Ode al Caporello (dedicata a Roberto Capponi)

Ed eccoci al grido unico

che inneggia dalle valli della noia!

Sempre fedeli ad un onanismo culturale

poichè di follia patriarcale ne siamo indegni per fortuna

Noi che abbiam osato stringer ben altri luoghi

scacciati per alcolica seduzione

Noi che possiamo vantar di esserci comportati male

dove un pezzo di pizza

incuteva timore nelle notti semidesolate

Non ci siamo mai fermati dinanzi al pericolo

di un bicchier natio

Benché sguardi torvi si placavano alle nostre spalle

malgrado le voci avizzite dell’ipocrisia stantia

Noi un solo grido sull’arcione!

Qui si fa di caporello o si muore!

E pazienti le donne accettavano la tortura

semi baldanzosa di una volontà pulita.

Alle povere amiche che vedean le nostre macerie artistiche anche in quel frangente

preoccupate di un apocalisse imminente

Per questo brindo alle nostre conquiste Fratello!

Alla nostra capacità di perpetrare di comune accordo

crimini contro lumanità

che in un tempo meno vigliacco si chiamava sincerità e schiettezza

Rimani sulla soglia… c’è sempre una partenza da organizzare

La Donna delle Icone

Ogni tratto si riversa in una preghiera

il silenzio di una notte che attende la luce

come una processione di peccatori mai partiti

Lungo le rive dello stige di una moderna conquista

Il pennello si intinge nell’anima di una speranza

il colore si inarca lungo i paradisi della tua anima volontaria

E senza sosta la follia si disprede sulle finestre

di un tempio  provvisiorio

dove la pazienza diventa regina di un secolo

forse non sarà mai adulta la tua preghiera

forse non sarà mai ascoltata

Di certo verrà ripetuta per quanti daranno il loro pianto

alle implorate bellezze dei colori che ti lacrimano ogni volta

Sacrario immortale di luce primordiale

camminando su corridoi bassi e scuri

tralasciando le possibilità che salvano il cuore

Chissà cosa direbbero i santi che dipingi

se vengono torturati dalle tue carezze dipingendoli

o se ti maledicono per riportarli in questa terra folle

fatta di penitenti a cottimo

che appendono la speranza

dimenticandola quando sorridono

Chissà quali strali di colore

danzano

quando la Donna delle Icone

prega dipingendo

 

 

Dichiarazione

Sarà lo stesso vento che cresce dentro alla passione

dove l’amore fiero ha qualcosa da dire al tuo cuore

Sono nato solo quando hai gridato il mio nome

nei tuoi peggiori momenti

Non ho passato

Non ho futuro

Se non mi trascini fuori dai tuoi sogni

e mi renderai vivo

 

 

Will be the same wind that grow inside the passion
where the fiery love have something to say at your hearth
I was born only when you shout my name
in your darkest hours
I don’t have past
i don’t have future
if you don’t dream about me
and make me real

Scommettiamo un delitto?

Sono sobrio quando ti vedo scivolare accanto al mio orizzonte

apparire come una lontana destinazione su cui non trovare biglietti disponibili

C’è sempre troppo caos quando si ottiene uno sguardo

non ci si concede che un minuto prima di essere qualcuno d’altro

Decido di esserti amico e ruffiano

per ottenere i miei smalti da rivendere al peggior offerente

Non intendo sedurre ciò che ti aspetti

ma dividere un senso a quel che non si può condannare

non ti nascondo che ti attendo impacciato

speranzoso che tutto questo sia da cambiare

ridipingere quegli attimi che ho tralasciato

come se fosse possibile

ritornare indietro e scordarmi chi sono stati

come un tiro a segno fatto da ubriachi

in un pub di Timisoara

Scommettiamo un delitto?

Lo stiamo progettando da tempo

fino a scommettere che non ci sarà più

un solo attimo

per respirarci promesse

appena più in là

della realtà

Filo di perle inutile

Se tu finalmente pretendessi qualcosa

dovresti accontentarti di striscianti vagabondi vestiti a festa

Paramenti da veglia adornano il trucco

intorno alle tue labbra

Ebrezza di un bacio congelato in uno stupore

inutile e altezzoso

su un picco al centro di un deserto senza più proverbi

Una tua prigione adornata

arredata con cura per poterne parlare con gli amici

Un silenzio che sale dal tuo grembo

è’ la compassione del delitto

che ti porterà a non ricevere mai più sogni

offerti avvolgendoli in desideri semplicemente intuli

Senza mai poterti amare abbastanza

da sopportarti

Sei solo un inutile filo di perle

che porti come bandiera

della tua mediocre indole

Requiem non eterno

Io vi condurrò dove non avete voglia di essere

in quei luoghi di spontanea ferocia

che calma il nostro desiderio di non essere

Quante volte ci teniamo per mano

per non attraversare una strada che ci porterebbe ad essere

Senza limitare corse splendide fino al fine ultimo del nostro sorriso?

