Mentemorfosi

Simbiosi di ora e quasi mai
Diventa piccola come un sole
Questa voglia di ricrearsi
Scrollare polvere di mondi ormai morenti
Che ancora pregano i loro enormi appetiti
Si deve cambiare momento inesatto
Barattare con le chiacchiere del souk
Sparando dietro ombre veloci
Riapparire in uno spiazzo in pieno contrasto
Con la propria voglia di pulire gli angoli del cielo

La pietra e il desiderio

La pietra e il desiderio
si sposano su altri mondi
il siniscalco ha libri antichi
su cui recitar bugie colorate
come fiordi sgorgati dai palmi di un salmo segreto
la promessa di un t'amerò
diventa via per un patibolo estremo
Circoncisioni da spirito ancora in garanzia

Sacra Feccia

Ciò che noi illudiamo
ci torna come freccia sacra 
scagliata dalle nostre paure più feroci
Come le vite la pietra discontinua e folle
ci ama con trabocchetti insicuri
si ricopre dei nostri peccati felici
ed intanto 
non ti rende la strada
non ti preclude il sorriso
solo illusoria 
ineffabile mortalità 

Gioco di sale

Un
due...
tre....
Ecco il gioco infame
che porta a nessun dove
voci di ragazzi che contano i giorni a venire
mentre tu sei il cespuglio che ricopre
quei semplici gesti
a patir i carnefici di un foglio bianco
vai oltre quella strada
dove le pietre ti portano a gioco ingordo
vai.. ora... 
Tutte le foto di Caria Giovanni B.

Il peggior vestito

Come la vita
ecco il nostro peggior vestito
Socchiuse gli sguardi e la mente
ai bassi gestori di fiabe
Solo una 
come sempre isolata
rimane a spiazzarsi le forme
aprendosi e rendendosi visibile
solo agli dei
condividendone i segreti più folli

Coriandoli Rossi

E' la via dei coriandoli rossi
quella che sale dal cielo infranto
una goccia di sensuale morte
rinasce tra i ciliegi
dagli ulivi
Nulla di questo rinasce a breve
tutto si sposta a fronde
per una via che è solo polvere resuscitata

Topi nel cuore

Fatto di carne e domande

si solleva da una scatola di fiammiferi

tentando un colpo al giorno

rinascendo distratto

Corre nel fango delle sue evasioni

per cercare cucine pulite

in cerca di cibo con cui maledire

Sono orde di pensieri

con lunghe code e grossi sguardi

quelle che corrono

nei bassifondi del cuore

cercando di sopportare

un monumento a se stesso

tra carezze rosicchiate

in notti divise a se stesse

Corrono senza avvertire

questi topi nel cuore

cercando da sempre

un luogo di cui non hanno memoria

e sopratutto

che non potrà esistere

Pregando tu non possa esistere

Distinguo a malapena il mattino

tra maschere gonfie

e fogli di giornale che urlano parole in fila

Diventa tutto più chiaro

tra una folla di istanti che si svegliano

mi domando dove dormono

la noia e la presunzione di ieri

L’indifferenza che sbuffa come un serpente

mentre tutto questo non accade

vengo strappato

lontano

senza toccar mano d’uomo

tra una visione di cristallo

e un buon libro da violentare

chi sarà domani quel bambino

che ancora una volta

si addormentà tra un perchè e la sua noia?

Mi fermo a guardare serpenti incisi

sui muri di questo tempo

pregando tu non possa esistere davvero

 

 

Mi ricordo di te (amore futuro)

Mi ricordo di te

eri sul baratro dei miei desideri

indecisa se suicidare la tua realtà

nel mio abisso senza tramonti

Vorrei farti specchiare

quando parli di posti aldilà del tempo

navigando su scie di corallo nero

Mi ricordo di te

quando abitavi il mio sangue

scorrevi nel mio volto

e ti lasciavi creare

ogni notte sempre più completa

Mi ricordo di te

con quei capelli di ogni colore

e ti giravo intorno per vederne cambiare i suoni

Mi ricordo di te

quando non riesco a metter a fuoco il tuo volto

ma allungo le mani verso un futuro scaltro

Mi ricordo di te

ogni volta che attendo il futuro dei miei attimi

dove arriverai silenziosa come un temporale

Il Buon Selvaggio (A ligabue)

