Torna nei sogni

Tu sei un incubo!

Perche sei scesa dai miei sogni?

ora sei reale ed è un tormento al cuore e alla vista

come ti sei permessa di togliermi l’illusione di averti mia

lontana dagli sguardi corrotti della gente?

Chi ti ha invocato dal paradiso dei miei silenzi?

Sei la mia apocalisse ora che non posso che sfiorare le tue immagini

che lente svaniscono quando non ci sei

Non ptevi rimanere nei miei sogni migliori?

Dove la realtà di queste bestie affamate non poteva raggiungerti?

Ora dovrò amarti ad agni costo

conquistarti l’anima e riportarla in teche di cristallo e oro

Affinchè nulla possa renderti cieca ai miei baci

Scappa ora

o ritorna  nei sogni

ma ti prego

non esser più reale

poichè se tu scomparissi

avrei perso il mio sogno più grande

Cosa possiamo dirci?

Cosa possiamo dirci ora?

Ormai questo scherzo non racconta più nulla

rimane in attesa di azioni profonde

le stesse di cui ne abbiamo paura

rosario e penitenza

per una campagna dormiente

calda al meriggio

e delicata al sentire

Cosa possiamo dirci ora?

giurare universi eterni o dimenticarci lentamente?

sfoggiare nuove corone oppure mantelli per coprire i sentimenti?

cosa possiamo dirci ora?

Che siamo catene di ferro arrugginito?

Potremmoparlarci di come si sta bene

di come la mano accarezza un sogno nell’aria

di come le voci danzano tra chilometri di fuliggine altrui

potremmo parlarci per secol idi come raggiungerci

ma sarebbe meglio

smetter di dirci

e correrci incontro

Il mio rifugio

verdi strappi su rocce bianche..

il marmo di botticino che risuona fiero…

lampi rossi di fragole selvatiche ….

serpenti bastonatori come spade nere

lungo le scie d’erba..

la calma

e il silenzio delle preghiere d’anziani di sera…

un muto rosario che si dimentica dai mariti

bestemmiando nei bar

santi e peccatori…

insieme per libagioni d’avorio colato…

al tramonto….

si incendia il tempo…

ed è pan che riporta la vita a dormire..

L’orlo del cuore

Ho una gran voglia di fermarmi al bordo del tuo letto

quando dormi e mi senti altrove

spiare quelle luci che porti nei sogni

e che mi hanno indicato la strada fino a qui

Hai poche speranze da conquistare

E in tutte hai saputo portare fiorifreschi per adornare un tavolo in legno scuro

Dopo aver scoperto il mondo cosa ti frena dal dipingerci?

un tatuaggio indica la mappa ad un tesoro di foglie di bronzo

una guerra dei bottoni dimenticata nelle campagne irlandesi

Sarebbe il quadro del mio tempo

adagiarti su un prato di fiori d’erica e verde

mentre più in basso una donna canta accompagnata dal vento

una scura fuliggine per disegnare i pensieri

lasciarsi vincere dai nostri occhi  che osservano

Non ricordo bene come tu sia potuta entrare

avevo sbarrato porte e finestre

dimenticato la strada del ritorno

cancellato le mie trace lungo il fiume

ucciso i cavalli che mi portarono

ora che sei qui

prendi una candela

e fatti strada

in queste camere che profumano di pietra

e lascia un racconto sull’orlo del cuore

La processione

Se cercassi di rapire un alito di vento

non avrei buone scarpe per rincorrerlo ogni volta che erompe

mi dicesti “sei come il fuoco”

ed io che pensavo parlassi di stazioni vuote a notte fonda

Sono morsi al lato del cuore

non scordandosi a quei dolori che il canto riporta

le guerre non hanno mai avuto tanta follia

rispetto al desiderio che avrò di te

sono giochi d’acqua sul mio viso

oceani scesi da comete in corsa

cerchi chiusi da armonie elastiche

e tutto un vorticoso sentirsi meglio

nonsarà una forma e non sarà un delirio

ma sarà il contorno dei tuoi occhi a segnare i confini

fino a dimenticarmi di aver vissuto brevemente

e non aver respirato prima di averti incontrato

La favola di fuoco

Ho una favola per le tue notti incerte

dove potrai riposare sull’orlo del mio petto.

