Una mossa meccanica
Patetica per questa distesa di melograni sanguinanti
Rivestono mani di danzatrici a molla
Celano i sogni di ieri
Le partenze di poi
Tutto si mescola in questo campo rosso desiderio
Un pregio di non saper leggere
È il poter scrivere invitando le parole
Non serve esser macchine pensanti
Basta incontrare gli stessi vecchi amici
Gli stessi che ci hanno promosso a carne viva
Non saprei se violentare queste mie amiche
Con canditi scolpiti da microscopici geni della lampada
Aladino è ancora disperso in campi obliqui
Ed il genio della lampada
Continua a creare stupide macchine con realtà annessa
Month gennaio 2011
Mi hai già dimenticato?
Quanta paura butti sul tavolo da gioco?
È una sconcia partita che mi tatua un sorriso sul braccio
Una lama di bramosie meno indecenti
Dove hai riscoperto il tuo corpo urlare
Il mare ci assaggia
Il mare cerca carità
Che nemmeno vuole
E tu vicina da così lontano
E la tua paura che mi manda messaggi
“mi hai già dimenticato?”
Posso forse dimenticare il mio sangue conquistare le rive del mio corpo?
Con il tuo sapore arrivano nemici avvelenati
Da combattere
Affinché tu possa tornare a giocare
Senza bracciali alle caviglie
I figli di attalo II
Svegliato da folli progetti
Che guidano suicidi
Com un taxista di Antalya
Mi riscopro a non vedere gli odori del mare
A non sentire i colori di questo cielo
Solo un picchio abbandonato
Nella mia testa
Che cerca la sua melodia battendo sul cervello
Il tassista parla turco
E lo guardo cercando di capire quanto costano i suoi ricordi
Ti saluto piccola. StupIda. Splendida Antalya
Mi mancherà il tuo profumo
Non la tua voglia feroce di sopravvivere a chi ti vive addosso
Fly me to the moon
Dannato telefono
Chiama al ritmo di fly me to the moon
E gli fan da eco i suoni indifferenti
Di un collegamento impossibile
Così vicini per essere così lontani
….in altre parole tu..
Ed è un morto che canta
Mentre vorrei cadere da un lato o dall’ altro
Per capire se continuare ad avere freddo o lasciar andare lacrime al sapor di melograno
Fly me to the moon….
Ed è una piccola vittoria alla vita
Una conferma che siamo ciò che sappiamo sognare
Quei desideri che non tratteniamo rendendoli schiavi
Filastrocche per un altro giorno
Meno armonico
Ma con sapore più ferocemente dolce
Notizie dal fronte
Perché ti guardi da lontano
Cerchi di sfuggirti senza toccarti
Senza sanare quelle ferite che ti illuminano d’ombra strade in salita
Grattacieli di carte che ti disegnano male
Senza tempo scorrere nel tempo stesso
Dilaniato
Espanso
Qui e nello stesso tempo ovunque
Guardati Con meno dolcezza
Raccogli missive Da generali stanchi
Abbandonati da eoni ai tuoi confini corrosi
Sia fatta l’altrui volontà. …
E tutto si scioglie in odori
Hai sentito le mie parole partire?
