Metamorfosi d’autunni

Immobile ad ascoltar vita
Il battito che scende a valle della gola
Metamorfosi d’autunno e inverno
Lungo spalle mai più abituate
A scansar preghiere grevi in caduta
Da cieli muti
Ascoltar la vita
analfabeti per distrazione
Lungo fiumi dove il sangue scorre
Indifferente alle regole della voce
Padroni di un corpo
Che ci rende schiavi
Al riso e al pianto
Per destarci dal sonno enorme
Di una coscienza
Che possiamo finalmente
Invocar a vita

Silente a coprire
L’orrore del civil vivere
Lasciato così lontano
da sembrar non vero
Lasciato a dimenticarsi solo
Sotto la sferza del dover vivere
Nella pietà del doversi sentire
E noi passiamo col timore dei pellegrini
Verso mete così sicure e semplici
Tra alberi bianchi a lapide immacolata
Attenti al nostro violar i segreti
Di un silenzio pungente
Della primigenia scena
Di quando il mondo nacque

Il paradiso del silenzio

Per maggiore dannazione

Ed è strano asciugarsi le labbra
dar retta ad un umore balordo
incapace di sorridere
motivo?
nessuno reale
ma piace così
dinoccolato e grigio
mai troppo nervoso
mai troppo allegro
fino a farsi intendere come lunatico terrestre
sicofante alieno
smarrito sulla terra di antenati in maschera
domani passerà
ma non importa molto
ma almeno
per un altro interrogatorio
avremo salva la svista