Non avrebbe più senso se una statua piangesse lacrime di cioccolato?

Sarebbe il dolore più dolce

la metamorfosi meno anomala

Non più gobbi ingioiellati per una festa da mostra canina

Non più le trepidazioni di un colpo di sole

Libera nos

Non esiste il peccato

se non il peccato stesso di non riuscire a vivere

Una farsa di una immagine riflessa

una percezione castrata

fino al poco che avevamo ieri

e che non troveremo oggi

acrobazie ellittiche

per una prestazione d’autore

si immaginano

si potrendono

si svendono

ad ogni necessità collettiva

del quieto vivere

Requiem..

Non mi basti

Non mi basti nemmeno quando esisti nei confini dei miei sogni

tra la sterilità di un volo

che porta a scommetterci su tavoli clandestini

non mi basta la tua sola portata

fatta cadere da camerieri in livrea di sale

Non mi acceca la tua speranza

Come se fosse un mendicante assorto

nel reinventare un mondo che vediamo poco e male

Non mi basta cercati

ne difendere la tua pratica diurna

inginocchiati ad un egoismo

di chi non accetta che il proprio martirio

Non mi basti quando ti basti

Quando gonfia d’amore

esplori cercandoti il volto

Non mi basti quando esplodi

perchè crei poca ombra sul letto

Non mi basti e non mi basterà mai

 

Non mi aspetto tu capisca

Non mi aspetto tu capisca

quando ti dico che ti amo

mi aspetto che tu lo accetti come un regalo distratto

fatto all’ultimo momento

comprato su una vecchia e sudicia bancherella

Siamo solo interpretazioni mia cara

il nostro compito è cercare di farci meno ottusi di quanto non siamo

Declinare le prepotenze dei nostri egoismi

portar bandiera bianca alle nostre attese

Sii libera di non sentirti mia

Che me ne farei di una brutta copia di me stesso?

Mi interessa la tua completa io

un foglio da scoprire

Cerchiamo troppo di esser qualcosa

invece di lasciarci evolvere da ciò che siamo

Divaghiamo sul tema

Tentando di amarci essendo presenti ogni volta che lo viviamo

 

Mutilati Immaginari

Due mani si sorridono

se non nascondono un coltello

Un passo è una vittoria

se non è fatto per fuggire

Un sorriso è un inferno

se non è rubato davvero

Tutto il nostro corpo

si aspetta una reazione

alla sua danza fatta pr compiacerci

Invece rimaniamo fermi

indifferenti

A guaire come mutilati immaginari

ipocondriaci opposti

Filosofi del non luogo a procedere

sentenziato

da un tribunale di farfalle

in una eterna esplosione di colori a metà

La follia appena sfornata

Un pazzo si inabissa in cadaveri da fiume

quel forno che cuoceva la pelle

Era un pazzo senza denti

non aveva mai dato un solo morso alla vita

Solo sogni senza fermate

e la dannata fortuna

che non sarebbe mai passato nessuno

a controllargli il biglietto

Indossava un maglione e un giaccone di pelle

riuscendo a intrattenere il pubblico

con lo spettacolo normale di chi non sente bruciarsi il viso

Stupore e domande

all’oceano accaldato

Chi fosse quel pazzo

non importava

Alla gente non importa mai la storia dietro il viso

Ma era l’unico

a sentirsi a disagio

per la folle noia indiscreta

della gente che piano si scioglieva

La bambola al profumo di cenere

Chissà cosa ti aspetti guardando da quel finestrino

Cosa ti consuma nella fretta della gente

che non vede la tua piccola devastante bellezza

Triste di felicità

strappando la paglia dei tuoi antenati

ricoperta solo di un vestito

così perfetto al tuo corpo

quasi fosse un tatuaggio a lama viva

Vorrei toccarti lo sguardo

nient’altro che toccarlo

catturare la violenza con cui cerchi i tuoi sogni in macerie a due gambe

Da guerre immemori

che tenti di scontare

addormentandoti ancora una volta

 

Tempus Fugit (agitare bene prima dell’uso)

Caparbio è il tocco

quello che viene dal pericolo di affogare a vele spiegate

Vedo ricercare astrazioni

che a volte sfuggono a se stesse

Altre volte muoiono

come orgasmi soffocati dalla boria altrui

E’ più sacro pentirsi o crearne il desiderio?