Racconta di giorni a venire

momenti da consumare

scene da fotografare con il cuore

sorrisi per gonfiare l’anima e amare

La favola non ha vincitori

semplicemente attori

reali senza false pretese

sguardi coerenti e parole vive

Vive nel tempo e nella volontà

l’uomo agogna a questa favola

ma non ne mette in vita l’esito

Quanta ipocrisia può diventar una carezza

Ed ora capirai questa mia favola

solo se la vivrai..

sarai la benvenuta se lascerai la tua paura e la tua storia

Non ci sarai se non saprai amare…

Il costruttore di colori

Scende da scalinate d’ebano
curvo sotto il peso dei desideri concepiti
sguardo di roccia contro vestali scaltre
chiude le mani a difendere un sole
un colore creato da un regalo ambito
Un verde smeraldo che invoca il suo dio
aspetta temendo di sperare senza sosta
Cosa porterà il circo di sguardi e parole?
Avrà domatori inermi
o nani giganti?
Il costruttore di colori
si fa donare speranze
ogni colore lo trasforma in splendide statue d’avorio
Attende danzando lentamente
come una cerimonia ad Eleusi
dal colore ruba e rapisce
tende reti per catturar sorrisi e labbra argento
Sarai tu con il tuo colore a portar spavento a questo mare?
Sarai la mia tempesta immaginata?
Sarai l’amore corrisposto che non ho mai sperato?
O semplicemente sarai ciò che si ferma al centro dell’universo
per conteggiar ogni lacrima degli dei?
Il costruttore di colori continua le sue alchimie
attende il bussare alla porta
mentre reinventa i colori donati
Li nasconde in una quercia
dentro al bosco di anime che allegre lo cullano
Poche persone avranno il coraggio di avventurarsi dentro questi luoghi
il bosco oltraggia essendo specchio a se stessi
Parti ora che il vento è perfetto…
Ti attende il colore che mi hai donato…
reinventato per i tuoi desideri… finalmente…

Desiderata

Un sole meno ardente

è tutto ciò che posso prometterti

non brucerà lo sguardo a colei che cerca… tentando la fortuna con poche carte

Scivola la sensazione di essser meno dovuti

unicorni da trofeo sopra tavole imbandite.

Fruscio di seta bianca che cammina sopra pietre antiche

E’ una condanna del pensiero

la fama di esser meno morto

non aiuta a concepire figli immobili

Ma tutto scorre non vedi?

Libagioni di ambrosia

non aiutano a rallegrare il sorriso

ti cercherò ancora una volta… mia cara desiderata

L’Araldo del poeta

….sono troppo scaltro per insinuare!

Siamo Araldi tra i mondi…

scenari dipinti strappando giorni al tempo

astrazioni di estetica feroce

Cosa significa ilvedere se poi guardando nel mondo

non hai altro che mezza realtà?

Ti ritrovi a sconsolare le tue allusioni

precettando insinuazioni

correndo tra una persona e l’altra

spiandone il respiro

Ci si ferma.. si osserva

ci si illude volutamente

sentendo che si ripartirà molto presto….

E allora non resta che scrivere

colare versi implosi

poichè se scappassero

l’umanità sarebbe schiava

Non resta che ritornare ad accettar di essere Araldi

di un regno che esiste tra i mondi

a cui nessuno tenta più la conquista…

I sogni si rovinano…

I sogni si rovinano se si tengono nel sonno…. bisogna strapparli all’etere e modellarli come creta nei nostri minuti….. questo è il coraggio di sfidare la vita…. Ogni uomo che ha saputo crescere il proprio sogno, ha inciso con il fuoco il suo nome nel cuore di dio…o  chi per esso…

La condanna di Pan

—-Pan, l’arcangelo della terra, ha deciso di condannare le emozioni  e le realtà umane. Questo accade poiché è stufo del caos che l’essere umano ha causato.

