Stupide macchine con realtà annessa

Una mossa meccanica
Patetica per questa distesa di melograni sanguinanti
Rivestono mani di danzatrici a molla
Celano i sogni di ieri
Le partenze di poi
Tutto si mescola in questo campo rosso desiderio
Un pregio di non saper leggere
È il poter scrivere invitando le parole
Non serve esser macchine pensanti
Basta incontrare gli stessi vecchi amici
Gli stessi che ci hanno promosso a carne viva
Non saprei se violentare queste mie amiche
Con canditi scolpiti da microscopici geni della lampada
Aladino è ancora disperso in campi obliqui
Ed il genio della lampada
Continua a creare stupide macchine con realtà annessa

Mi hai già dimenticato?

Quanta paura butti sul tavolo da gioco?
È una sconcia partita che mi tatua un sorriso sul braccio
Una lama di bramosie meno indecenti
Dove hai riscoperto il tuo corpo urlare
Il mare ci assaggia
Il mare cerca carità
Che nemmeno vuole
E tu vicina da così lontano
E la tua paura che mi manda messaggi
“mi hai già dimenticato?”
Posso forse dimenticare il mio sangue conquistare le rive del mio corpo?
Con il tuo sapore arrivano nemici avvelenati
Da combattere
Affinché tu possa tornare a giocare
Senza bracciali alle caviglie

I figli di attalo II

Svegliato da folli progetti
Che guidano suicidi
Com un taxista di Antalya
Mi riscopro a non vedere gli odori del mare
A non sentire i colori di questo cielo
Solo un picchio abbandonato
Nella mia testa
Che cerca la sua melodia battendo sul cervello
Il tassista parla turco
E lo guardo cercando di capire quanto costano i suoi ricordi
Ti saluto piccola. StupIda. Splendida Antalya
Mi mancherà il tuo profumo
Non la tua voglia feroce di sopravvivere a chi ti vive addosso

Fly me to the moon

Dannato telefono
Chiama al ritmo di fly me to the moon
E gli fan da eco i suoni indifferenti
Di un collegamento impossibile
Così vicini per essere così lontani
….in altre parole tu..
Ed è un morto che canta
Mentre vorrei cadere da un lato o dall’ altro
Per capire se continuare ad avere freddo o lasciar andare lacrime al sapor di melograno
Fly me to the moon….
Ed è una piccola vittoria alla vita
Una conferma che siamo ciò che sappiamo sognare
Quei desideri che non tratteniamo rendendoli schiavi
Filastrocche per un altro giorno
Meno armonico
Ma con sapore più ferocemente dolce

Notizie dal fronte

Perché ti guardi da lontano
Cerchi di sfuggirti senza toccarti
Senza sanare quelle ferite che ti illuminano d’ombra strade in salita
Grattacieli di carte che ti disegnano male
Senza tempo scorrere nel tempo stesso
Dilaniato
Espanso
Qui e nello stesso tempo ovunque
Guardati Con meno dolcezza
Raccogli missive Da generali stanchi
Abbandonati da eoni ai tuoi confini corrosi
Sia fatta l’altrui volontà. …

E tutto si scioglie in odori

Hai sentito le mie parole  partire?
Erano viaggiatori stanchi
Ragnatele imbevute di passi antichi
Piccoli figli. Timidi
Sicuri e malsognati
Un romeo invecchiato rileggendo la propria morte mille e mille volte
E tu una Giulietta risorta senza parole
E tutto diventa odori che danzano sfiorando la pelle
Come le mie dita sono solo ombre
Che toccano i tuoi nervi segreti
Le poche gesta che un gulliver ubriaco
Distrugge tra lo sterno e il respiro
Le favole sono scrigni marciti
Tutto è un pasto andato a male
Dimenticato appena prima di scappare
Dalla celebrazione di ieri
Sii il mio tempio
Non più la mia cripta

Cammina la bruma

Cammina la bruma
Tra ballerine che fanno della vita un rosario
Il rumore dei miei passi è dolce
Un urlo ad ogni movenza
Sono le parole che ho lasciato marcire sotto alle me intenzioni
Le frasi che ho messo in fila per non ardere come un vecchio templare sicuro
Cammina la bruma
Ed è tutto profumo di un amplesso di questo mare
Che ci ricorda come figli abortiti

Seta di notte

Serata confusa
Da un masoch penitente
Da un de sade che tagliava la carne per farne grigliate
Da un Gesù cristo depresso
Che ripeteva :quanto tempo buttato
Dai sette nani che provano a sistemare il televisore
Mentre marylin smacchiava una tunica nera
Serata confusa
Ma allegra