Avremo più giorni o più attese?

A questo mi servo

A pormi domande sopra ovvie risposte

Si svestono come pavoni

nel rituale del corteggiamento

sempre meno assenti

nella loro lontananza

Sempre meno liberi

di far rotolare massi di problemi

da orologi improbabili

Praticantato da esule

E per oggi non mi basta

non mi si accontenta lo sguardo

tende a vibrare nel vedere oltre

colmando ceste in vimini abbandonate

Si difende come può

questa falsa costrizione indotta

Mentre tutto esplode in un solo punto bianco

al centro di uno schermo nero e distrutto..

Mentre i nervi masticano i minuti

sopra cortine ecologicamente scorrette

mentre fuori da questo rumore

un mondo intero urla senza dar fastidio

e rimango solo per stasera

a fissare un attimo di solitudine

come veder un vecchio amico

scomparso da tempo

Scena di caccia con totem

Legioni di sguardi si accavallano sopra torri solitarie

alte come la speranza di un altro giorno diverso dalla logica

un aspetto cencioso di fiamme e corallo

mentre una spiaggia in penombra si tinge di strisce d’avorio

più in là delle voci

si calano nella parte dell’ombra che danza

tutto tornerà alla luce domani

Mi piace rimanere tra il non e il sicuro

appoggiato con le braccia ad un totem intagliato dove è scritta la mia storia a venire

non la guardo per pazienza non per rabbia

ma per non svelarmi le cose che sto divertendomi a costruire

le mani che sto legando alle mie spalle

Non capisco se fuori da me esista ancora un posto dove sorridere

tutto diventa così meccanico nel ruolo di essere umano

troppo umano per rendersi conto di vivere

respirare mentre si annega è una consolazione per i topi della nave

pochi e maledetti attimi

in cui non si torna indietro a far benzina

Fuori posto spinto

Sant'Eusebio (Genova) - Festa della Madonna di...

Image via Wikipedia

Non ho mai atteso tanto

chi c’è stato nel mentre di un volontario silenzio

ha forse intuito come non si dovrebbe mai cedere

E qui ancora non piove

si fa nuvolo

ma non vuole piovere

La terra arde da secoli

sotto i passi di un aspetto così nobile

ma niente è come dovrebbe essere

la sensazione che tutto sia fuori posto

ecco la visione primigenia del risveglio

la facoltà di percepire il non esatto

Sole luna mare terra tutto con questa sensazione di sbagliato

Forse solo il tempo ne ha deciso le forme

le incapacità motorie

di sventolare alla vita come bandiere stracciate

non si riconoscono nemmeno più le insegne

barche alla deriva su un oceano di strade e cemento

dove portano? dove non ci hanno portato?

Scegliere una o l’altra è un cappio senza strappo

mentre un boia sorride

facendoci pagare il pedaggio

 

 

Il vero scrittore

La voglio smettere di scrivere libri, poesie, saggi e controseggi, idiosincrasie e tutte le cavolate…. il vero scrittore letto da milioni di persone e con interesse è colui che scrive le indicazioni e le posologie sui medicinali…. i poeti scrivono le controindicazioni…. ovvero ciò che nessuno legge mai attentamente….

Cadere nello specchio

Giù nello specchio!