Pan disprezza ormai l’uomo, considera le emozioni  gran parte della causa della disfatta umana.
Inizia il giudizio.—-

Scena I

– Una donna che è la vita, un uomo seduto sfondo nero, l’uomo è seduto su un trono di ferro, scuro fiamme in circolo.

La vita:

Sceglimi e avrai il tuo sapore, piccole lacrime di pensieri da ubriaco

Sei una scena madre dove nessuno guarda,

cosa dirai al nuovo giorno?

Mi crederai tornata? Oppure penserai  che ti abbia abbandonato durante quei sogni travestiti da incubi?

Pan:

Non ti ho mai assecondato vita, ho commesso mancanze per evitarti, scaldato da altri soli che non erano le tue labbra. Si ogni notte mi abbandoni e lasci che sia l’anima a violentare la mia passione.

Sei un cesto di frutti con molte varietà sconosciute, sai bene che se ne ha paura del tuo folle abbraccio. Sei tuono nel tuo divenire, ma ascolti le sciocchezze dei mercanti sulla strada per la veglia. Sei il peggior amore corrisposto che io abbia mai sperato. Ora vattene e lasciami tornare alle macerie. Devo distruggere ancora molti pensieri di pietra, devo farli diventare liquidi e colare dal mio palmo.

Vita:

Sei il solito presuntuoso, credi davvero di poter camminare tra i mondi? Lasciarmi in disparte come una delle tue amanti indecise?

Povero sciocco. Non posso andarmene, non respireresti che il tuo orgoglio di ferro. Saresti l’abbandonato e il martire dei tuoi sogni, la tua ricerca ti ha spinto dentro il vortice del non ritorno e la presunzione degli dei ti ha condannato a sviare le tue emozioni.

Dove hai guardato l’ultima volta? Con che visione ti sei bruciato le passioni? Non vedi che ogni volta che hai varcato la soglia, ti hanno rubato l’umanità che disprezzi?

Pan:

Ora vattene…… e porta con te le tue carezze…. Regalale ai tuoi servi..

Vita:

Vado ma tornerò a reclamarti…. Ogni volta che andrai oltre… e sarò la crudeltà reale… nient’altro..

La vita se ne va, lascia un fazzoletto nero davanti al pensatore, si ferma prima di uscire e da un ultimo sguardo scuotendo la testa.

Il pensatore guarda nel vuoto, nemmeno si accorge del fazzoletto, il buio in mezzo alla luce lo abbraccia come se fossero mille braccia (sfondo nero, persone vestite di nero che allungano le braccia sul pensatore).

Pan:

E’ così folle camminare nel vento dei pensieri?

Scegliersi per evaporare dalla massa che ti attanaglia lo spirito? Dimenticarsi della realtà e forgiarsi le armi per andare a vedere gli dei danzare?

Forse la vita non ha tutti  itorti, il mio orgoglio si gonfia come vele ad un vento scuro, lascia squame da rettile sui miei amori, sulle mie emozioni.

Ogni cosa diventa un pezzo di un mosaico infinito, qualcosa di cui non avrò tempo nemmeno di percorrere del tutto.

Ricordo le notti passate a filosofare con la morte, dargli le parti migliori delle mie nascoste carezze. Sorrideva come un anima indecisa, ma aveva la pazienza di una corsa in discesa..

Annuiva non essendo convinta di quanto falsificava, trascinava la mia marcia come fossi un soldato sporco e già sconfitto.

La vita insiste… ammette che disprezzo l’umanità.. Non è del tutto sbagliato, sarebbe impossibile amare le meccaniche noiose di virtù sparite..

Nascite controllate da altri umani senza morale, con false patine di comprensione. No bisogna andare più a fondo, diventare fuoco liquido e scorrere bruciando le ipocrisie nemmeno velate, gli sguardi persi nelle pieghe dei pensieri, le voci che urlano in silenzio e vedere finalmente milioni di bambini giocare senza preoccuparsi di svegliarsi l’indomani.