Anche il vento esplode

Sto per esplodere
Sarà come un rumore di piatti rotti
Come un anniversario cancellato
Dal calendario di anni prossimi
Saranno fuochi d’artificio opachi
Capaci di mimetizzarsi tra le stelle
Intenso come un finale lasciato a metà
Rimettero’ le favole tra il senso
E quella costola rubata per creare
Perdonero’ il serpente
Sarà scoprire la beffa di dio
Poiché la ribellione di lucifero
È stata solo uno scherzo atroce
Esplodendo porterò con me tutto questo
Implosione di visioni autunnali
In un estate a tinte pastello
Nome sarò
Di quanto non è possibile improvvisare
Senza lettere a limitare l’inizio e la fine
Non sarò. .. O più semplicemente diverro’……

La casa dai soli spenti

Da noi il tempo non passa,

diventa forma incoerente e si siede a bere qualcosa

racconta vecchie barzellette consumate

dove la fine è sempre una scelta tra il decidere e il sanguinare

le voci si sono fermate tra le colonne di questi ricordi ghiacciati

le nostre stanze non hanno volto

non hanno più sapore

rimangono immobili come il desiderio che ci sovrasta nelle notti nascosti alla luna

Ogni gesto è rimasto tra ieri e domani

si spande senza muoversi

dentro geometrie impossibili

sbagliate

diventiamo anche noi fantasmi di un ansimare meno pesante

diventiamo ciò che i nostri pensieri di domani non potranno catturare

E scriviamo per non dimenticarci che siamo molto di più di carne e sangue

siamo anche ghiaccio ed esplosioni di pensieri

Da noi il sole non ha colore

non si oppone al freddo dei nostri giorni identici

Con un solo dito

lo intingo nel pieno delle voci di ieri

e inizio a sfiorare queste colonne di ghiaccio

per ritornare ad esser un eco attraverso i tuoi ricordi

 

Il figlio dal cuore tatuato

E ti sorprenderai a contarti le dita

a volerti meno bene ogni volta che i giorni ti cercano le cicatrici

a dimenticarti un gesto per rincorrerne un altro

Mai potrai dimenticare di esser nato domani

di poter ancora scordare ciò che il tempo ha preparato dalle tue azioni

Ti sei inciso un cuore

scalfendo la lucida latta che ricopre la tua pelle

per poter esser come tutti

un disegno abbozzato

un murales indovinato per far sognare chi non è mai stato simile

Fai gesti nell’aria

come se dovessi danzare e vomitare il tempo

ne hai mangiato troppo

un indigestione di tempo altrui non corrisposto

meglio sognare a piene mani

che scoprirsi veglia ai propri fantasmi

Oplita di giorni perversamente calmi

Eforo di decisioni altrui che tentano di scalfire la volontà del divoratore di ossa

ogni giorno è una buona scusa per dimenticare quelli passati

siano essi buoni o cattivi

ve ne saranno sempre migliori da riempire i nostri scaffali

Avrai una stazione dove partire e un treno per tornare

un desiderio che tortura la mente

ed uno che combatterai sempre più violentemente

anche nel mentre dove una donna fa violenza di se stessa

immaginandoti come non ti ha dipinti nelle sue necessità

Ma non dovrai mai dimenticare cosa sei

e non svendere il pane caldo per poche ore di ipocrisia

E se avrai tutto questo

quel tatuaggio che porti

diverrà la tua più feroce bandiera

 

Niente sconti alla gioia

Non ho tempo per perdermi il sorriso

dimenticare quegli attimi che tolgono il respiro

chi ha provocato dolore non merita di poter distruggere il mio futuro

Ogni vela è stata rattoppata

ed ora è pronta per navigare in mari ben più vasti

Merito di potermi espandere su questi deserti lasciati da mille parole andate

nessuno sconto alla gioia di esserci quando sorridi

e non porterò i ricordi pesanti

lascerò spremere le lacrime di sale

sopra altari di fuoco nascosto dalla neve

Poichè valgo ogni sorriso che puoi darmi

perchè non tramonti quest’alba di fuoco e stelle

che incendio come un feroce voivoda d’altri tempi

Niente sconti alla gioia

Perchè sotto la neve

la fiamma arde pronta a divorare i ricordi sbagliati

 

Il sogno di chi non è mai nato

Vago per essenze scure e senza forma

urla di chi attende di nascere

mentre a me è preclusa la ferocia di una vita derisa

mi sono affacciato al mondo mentre altri partorivano le loro eredità

ciò che ho visto non mi ha attirato nella sua trappola di sale e pece

Voi non avete voluto?