In quella forma piana e irregolare

angolata da similitudini

spugnata intonacata da fragori semivisibili

Sono le coercizioni dei passi a portarmi sempre vicino alla scelta

Sempre più giù nello specchio

come se fosse un giudizio di acqua e sapori

mi trasporto ma senza fretta

mi scrivo e mi parlo

Sempre più giù nello specchio

Fino a toccare il senso di tutto un attimo

fino a credere che esista un volere a tutto quello che non si è creato

Chissà come era questo posto prima che fosse stato creato

Non era nei piani che tutto si contorcesse nei minuti a cui non sto attento

Nessun problema esistenziale da creare per non annoiarsi

niente di niente

Per questo si cade sempre più a fondo nello specchio

si ritrova la pazienza di sognare

la purificazione di un idea che si promette di non farlo mai più

Domanda su due gambe

punto di domanda

Image via Wikipedia

Mi ricordo quando me la posi

non era per niente una domanda

era un dubbio

un approssimarsi di un certo qualunque

Un passo ed una mezza verità corrisposta e ribattuta

Subito dopo il dubbio ce ci fosse ancora altro

La sentenza

Mi domando su due gambe

quale sia il senso di essere convinti di non esserci

la perfezione dell’abisso in cui ci addentriamo

per trovare risposte

e camminiamo

più o meno ispirati

sulle frasi che compongono liriche

che andranno a dimenticarsi almeno due passi indietro

Poni le stesse domande a chi ti è vicino

e ti convincerà che hai solo bisogno di vacanze

estasi da riflettori

un ristorante in morfina

per non fare altri passi

addentrandosi pericolosamente al limite della risposta

un passo dopo l’altro per tornare indietro

essendo così vicini alla meta da non permettersi più di sapere

arroventando il pensiero

su di una fornace accesa

permettendomi di capire ciò che ero stato

divenendo ciò che sono in questo perfetto attimo

e continuando ad essere una domanda su due gambe

 

Lo stupido poeta digitale

Il poeta digitale si scrive sui tasti

ma senza scrivere dentro

ha fame di cercatore d’oro senza saper cosa trovare

Ha una sua schiera di ipocrisie inaffidabili anche nello sguardo

mosse e pedine che si richiedono a forza

un piacere che deriva dal non sentirsi del tutto inutili

scribo ergo sunt,

Ma cosa scrivono?

Le paure che non affrontano

l’indelicatezza di un qualcosa che non avranno mai il coraggio di amare

il fallimento di esser vivi

e l’impotenza nel saper osservare

La poesia è ancora il dono di non rendersi troppo ipocriti

la gentilezza del volersi bene

e l’orizzonte violato d secoli

Batto i tasti e non mi leggo

Alle mie amanti inviolabili

di cui scrivo nefandezze degli occhi

mentre non so che viso abbia

avendola di fronte

La poesia è in ogni secondo che osiamo vivere

evitando quelli forzati del compiacimento digitale

Tutti a gridar poeticamente

mentre realmente viene snobbata

Nessuno ha più un euro per comprarsi la poesia

preferiscono rinchiudersi in cella

e aspettare che qualcuno gli dia l’oroscopo del giorno

tra sorrisi e falsità appena appena visibili

tanto flebili da lasciar voragini alla decenza

Mi domando a quale dio hanno fatto torto

per disprezzare così il dono della parola

Certa gente dovrebbe versare vino sui pantaloni di un topo

piuttosto che glorificarsi nel scrivere

taccuini da psicanalisi

Andate al diavolo….

 

Chi vola muore a terra comunque

Se ci fosse appena un minuto in più

troveremo chi si lamenta del ritardo

di chi respira lento sopra le attese inutili

le speranze lasciate a marcire dentro i minuti

orologi digitale senza cucù

Ieri si è suicidato un passero sulla finestra

ha deciso di non volare

era una sua sola scelta

una morte accidentale progettata fin da allora

Chi vola ha una sua prerogativa  a sognarsi senza ali

lascia il tramonto per la terra

atterrando volutamente nel parto stesso di qualche momento

In un eterno presuporre felicità

le gonadi della mente si permettono di sognare scenari di prioritaria disillusione

Senza mai arrivare a quel concetto che sfiora la realtà

l’assunzione di vita va fatta a brevi piccoli sorsi

coriandoli immaturi

colori meno vividi

ecco cosa vedo in questo passero morto

un funerale per chi sa volare

Poichè anche chi è libero

cade a terra per morire

La strega elettrica e il concetto

Ha un suo forse

che diventa un punto in comune con tutto il nulla che si diffonde

la prerogativa di non esser priettata verso luci fioche e spente seppur accese

La catalessi di un sospiro

l’eterna attesa di un pregiudizio

tutto in un calderone

fino a rendersi formula perfetta di un dato di fatto

Cinque sono le scorie che il vento lascia

quattro le destinazioni senza viaggio

dove noi impazienti riprendiamo la penna

scrivere e si deve

ma senza lasciare grafie

Un rituale lasciato a metà

dove si sono dimenticati di rivelare l’uomo

per quello che è

una giostra senza motore

che il vento trascina tra il se e il forse

un dubbio che dura dalla nascita alla morte

di quanto sono dimenticati dal vociare dell’essere in meno

Manca sempre qualcuno all’apello

come se fosse evaso da tutto questo clamore di forchette

Unica condanna

la vita come non avreste mai voluto vederla

dimensioni atroci

di un concetto arbitrale inevaso

Colpa di una strega elettrica

che va a scatti