Siamo diventati un enorme verme gonfio, lento, inesorabilmente votato a imputridire su questa terra che non è più fertile.

Una vita che viene beatificata solo da pochi, anzi rari, momenti in cui si è stati felici, alla ricerca di un nulla che perde tono e forza ogni volta di più.

Speranza: Aspetta…

Pan: Chi è?

Speranza: Sono? No, sarò, è più esatto dire così… o forse non sarò. Ma il tuo disincanto è logico, ferreo, inattaccabile…. Hai già distrutto molti dei miei regni…. Vuoi rendermi una sovrana senza più dominio?

Pensatore: Forse intuisco…. Sei l’ipocrisia umana…. Il martirio dei molti… la speranza…

Speranza: Forse hai ragione, forse ne avrai, o forse hai talmente costruito la tua dimora in pietra che ora hai dimenticato di ascoltare la tua forma.

Ti sono venuta a chiedere un favore.. devi smetterla di conquistare i miei regni.. distruggerli e liberare i miei poveri servi.

La vita se ne infischia della mia disfatta, lei è necessaria a tutti  i suoi schiavi, ma senza di me che sarebbe? Chi avrebbe il coraggio di riammetterla al cospetto senza di me?

Immagina giorni senza speranza di qualcosa di migliore…. Vincerebbe la morte.

Pan:

Illusa…. Stai perdendo il tuo potere senza il mio aiuto. La vita ha preso ormai il tutto e il resto lo ha fatto l’omicidio dei valori negli uomini. Non credono, si lasciano trascinare dal tempo senza poter farci nulla.. troppo pigri per sognare, troppo deboli per riaversi.

La speranza in cosa? In sogni che sanno non si avvereranno mai? Sono illusioni… lentamente ti sei trasformata in ipocrisia.. la disillusione cosciente che però aiuta ad illudersi sopportando la tirannia della vita. Sei un controsenso e nemmeno te ne accorgi. La  tua gloria passata aveva uno scopo. Speranza di arrivare a un qualcosa… mentre ora ci si limita a sperare… Sei un amante abbandonata. Resa schiava dall’essere umano…. Non avresti scampo in nessuna taverna, saresti la prostituta a buon mercato di ogni ubriaco, ben sapendo che non varrai la notte con cui passa….

Perché invece di implorarmi non ti rendi forte, non insegni ai tuoi figli di sperare per arrivare ad un traguardo, non rimanersene fermi ad attendere che qualcosa bussi per loro, che accada un apocalisse che li faccia star meglio, quando nemmeno loro hanno la voglia di arrivare a qualcosa?

Provo pena per te…. Sei l’emozione più debole, colei che è stata creata per uccidersi…. Vattene e lamentati, oppure agisci…

Potrei sempre pensare a tenerti con me e accompagnarmi in questo giudizio delle tue sorelle…. Intendo distruggerle una ad una… giudicarle e condannarle….. e infine esserne il peggior carnefice senza assoluzione…. Mi domando… una volta assassinate cosa rimarrà.

Speranza(singhiozzando): Bene! Sei un demone da apocalisse, cosa vuoi da noi? Cosa ti importa? Lascia che tutto vada come è sempre stato, perché sei venuto a sfidarci e torturarci? Rimarrò con te e sarò la difesa delle mie sorelle e la tua peggior accusa….

Anche se devo ammettere.. che hai ragione….

(speranza si siede ai piedi del trono)

Pan: Saresti una splendida amante umana…. Così fiera nella sua debolezza….. rimani  e come ricompensa avrai l’ultimo giudizio.

Scena II

Pan e la Speranza sono fermi…. Entra una donna vestita di fuoco e catene…

Ira: Eccomi Pan! Questa farsa mi piace, diventa goliardica soluzione alla mia noia. Vedo già la fine di tutto questo, sarà la compagna anche tua….