Come lampo che corre nella vita

hai toccato i denti di ogni belva conosciuta

Solo per vedere di cosa hanno paura gli incubi

Ed ancora non riposi per quel bacio che nessuno ti ha mai voluto tatuare

per quel cuore che non ha saputo piangere alla tristezza

Folle per ordine dei boschi

Meraviglioso pazzo di pianura

Ma non si spegne il fuoco

prendi a piene mani le fiamme

e ne fai un cesto di rose

da portare a chi non ti guarderà mai

Bouquet nuziale

per un ultima prosa dipinta

Laccabue forte come un toro

nel suo sfidar il mondo e ogni vento

Ma quanto hai potuto mascherare

che nei tuoi dipinti non hai imprigionato?

Ti sogno nelle mie notti in corsa

volando sulla schiena della notte

Per ogni tua tigre che assale

morirà un uomo da qualche parte

e solo un piccolo amore da pazzi

rimarrà chiuso in un gelo

Buon selvaggio temuto dai fili d’erba

Ancora per la bassa

appari dalla nebbia

ad intimorir le coppie

a cui hai fatto il calco

Esploratore di giungle autunnali

Nel tuo forte odor di pazzia

Queste parole siano

la tua migliore eredità

 

-Dedicata al genio degli incubi sconfitti Antonio Ligabue-

 

Le favole di Lamia

Credo che un tempo
avesse avuto più amore con cui addolcire la sua ferocia
La bambina serpente è un destino da regina
sussurrato nei corridoi del palazzo levigato
Regina della libia e madre di Scilla
nei sottoscala di una leggenda ai lati di un quaderno
Molte le storie che ancora ti racconti
nelle sabbie di un deserto che ti appartiene
e che non ti fa amare
ferocia che si violenta da sola
in un amplesso color smeraldo
nella follia di un letto di stelle
Queste le favole di lamia
che si contendono la paura del bacio
e la dolcezza di amare
figlie degeneri di un suicidio emotivo
che ancora si lascia sedurre dalle paure
E alza la voce in ogni donna di oggi
non capendo che sono solo favole
che non la fanno dormire
ancora una volta
come una bambina
troppo grande per amare come una donna

Le due lune

Vedo che scende la sera
ma non mi basta
navigo su due assi inchiodate
che ho chiamato destiny
Un millesimo di secondo per capitolare
mi aspetto che la prossima notte
abbia due lune
Una per i miei pensieri buoni
l'altra per quelli miei più scuri
Due facce pr due medaglie
sempre con un lato coperto
un bluff da baro
in un gruppo di perdenti
Mi siedo a capotavola
cibando solo la mia metà
l'altra vuole ancora scivolare
cadere
fino a salire in quel cielo sotterraneo
che illumina il nostro io
percorsi da eoni di probabilità inesatte
Fuori i leoni nell'arena...

Buchi di asfalto liquido

L’ascesa dell’ottimo
viene mancando per delle curiose abilità
migliaia di piccole forme
non vive
… Si stagliano nel cielo della propria mente
sono granelli di polvere
che generano pensieri del tutto involontari
“A morte!” predica il santo
mentre tecnoamorfi si costruiscono le tombe digitali
La genesi si riscrive in tavolette di cioccolata fondente
fruibile e mangiabile da nuovi rampolli psicotropi
Vogliamo una disinfestazione completa
limitata a parti della mente
biomeccanica della follia
caduta libera per un grido
fino al fondo del presunto desiderio
Torno a chiudere il libro
da cui pandora esce a sbirciare il suo scherzo
per stasera non ho altro da mangiare

La poesia non è morta

Se ancora una parola cantata in posti sperduti

riesce a togliere le paure di un tempo e di un cuore

La poesia non è morta

Se ancora spinge la voglia di farneticare il proprio sorriso

esplodendo in emozioni meno scure

La poesia non è morta

Se si intrufola nelle piaghe del dissenso

maturando la prole dei propri minuti

La poesia non è morta

E se ancora ci lega a questa voglia di scrivere

Allora la poesia non è morta

Muoiono invece i sofismi in rima

le castrazioni delle presenza

Nessuna cura tra le parole può definirsi inesatta

Solo la qualità del precetto ha una sua ignominia

La sensazione di non aver detto e la sconfitta vestita da poesia

come se in rima

fossero meno orribili

La poesia non è morta

quando finalmente si parla di poesia

Biglietto per un sorriso

Mi chiede dove comprare un biglietto

con la paura negli occhi

di non saper tornare a casa

Alla mia casa prigione

in una terra diversa

Avrei un sorriso tagliente

se invece di perdere

fossi tornata ai miei giochi d’infanzia

Quanto posso lacrimare da una domanda?