Erano viaggiatori stanchi
Ragnatele imbevute di passi antichi
Piccoli figli. Timidi
Sicuri e malsognati
Un romeo invecchiato rileggendo la propria morte mille e mille volte
E tu una Giulietta risorta senza parole
E tutto diventa odori che danzano sfiorando la pelle
Come le mie dita sono solo ombre
Che toccano i tuoi nervi segreti
Le poche gesta che un gulliver ubriaco
Distrugge tra lo sterno e il respiro
Le favole sono scrigni marciti
Tutto è un pasto andato a male
Dimenticato appena prima di scappare
Dalla celebrazione di ieri
Sii il mio tempio
Non più la mia cripta
Cammina la bruma
Cammina la bruma
Tra ballerine che fanno della vita un rosario
Il rumore dei miei passi è dolce
Un urlo ad ogni movenza
Sono le parole che ho lasciato marcire sotto alle me intenzioni
Le frasi che ho messo in fila per non ardere come un vecchio templare sicuro
Cammina la bruma
Ed è tutto profumo di un amplesso di questo mare
Che ci ricorda come figli abortiti
Seta di notte
Serata confusa
Da un masoch penitente
Da un de sade che tagliava la carne per farne grigliate
Da un Gesù cristo depresso
Che ripeteva :quanto tempo buttato
Dai sette nani che provano a sistemare il televisore
Mentre marylin smacchiava una tunica nera
Serata confusa
Ma allegra
Anche il vento esplode
Sto per esplodere
Sarà come un rumore di piatti rotti
Come un anniversario cancellato
Dal calendario di anni prossimi
Saranno fuochi d’artificio opachi
Capaci di mimetizzarsi tra le stelle
Intenso come un finale lasciato a metà
Rimettero’ le favole tra il senso
E quella costola rubata per creare
Perdonero’ il serpente
Sarà scoprire la beffa di dio
Poiché la ribellione di lucifero
È stata solo uno scherzo atroce
Esplodendo porterò con me tutto questo
Implosione di visioni autunnali
In un estate a tinte pastello
Nome sarò
Di quanto non è possibile improvvisare
Senza lettere a limitare l’inizio e la fine
Non sarò. .. O più semplicemente diverro’……
La casa dai soli spenti
Da noi il tempo non passa,
diventa forma incoerente e si siede a bere qualcosa
racconta vecchie barzellette consumate
dove la fine è sempre una scelta tra il decidere e il sanguinare
le voci si sono fermate tra le colonne di questi ricordi ghiacciati
le nostre stanze non hanno volto
non hanno più sapore
rimangono immobili come il desiderio che ci sovrasta nelle notti nascosti alla luna
Ogni gesto è rimasto tra ieri e domani
si spande senza muoversi
dentro geometrie impossibili
sbagliate
diventiamo anche noi fantasmi di un ansimare meno pesante
diventiamo ciò che i nostri pensieri di domani non potranno catturare
E scriviamo per non dimenticarci che siamo molto di più di carne e sangue
siamo anche ghiaccio ed esplosioni di pensieri
Da noi il sole non ha colore
non si oppone al freddo dei nostri giorni identici
Con un solo dito
lo intingo nel pieno delle voci di ieri
e inizio a sfiorare queste colonne di ghiaccio
per ritornare ad esser un eco attraverso i tuoi ricordi
Il figlio dal cuore tatuato
E ti sorprenderai a contarti le dita
a volerti meno bene ogni volta che i giorni ti cercano le cicatrici
a dimenticarti un gesto per rincorrerne un altro
Mai potrai dimenticare di esser nato domani
di poter ancora scordare ciò che il tempo ha preparato dalle tue azioni
Ti sei inciso un cuore
scalfendo la lucida latta che ricopre la tua pelle
per poter esser come tutti
un disegno abbozzato
un murales indovinato per far sognare chi non è mai stato simile
Fai gesti nell’aria
come se dovessi danzare e vomitare il tempo
ne hai mangiato troppo
un indigestione di tempo altrui non corrisposto
meglio sognare a piene mani
che scoprirsi veglia ai propri fantasmi
Oplita di giorni perversamente calmi
Eforo di decisioni altrui che tentano di scalfire la volontà del divoratore di ossa
ogni giorno è una buona scusa per dimenticare quelli passati
siano essi buoni o cattivi
ve ne saranno sempre migliori da riempire i nostri scaffali
Avrai una stazione dove partire e un treno per tornare
un desiderio che tortura la mente
ed uno che combatterai sempre più violentemente
anche nel mentre dove una donna fa violenza di se stessa
immaginandoti come non ti ha dipinti nelle sue necessità
Ma non dovrai mai dimenticare cosa sei
e non svendere il pane caldo per poche ore di ipocrisia
E se avrai tutto questo
quel tatuaggio che porti
diverrà la tua più feroce bandiera
Niente sconti alla gioia
Non ho tempo per perdermi il sorriso
dimenticare quegli attimi che tolgono il respiro
chi ha provocato dolore non merita di poter distruggere il mio futuro
Ogni vela è stata rattoppata
ed ora è pronta per navigare in mari ben più vasti
Merito di potermi espandere su questi deserti lasciati da mille parole andate
nessuno sconto alla gioia di esserci quando sorridi
e non porterò i ricordi pesanti
lascerò spremere le lacrime di sale
sopra altari di fuoco nascosto dalla neve
Poichè valgo ogni sorriso che puoi darmi
perchè non tramonti quest’alba di fuoco e stelle
che incendio come un feroce voivoda d’altri tempi
Niente sconti alla gioia
Perchè sotto la neve
la fiamma arde pronta a divorare i ricordi sbagliati
Il sogno di chi non è mai nato
Vago per essenze scure e senza forma
urla di chi attende di nascere
mentre a me è preclusa la ferocia di una vita derisa
mi sono affacciato al mondo mentre altri partorivano le loro eredità
ciò che ho visto non mi ha attirato nella sua trappola di sale e pece
Voi non avete voluto?