Pan: Ira…. Folle ragazzina…. Presentati e avrai parola…. In altro modo avrai la tua condanna…

(Si rivolge verso il pubblico e inizia il monologo di presentazione)

Ira: Ti osservo salendoti alla gola
E’ preferibile sparar sopra i riflessi più chiari
in modo da non poterne più e liberare i nervi
Tensioni da scatole di metallo
rumori impegnati sono quelli che si rendono sottili alla furia…

Se non fosse che vivi sulla schiena
e il tuo manto diventa sempre più opaco
potresti anche rinnegare la tua stessa esistenza..

Ma poi io ti dono la scintilla che ti rende improbabile
Divinità illusa dal mio scorrerti nelle vene
Il sangue diventa luce ardente
fiamme di liquida e disarmonica convinzione
Cento mani potrebbero sfiorarti ora
ma nessuna lascerebbe la tua essenza in vita

Sgorga dalla mente come un pozzo invecchiato
sono la tua anima e la tua stirpe
il tuo senso di potenza stonato

Avrai anche i tuoi momenti liberi
scelti tra le carte in un mazzo segnato
Abbandonati a quello che illudendoti credi
sono qui e sono perfetta
Ho tutte le parole che inventi
urlandole da solo in una gabbia muta

Nessuno può lasciarti andare
nemmeno la tua stessa volontà
sei uno stupido presuntuoso vestito di respiri
Non vali un talamo restaurato

Corri e non lasciar che ti prendano
vorrebbero rubarti il nulla che nascondi

Solo alla fine della strada
resterai deluso e sfinito
corso e rincorso da fantasmi indifferenti
Che non degnano alla luce uno sguardo
Sei illuso e solo mi senti ridere
Potenza svanita
ferri alle tempie…
Sei un diavolo a molla che non ride più
Ed io sono la tua ira…
La sposa negata
l’amante capricciosa…

Pietre nei pensieri

Certo che tutto ha un senso

Diventa scopo solo nel momento in cui si ama

Scelte di forestieri iracondi

Giorni in cui si gioca a lanciare pietre oltre il vento

Corri a riprenderle

Scoprendo che sono solo tuoi pensieri incoerenti

Cosa accadrà domani?

Potresti guardarlo nei tarocchi che hai inciso sul petto

Avresti un futuro di grano secco e incubi diurni

Giocolieri ubriachi

Salvifica incoerenza

Fino ad arrivare a notti turbinose

Indecenti nel loro finire

Dove ti risvegli su pavimenti caldi di sangue celeste

Vorticherai ancora?

Danzerai ancora tra le scaglie di un drago di puro uragano?

Sono pietre da lanciare e riprendere

Un blues caldo di notti al contrario

Mentre tenti di salvare le tue povere paure

E intorno tutto marcisce

Sguardi e parole

Nessuna azione nessuna volontà

Amandomi in momenti di incertezza

E facendomi sparire quando il giorno brucia le tue notturne paure

Ho donato anche questo

Ma ora ho voglia di giocare da solo

In campi di grano secco

Emain Macha

Tra i boschi Emain grida forte

Sono la madre del mondo sconosciuto

la sorella di un lampo che non teme i giganti di ghiaccio

Danza tra le spade come un filo di vento nero

Ho scoperto il figlio di un mio desiderio

la ragione del mio abito di foglia

la sconosciuta temeva la vita

la presente inveisce contro la scena

Siamo insulti agli dei

calpestando la schiena di questa terra scura

Nessuna freccia colpirà la tua fronte

ne sfiorata da amore alcuno

Scemando sulle rive del liffey

così lontana da casa

Sono regina e sono la spada

il taglio che arriva a squarciare i ricordi

ricopro le miglia che mi tengono lontano dalla mia casa

dove il mio re ascolta impaurito

Partorisci corpo

tra le sfide degli uomini

dono la vita mentre gli stupidi cercano la morte

Salutate Macha e il suo dono

Le feste di Caitra

Ricordi il sanatana dharma?