Abbiamo camminato milioni di chilometri

su impassibili mostri d’acciaio e di legno

Da buddha a zeus

da cristo a maometto

tutti muti

osservavano la nostra processione verso una speranza salata

Siamo diventati la nostra casa

con il necessario

per non morir di freddo

sotto un sole diverso

Vorrei essere il mio sogno

Poichè solo lui torna ogni notte alla mia terra

Dove forse sono stata felice

seminando futuri di polvere

Posso darti un sorriso

forse calmerà la paura di tornare altrove

Lo straniero è gentile

ma non sa come colpire

i miei anni a venire

Scapperei ora

da questo gesto di vita

trsitezza che incendia anima e respiro

sopra un rogo silenzioso

L straniero compone

ma non sa cantare

tornerei alla mia terra

foss’anche per volare

invece ho paura

e rimango qui a morire

 

La torre appoggiata al cielo

Di farsa diversa dal solito odio

rimarrà la nostra coscienza

Una torre di ferro piegato

inciso contro il cielo

appoggiata alle nubi

per noi che guardiamo sdraiati

da una terra che ci accomuna

Torre moderna senza pietra

eredità sconvolta

dell’illusione di un mercante

a salire scale d’oro

verso branchi di leoni fragili

che assaltano la città

Verranno tempi più sciolti

in acqua riciclata

come in portenti di forno antico

insieme a sciami di farfalle disegnate

Rimarrà solo una torre

appoggiata a un cielo finito

stordita dal sole che passa

sopra una preghiera sdraiata

ll guardiano dell’Orizzonte (morte di un violino rosso)

Sulla cima della barbarie

dove Tifone sogna ancora il caos

con la ferocia del fuoco

in un fiume di lava e note di roccia

Soppesa gli animi

nelle note di uomini acerbi

amando un corpo

la cui volontà è sparita

Ed eccolo suonar i nervi

come stringhe insanguinate

far scivolar l’archetto

sulla pelle bianca di tutte “lei”

La melodia risveglia il caos sognante

lo rallegra dicendogli “tornerai”

tra una giga che genera lampi

fino all’apostolo del suo colore

Colonne di rosso mastice

brillanti senza scopo

mentre il violino suona

per un altro desiderio mutilato

Sinfonia di fuoco e cieli di gesso

rispettato anche da dio

mentre muore il violino

dentro il guardiano dell’orizzonte

Musa di fuoco

Musa di fuoco

diamante d’argento

cammino scosceso

sulle ginocchia in rovina

torna a piangermi

mondi di fieno

dirupi di nero

fino alla fine

di un tempo adulato

risorto nel bacio

di un sorriso cesellato

lana di rugiada

e fiabe di cristallo

voci a metà di un veto nuziale

 

Musa di fuoco

incalza il tuo amore

sostieni la notte

senza altro fragore

decidi la fretta

di una lama di pane

intagliata dal fiume

in una morte seriale

E cinta di suoni

squarciando i colori

esplodi i suoi figli

cadaveri di gigli

Prosa di ieri

Rima di oggi

piuma di roccia

che l’uomo sparecchia

una siringa nella mano

fine tortura

la musa si riempi

l’anima di paura

corretto il sorriso

con baci ubriachi

muore cadendo

dai baratri amati

Sogni di braci

assurdo il pensare

di amarti contando

le ossa nel pozzo

di un  forse o di un quando

la tua vita è stata

la tua voce blu

 

Musa di fuoco

ora a morire

sei stata tu

Parole a molla

Sono una molla

che continua a ritirarsi

fino alla tensione implosa

di un sacramento sporco d’umano

Mi lancerò contro quello specchio

che alcuni chiamano cielo

partorendo mille frammenti di me stesso

palese la gloria di un piccolo oggetto

forse troppo piccolo

 