Non credete…
Sono io che vi ho snobbato la vita
mi avete alimentato a dolore e forzature
e da qui dentro potevo sentire ogni cosa
amare non è ottenere
ne mancarsi obiettivi di fuoco bianco
Siete manichini che giocano a far dio
senza conoscere il ritmo delle stagioni
premete alla mia nascita
ma non avete la ragione di amare
Cammino ancora puro in campi di fiori ingialliti da ogni speranza appassita
mentre ad ogni mio passo sfioro i passi di chi è tornato indietro affacciandosi alla vita
e per volontà o per feroce forzatura
ha dovuto tornare con noi che urliamo sognando
Ci chiamerete incubi
ma che ne sapete voi di ciò che ci avete negato?
degli incubi di vivere che ancora non possiamo soddisfare?
Non ci avete permesso di vedere il sole attraverso le montagne
ci avete imprigionati a sognare i venti freddi che ci devastano il cuore
questo sole bianco che riflette ombre che avremmo dovuto avere
Siamo il vostro desiderio di maternità negato
limitato da un termine medico che dice “aborto”
E il vostro futuro è tutto li
tra un rimpianto e una cartella clinica
ma vi siete mai chiesti dove moriamo ogni giorno?
dove giochiamo con cubi fatti di parole mai dette
mai imparate
le impiliamo a ricordarci di non poterle mai dire
E ricordate che avete negato la vita
a chi voleva vivere
mentre voi state buttando quel dono che non vi è grato
Il bianconiglio è morto
Il bianconiglio è morto
ha preferito assaporare vertigini di feroce abitudine
eleganti tasselli di omicidi imprevisti
destinazioni senza vessazioni ne profonde ferite oblique
Non cerca la sua tana
è in affitto al mare di sale che gli hanno versato sopra
la scodella con cui chiede carità
è di oro zecchino
rubata in altre favole meno resistenti
il bianconiglio ha la stoffa del serial killer
dei suoi passi ne conta solo dieci alla volta
resuscita ad ogni tramonto
dalle sue cripte di zucchero filato
dai suoi poemi tristi
dove nessuno
nemmeno Alice può rendersi sposa e senza peccato
La curiosità ha ucciso i suoi fedeli
una setta di ombre e marzapane
una spolverata di odio nei cieli distanti dell’impersonale volo
Il bianconiglio
ha la stoffa del perfetto killer
L’uomo che odiava le parole
Perchè dovrei chiamare tempo ciò che non vedo e che non immagino il potere?
Perchè dovrei invocare il sole quando sono certo ha molte più canzoni
Si potrebbe offendere dio se lo limito ad una sciocca e piccola parola?
Odio le parole
perchè hanno meno di quanto dicono
sono presunzioni che si limitano a produrre incertezze
racchiudono misteri sperando di risolverli
e ne limitano la vastità
odio le parole dell’uomo
ne voglio cercare di nuove
che non racchiudano universi
ma che siano mondi imprecisi
Parole sinuose che ripercorrono strali di vento
cinte di mura da abbattere con un sussurro
Aprirò vastità di cieli con la scelta dei colori
Non chiamerò più il rosso così
non è mai stato il rosso visto da noi
Come i tuoi occhi non esprimono mai ciò che le mie parole dicono
ma sempre molti chilometri in più
Vagabondo dei cimiteri di chi ha parlato senza dire
cancellerò ogni inutile frase detta e ripetuta
abbatterò i colossi di fumo che parlano a vanvera
tu che mi scegli sopra le mie visioni
cosa porterai in dono a stelle comete?
nessun salvatore è più nato
da quando si hanno trascritto le parole
Non vè bibbia che non conosca l’ipocrisia dell’uomo
scelte di possibili infatuazioni
orrori per giustificare la paura altrui
E anche quando si dice ti amo
non è mai un amore
Meglio farlo scorrere sulle dita quando si accarezza
ogni gesto risolva il dilemma del “m’ama non m’mama”
Siano inesatte le lettere in fila com prigionieri della stolta umanità
Quando vorrò chiamarti
userò le tue canzoni
perchè sia musica ogni tuo passo
Odio le parole perchè non riescono a spiegarti
a descriverti ogni volta che sorridi…
Odio le parole
Siate con me…
a inventar una libertà senza parole…