Lo raccontavi sopra spine di fiori e desideri

Ti ascoltavo senza fretta sorridendo al bronzo della tua pelle

Sei un veda di dolcezza violenta

Appari dietro al fuoco con i tuoi colori composti

e ti doni come una antica dea delle tue giungle

Ti sei spogliata di oro e argento

per mostrarmi l’anima del tuo vama

Penso di averti amato con lo stesso sangue

imprigionati su un dipinto di fuoco e colori

pelle di bronzo e grandi occhi

A volte ritorni come acqua dal fiume

ti rivedo portar acqua e donare sorrisi

La vergine delle mille spade

la sposa di un attore muto

Ho imparato la magia dei tuoi gesti

la danza del tuo ventre

e tutto in quei pochi immeritati giorni

di quando la luna era allegra sopra lo sapta sindhu

e da qualche parte violentava le feste di Caitra…

Sei ancora viva….

nei tuoi colori e nel sasso che mi portai alle spalle

torna appena puoi nei miei sogni

e insegnami  ancora i colori

La carovana nel deserto

Lenta scivola nel deserto

la carovana di pensieri vestiti di blu

una striscia di mare che percorre le vene

di questo arido cuore spinato

I bambini piangono aspettandosi una carezza

ma si è sordi al vento che passa

le tempeste sono alambicchi di alchimie solitarie

e mentre tu cerchi di salvare i tuoi anni

scopri solamente mappe deformi

La carovana scaglia maledizioni al nulla

si cinge di parole come pioggia su un saio

dobbiamo scegliere una meta

per non vagare in questi deserti

dobbiamo infiammare un sentimento

per non lasciarci morire con le sole nostre parole nel deserto

e riprendo il cammino in questa carovana allegra

scordandomi di averti avuto

oggetto senza pretese di un mio ennesimo gioco al massacro

Pan ed Eco

Pan: Troppa luce…. preferisco la penombra….

Eco: Socchiudi gli occhi…mi vedrai in penombra..contorni sfumati….colori soffusi…e sole in pausa…intanto tu parla del tempo che scorre…finche’ capirai che per riaprirli e vedere tutto chiaramente avrai bisogno di qualche istante di ripresa in accodo lento….

Pan: Sono cieco dalla mia prima nascita millenni orsono…. condiviso da luce e ombra…. la completa forma del tempo che scorre nelle vene di un dio nei boschi….. del resto preferisco rimanere tra le querce a contemplare i secondi che danzano piuttosto che non attenderti mai….

Eco: Sono cieca dalla prima volta che me ne sono resa conto….divisa fra la luce e una penombra tenera…sono una fata dei boschi in missione di pace….e vivo sopra la corolla di un fiore nascosto sotto una quercia che ombreggia e costeggia un rigagnolo d’acqua piovana…le ranette mi svegliano a l mattino e mi costa fatica tenerle al riparo dai predatori.. E danzo sul tempo che scorre aspettandoti senza sperare che arrivi mai…..

Pan: E in ogni corteccia lascerò un messaggio…. un invito ed una sfida….. saranno parole antiche… di chi solo ha saputo invadere le colline a nord… Bruceranno sui monti i falò di Tara… saranno ancora le mie orme a coprire gli spazi in cui rimani ad attendere la scelta del tempo. Non temere avremo un giorno oltre questo tempo.. creato appositamente per noi.. da qualche viso di pietra nascosto tra le felci

Eco: Sulle colline a nord ho fatto la mia casa..adoro il nord perchè è sempre piu’ verde…le parole antiche saranno saldate al mio polso con le foglie di una felce trattata con odori di bosco e cinghiali selvatici…accettero’ gli inviti e superero’ le sfide avro’ con me un’ascia che non odorera’ di guerra sara’ di parole create ogni giorno per te…copriro’ le tue orme con le mie viaggeremo insieme ma paralleli per coprirci le spalle e i pensieri il giorno oltre il tempo arrivera’ …e il viso nascosto dietro le felci sara’ quello di un nemico tramutato nel nostro miglior amico…sara’ lui il nostro spirito guida…..