Sono una molla

rubata da bambini

su rifiuti sudati

Mi useranno per sfida

per baratto

Sono una molla

lasciata a corrompere

un cielo spezzato

L’uomo lampadina che amò la notte

L’uomo lampadina

si accese verso sera

illuminando stelle di corallo nero

Il cane di latta

osserva curioso

sperando in un dono

che fosse meno romantico

 

L’uomo lampadina

amò la notte

per questo ogni calar di sole

implodeva glorioso

Penetrando l’abbraccio

dell’amata infinita

E brillavano le sue storie

d’amore e di fumo

ubriaco di spine

mentre la notte ingorda

si faceva più scura

in altri vicoli

Snobbandolo curiosa

lontano da lui

Fino a che l’urlo non accese i colori

raschiando gli ultimi sogni di un suicida

raccolse le foglie

le convinse a vestirsi di verde

E brillava l’uomo lampadina

la notta che non l’amò

senza più perversi figli

L’uomo lampadina

venne ucciso

fulminato da un uomo

che voleva dormire

 

Il bicchiere della rabbia

Un bicchiere ed ancora

uno per riempirlo

di tutta la mia dignità

e che sia molto piccolo

 

Portatene un altro

Enorme questa volta

che ho da riempirci

l’amore che ho avuto

 

Ora ne voglio mille minuscoli

per donargli le lacrime di sempre

 

E proprio ora

che non vorrò più bere

ricordo il bicchiere che devo riempire

Portatene molti e che siano infiniti

Devo brindare riempiendo la rabbia…

Padre nostro adottivo

Padre nostro

che sei sotto i tavoli

ogni volta che un figlio si stupisce del dolore

Dacci oggi la nostra illusione quotidiana

La forza di non sorprenderci nella realtà

lasciando

che tutto accada appena fuori dalla nostra porta

E rimetti a noi

quei limiti che ci siamo tatuati

coprendo ciò che siamo realmente

Anima e cuore

Pensiero e vita

Come noi rimettiamo

tutte le nostre catene

ai nostri figli innocenti

Issandoli a croci di ferro

in balia di feroci carezze

E non ci indurre in tentazione

nel voler cercar il senso al giusto

La soluzione a noi stessi

come se fossimo un enigma

svelato ma dimenticato

L’essere creato

è solo in un deserto

in cui aspetta che si apra una porta senza mura intorno

Per potersi dire vivo

Ma liberaci dalla nostra

moderna

evoluta

suicida

umanità

Apocalypse Hacking

Nuove religioni scaricabili

da siti di incoerenza

Sono l’avvento che ogni profeta ha predetto

tramite oceani di email

Se non esistiamo connessi

dio non può sapere di noi

Una caccia allo scherno

ben nascosti alla prudenza di vivere

Nuove preghiere estraibili

dalle perversioni terrene di santi in formato jpg

ritoccati per non ripetere lo sbaglio d Dorian Grey

Rete a trappola

per pesci ottusi

Reti a convincere

il suono della propria voce

Verremo disillusi mai?

Siamo cacciatori codardi

dentro scatole con finestre piccole

mentre ci beatifichiamo

purificandoci da virus

fin troppo umani

aggiornando l’euristica

di un delitto mai avvenuto

Siamo felici in misura

di quanto siamo veloci a connetterci

a questo mare di identità

più o meno sicure

più o meno violate

Benvenuti a questa apocalisse digitale

scaricabile solo accettando

di pagar con la vita

il nostro miglior sito offline

Veggenza da sonno

Morirò a 43 anni sopra un amaca

che non comprerò mai

Barattando adolescenze costipate

per un infanzia ancora da smaltire

Rifiuto speciale

da rievocare nei giorni a ritroso

sull’esser Adulto

 

