I fantasmi muoiono di vecchiaia

Come un enorme arteria tinta a rosso
dove scorre furioso
disattento
folle e noioso
il corpo compatto di mille vite
i fantasmi dinoccolati 
tornano indietro
vanno verso l’opposita pazienza
Sono vecchi stanchi di correre
trascinandosi il copione
scorpioni senza veleno
non più
per figli che hanno lasciato
mogli che sono risorte al tempo
ma che non gli preparano più la vita ogni giorno
Sguardi come pareti
su cui scalare la vita
chiedere i rimborsi per quante volte non abbiamo capito
su quelle scene che si vedono nei film
sulle ali delle falene
che offrono la vita per un sogno
Lei aveva polvere di promesse
nell’occhio con cui guardava
l’altro lo teneva chiuso per trattenere il nostro primo bacio
Non ho mai capito quanto fosse così sereno
solo ora che non lo reggo più con i miei sogni
I fantasmi muoiono di vecchiaia
camminando a ritroso
in una metro affollata

G. Caria – tutti i diritti riservati

Divieto al cielo

Non sono più l’amor che temevi
L’impazienza degli abbracci
Dati per non cader dentro se stessi
Solitari commissari di bellezza
Per interrogar la pace violata
Di quanti in fila colpiscono vento con foglie di carta
No mio stupido amore
D’ora in poi sono l’amor di vivere
Impassibile alle altrui lusinghe
Come un delitto di cristallo
In mostra
Nel museo del come eravamo
Per vietare al cielo
Di rifletterci
In un lago a pozzanghera
Dove affoga ogni viso che passa

Le voci di una sentinella di latta

Dove portare
ancora una volta il cuore
Senza che s’annoi di umanità feroce ?
Farlo giocare fino a sera
Nel campo aperto di un confine
Così male informato
Da saper troppo dei molti
Delle visioni dei pazzi
Dei monologhi dell’ altrui malocuore
Non lo porterò a giocar con voi
Non nel suo inviolabile cinismo
Che lo innalza alla dolcezza dei miracoli
Di chi attende un gesto tanto comune
Da rendersi raro