Pan: Anam cara…. si sveste dei suoi lampi per ingioiellarsi di terra scura…. un dipinto della terra soffocando le foglie che morenti attendono di esser dimenticate…. Ho burro e sale per renderti omaggio… saranno le mie mani a coglierti prima che la realtà invada il mio regno… scorro nascosto tra foglie e acqua di ghiacciaio…. ti illudo di aver trovato… ti smentirò la volontà…. fino a farti render conto che invece è tutto vero…

Eco: Mi tingo viso e corpo con terra bagnata di rugiada…i gioielli lilascio ad altre…Le foglie saranno la mia coperta di ricordi per dare cibo alla natura …Il burro e il sale li usero’come crema di saggezza e ti offriro’ un calice di cocco e funghi adorno di foglie di menta selvatica come benvenuto…Prima che la realta’ ti colga sognando faro’ del tuo sogno un sogno infinito …arrivi fra le foglie e ai miei occhi sei gia’ apparso da tempo..Annulli la volonta’ e mai sapro’ dirti se mi rendero’ conto che è tutto vero….

Pan: Ora sognati e insegnami ad attraversare quei deserti che metti come monito. Voglio raggiungere quelle storie che non hai mai raccontato… imparare quei disegni del tuo sguardo che hanno ripetuto al mondo: io vivo. Scegliti scegliendomi e lascia che la mia corsa abbia un senso feroce mentre attraverso le sale del tuo intimo

Pan: Scritto da Rip

Eco: Scritto da Mina Lubello

Pan: Secondo il mito descritto da Plutarco fu il suo grido di terrore ad annunciare, ai marinai egei, il declino degli dei antichi, annunciando la fine dell’Olimpo attraverso l’annuncio:

« il grande Pan è morto. »

È un dio potente e selvaggio, esteriormente è raffigurato con gambe e corna caprine, con zampe irsute e zoccoli, mentre il busto è umano, il volto barbuto e dall’espressione terribile. Vaga per i boschi,spesso per inseguire le ninfe, mentre suona e danza. È molto agile, rapido nella corsa ed imbattibile nel salto.
È principalmente indicato come dio Signore dei campi e delle selve nell’ora meridiana, protegge le greggi e gli armenti, gli sono sacre le cime dei monti. (da wikipedia).

Eco: http://it.wikipedia.org/wiki/Eco_(mitologia)

I trionfi di un perdente

Scagliati su questa terra da mani insicure

rimaniamo storditi per pochi millenni

nel pensarci vivi

e attraversiamo ogni giorno

domandandoci perchè

scoprendo con terrore che è già finito il nostro tempo

siamo una domanda pericolosa

che ci porta a morire di attimi

preferisco innalzarmi sulle vette di kadath

e sfidare quegli antichi dei

piuttosto che lasciar cadere un solo giorno

E maledetti coloro che non ne faranno mai parte

si perderanno la gloria di assaporare la carne degli dei

Sono trionfi di chi ha perso

barboni con armature d’oro sotto gli stracci

troppo stanchi per ricordarsi gloriosi

troppo vecchi per sfidare il tuo sorriso ancora una volta

E in ogni corteccia…

E in ogni corteccia lascerò un messaggio….
un invito ed una sfida…..
saranno parole antiche…
di chi solo ha saputo invadere le colline a nord…
Bruceranno sui monti i falò di Tara…
saranno ancora le mie orme a coprire gli spazi
in cui rimani ad attendere la scelta del tempo.
Non temere avremo un giorno oltre questo tempo..
creato appositamente per noi.. da qualche viso di pietra nascosto tra le felci