Ho sonno ma devo esser futuribile

sopra pire commemorative

dove bruciano serpenti essiccati alla luna

Posso dichiarare il futuro imperfetto

senza sbagliare un colpo

Da così vicino ho una mira da trapassato prossimo

Ma lasciatemi dormire

Vi regalo la semantica di una presunzione

Tra sterpi d’acciaio

e veleno maculato

Sulla scena del crimine

mi troveranno rovesciato dormendo

mi dipingeranno

un bersaglio sulle braccia

Facendomi prima respirare e solo dopo vivere

Voglio aspettare una saggezza da consumare

che passi a farsi leggere la mano

Potrò così aver detto di prevenire il giorno dopo l’alba

in un susseguirsi di giorni senza limiti

a qualcuno di meno importante

del mio battitore libero

Solo  per oggi regalo futuri brevi

Corti, indecisi e improvvisi

Ne potete aver quanti volete

Sarà divertente

vedervi ingoiare il vostro in un momento

e dimenticarlo

per il resto della vostra vita

senza più futuri

Non sono pane per la mia sete

Non sono pane per la mia sete

un cibo concluso per il convivio sbagliato

Anima e corpo

meccanica troppo esaltata

Un discepolo storpio

che predica il silenzio

urlando negli occhi di chi vuole illudersi

Mancano le spezie dei deserti del sud

Piccoli fiori drogati di sole

Strappati da se stessi alla cortese richiesta

Un sacrificio volontario

E’ cibo per non accorgersi di ingrassare l’amore

gonfi di domande che fanno mal respirare

Dove potresti arrivare così grasso e lento?

Ti fermerebbe l’oceano rigettandoti a riva

Mentre conti le fiabe rimaste

come se fosse un esecuzione alla tua infanzia….

Non sono pane per la mia sete….

Ingordo come mai…

La casa sospesa

Magra come un cubetto di ghiaccio

apre le finestre su questa casa sospesa in aria

vista sul mondo

Come una mappa colorata male

da un bambino ubriaco d’offese

 

Ti guarda e sorride

mentre alzi gli occhi al cielo

Scoprendo che è un rudere vicino al paradiso

 

Ti lasci osservare

lasciando la gratitudine

violando l’attesa

Riposando su un momento

che è l’attimo prima di partire

 

Implode l’anima nel corpo

soffocando l’universo

che si macchia di foglie e rugiada

 

Lei ti guarda ancora

La casa sospesa è appena prima di dio

 

Alzi la mano

toccando l’estremo degli infiniti

Mentre il pubblico

riceve lo sfratto dal tuo sorriso

Cibare L’anima

Cibare l’anima
Pesia emergente internazionale con cui cibare il desiderio
Nessuna pretesa di orginalità. Ma una scusa per presentare la poesia sotto la sua forma migliore, il convivio.
In un suggestivo angolo di pietra incastonato tra le colline della valle di Virle (Brescia), si daranno appuntamento poeti italiani e di altri nazioni, presentando le loro opere…. ad ogni autore vi sarà una ricetta abbinata… una recitazione delle poesie e una mostra delle stesse nel locale…
Inaugurazione sabato 10 settembre…Per partecipare bastano 5 poesie in formato A3 una biografia e una foto.
Il tutto risulterà in un libro edito da Ars liberti ricette e poesia
Per informazioni 3667042329

 

Logica divina

Vi sono grandi uomini

di cui il corpo diventa scudo

diventando giganti contro il sole

difendendo il pianto di un bambino

Ve ne sono altri

che fanno molto più rumore

di un temporale pericoloso

ma sono infinitamente piccoli

ti possono divorare

nascondendosi dietro donne e senza scampo

puzzando di aceto e sabbia sporca

 

Questo il peccato di un dio non più bambino

divenuto adulto a cui non piace più giocare

Non si interesa più ai suoi soldatini

 

Prima si arrabbiava

fino a far tremare le pareti di speranze

Ora distrattamente

si ricorda di gettarci gli avanzi

 

Non è più una scusa

Poichè nessuno ha invocato l’errore

Eredità perversa dell’immagine e somiglianza

 

Dovrei trovarlo buffo

Ma in ciò che nasce dal scegliere l’uno o l’altro

dove il peccato prende definizione?

Non è forse anche satana figlio di dio?

Sono domande che scivolano sulla carne

Ma il diritto alla logica è superiore

L’unicità è la stessa medaglia

E’ solo impossibile che si guardino

Pienamente corrotta

Maledici pure le mie domande ora

non andranno bene al clero degli uomini

Mai potrò esser accusato

di non averti dato

una possibilità di esser perdonato