Non credete…

Sono io che vi ho snobbato la vita

mi avete alimentato a dolore e forzature

e da qui dentro potevo sentire ogni cosa

amare non è ottenere

ne mancarsi obiettivi di fuoco bianco

Siete manichini che giocano a far dio

senza conoscere il ritmo delle stagioni

premete alla mia nascita

ma non avete la ragione di amare

Cammino ancora puro in campi di fiori ingialliti da ogni speranza appassita

mentre ad ogni mio passo sfioro i passi di chi è tornato indietro affacciandosi alla vita

e per volontà o per feroce forzatura

ha dovuto tornare con noi che urliamo sognando

Ci chiamerete incubi

ma che ne sapete voi di ciò che ci avete negato?

degli incubi di vivere che ancora non possiamo soddisfare?

Non ci avete permesso di vedere il sole attraverso le montagne

ci avete imprigionati a sognare i venti freddi che ci devastano il cuore

questo sole bianco che riflette ombre che avremmo dovuto avere

Siamo il vostro desiderio di maternità negato

limitato da un termine medico che dice “aborto”

 

 

E il vostro futuro è tutto li

tra un rimpianto e una cartella clinica

ma vi siete mai chiesti dove moriamo ogni giorno?

dove giochiamo con cubi fatti di parole mai dette

mai imparate

le impiliamo a ricordarci di non poterle mai dire

E ricordate che avete negato la vita

a chi voleva vivere

mentre voi state buttando quel dono che non vi è grato

 

Il bianconiglio è morto

Il bianconiglio è morto

ha preferito assaporare vertigini di feroce abitudine

eleganti tasselli di omicidi imprevisti

destinazioni senza vessazioni ne profonde ferite oblique

Non cerca la sua tana

è in affitto al mare di sale che gli hanno versato sopra

la scodella con cui chiede carità

è di oro zecchino

rubata in altre favole meno resistenti

il bianconiglio ha la stoffa del serial killer

dei suoi passi ne conta solo dieci alla volta

resuscita ad ogni tramonto

dalle sue cripte di zucchero filato

dai suoi poemi tristi

dove nessuno

nemmeno Alice può rendersi sposa e senza peccato

La curiosità ha ucciso i suoi fedeli

una setta di ombre e marzapane

una spolverata di odio nei cieli distanti dell’impersonale volo

Il bianconiglio

ha la stoffa del perfetto killer

 

L’uomo che odiava le parole

Perchè dovrei chiamare tempo ciò che non vedo e che non immagino il potere?

Perchè dovrei invocare il sole quando sono certo ha molte più canzoni

Si potrebbe offendere dio se lo limito ad una sciocca e piccola parola?

Odio le parole

perchè hanno meno di quanto dicono

sono presunzioni che si limitano a produrre incertezze

racchiudono misteri sperando di risolverli

e ne limitano la vastità

odio le parole dell’uomo

ne voglio cercare di nuove

che non racchiudano universi

ma che siano mondi imprecisi

Parole sinuose che ripercorrono strali di vento

cinte di mura da abbattere con un sussurro

Aprirò vastità di cieli con la scelta dei colori

Non chiamerò più il rosso così

non è mai stato il rosso visto da noi

Come i tuoi occhi non esprimono mai ciò che le mie parole dicono

ma sempre molti chilometri in più

Vagabondo dei cimiteri di chi ha parlato senza dire

cancellerò ogni inutile  frase detta e ripetuta

abbatterò i colossi di fumo che parlano a vanvera

tu che mi scegli sopra le mie visioni

cosa porterai in dono a stelle comete?

nessun salvatore è più nato

da quando si hanno trascritto le parole

Non vè bibbia che non conosca l’ipocrisia dell’uomo

scelte di possibili infatuazioni

orrori per giustificare la paura altrui

E anche quando si dice ti amo

non è mai un amore

Meglio farlo scorrere sulle dita quando si accarezza

ogni gesto risolva il dilemma del “m’ama non m’mama”

Siano inesatte le lettere in fila com prigionieri della stolta umanità

Quando vorrò chiamarti

userò le tue canzoni

perchè sia musica ogni tuo passo

Odio le parole perchè non riescono a spiegarti

a descriverti ogni volta che sorridi…

Odio le parole

Siate con me…

a inventar una libertà senza parole…