganti contro il sole
difendendo il pianto di un bambino
Ve ne sono altri
che fanno molto più rumore
di un temporale pericoloso
ma sono infinitamente piccoli
ti possono divorare
nascondendosi dietro donne e senza scampo
puzzando di aceto e sabbia sporca
Questo il peccato di un dio non più bambino
divenuto adulto a cui non piace più giocare
Non si interesa più ai suoi soldatini
Prima si arrabbiava
fino a far tremare le pareti di speranze
Ora distrattamente
si ricorda di gettarci gli avanzi
Non è più una scusa
Poichè nessuno ha invocato l’errore
Eredità perversa dell’immagine e somiglianza
Dovrei trovarlo buffo
Ma in ciò che nasce dal scegliere l’uno o l’altro
dove il peccato prende definizione?
Non è forse anche satana figlio di dio?
Sono domande che scivolano sulla carne
Ma il diritto alla logica è superiore
L’unicità è la stessa medaglia
E’ solo impossibile che si guardino
Pienamente corrotta
Maledici pure le mie domande ora
non andranno bene al clero degli uomini
Mai potrò esser accusato
di non averti dato
una possibilità di esser perdonato