Ti amo

Ti amo per non averti amato mai

per ogni giorno in cui non sono mai apparso nel cerchio del tuo sguardo

Ti amo perchè non saprei cosa farmene dei giorni senza colori

Ti amo perchè ho tempo

ed è tutto un mare bianco su cui immergere dita e colori diversi

Ti amo perchè hai il senso del sorriso

quello squarcio di vento che apre le marce verso il sole

Ti amo perchè mi hai sorriso

incatenando le mie più folli aspirazioni

Ti amo perchè l’amore è racchiuso in un desiderio

Ti amo

e questo mi basta per conquistarti

Sono cieco…

sono cieco dalla mia prima nascita millenni orsono…. condiviso da luce  e ombra…. la completa forma del tempo che scorre nelle vene di un dio nei boschi….. del resto preferisco rimanere tra le querce a contemplare i secondi che danzano piuttosto che non attenderti mai….

Dammi il tuo tempo…

Se ti chiedo tempo…. se voglio il tuo tempo…. non significano minuti o giorni… nemmeno anni…. pretendo di avere eternità compresse…. luci e ombre di un passato presente…. sono atteso e non ho tempo se non un infinito divenire…. in un eterno secondo…. donami il tuo tempo… dilatato e circolare…. ed io ne farò stracci su cui dormire

Il baratto dei sentimenti

C’è sempre un sentimento dimenticato in fondo alle tasche

rimane li silenzioso

e quasi non te ne accorgi fino a che non rispolveri le tue ferite

Ne crei altari

vergini da balia

olocausti di memorie e scene confuse

Ogni dio ha bisogno di un credente da torturare

Ogni mare di una nave che lo percorra

un amplesso inconsueto per chi ha gettato via gli occhi in cambio di due rubini

Abbiamo un cesto di povertà in saldo

per contrastare la ricchezza parlata

senza spendere dobloni

senza pretendere cambi di stagione

Copriti bene quando attraverserai questi giorni

ci sono troppi cuori urlanti

che devastano la pelle

circostanze favorevoli per uno sguardo

due braccia che ti sollevano quando devi rimaner fermo

Sono prezzi da escludere

nient’altro che questo

Scatole di ricordi

Rimango nell’attesa del scoprire i ricordi

Rimpiango quegli infelici che non hanno un paradiso di scatole

Mi immergo e non risalgo

Tutto è sparito e le voci sono così lontane

Le mani affondano in ciarpame prezioso

Singoli oggetti senza più parole

Fotografie dove non sorridevamo a stento

Ed ogni scoperta risveglia demoni e santi

Li senti combattere sopra la tua perseveranza

Un bottone spento

Un laccio per il cuore

Uno sguardo che ti osserva dicendoti “eravamo”

Le scatole dei ricordi sono buchi neri di passione

La memoria di un passato così presente

Ti immergi per riscoprire chi sei

per capire cosa sarai

dimenticando l’attimo

guadagnandoti un futuro impreciso

Ogni sorriso viene strappato dal calendario dei tuoi sogni

E poco a poco

ritorno a vedere che il mondo esiste intorno a te

Ti domandi

quando avrai ancora coraggio

di affrontare il tuo passato nel bene e nel male

Lettere da Meghiddo

Ogni antro nel mio volere

ha perfezioni pretenziose

cieli multicolore dove intingere le dita e sporcare le parole

scelte e non doveri

improvvisazioni da saltimbanco ubriaco

Dovrei mettere insieme i tuoi occhi

le sue gambe

il tuo sorriso

le sue gesta

mescolare tutto e ritrovarmi con ciò che non ho mai voluto

Ti penso solo quando non sei vicina

e ti dimentico in fretta ogni volta che riposi accanto a me

mi stupisco ogni volta della tua perseveranza

della tua follia in questo vivere aspettando

macini aria come se dovessi evaporare

mentre giardini sfiorano la morte

Sembri sorpresa ogni volta che ti ascolto

mentre non hai mai saputo leggere le parole incise nel tuo cuore

Ritornerò da me…

Se hai tempo… scrivimi

Vorrei…

Vorrei averti vicino al centro delle mie intenzioni, quei desideri che puzzano di vita, lasciandoti andare dove ogni altro gesto diventa inutile…. fino a che troverai la strada per non esser più mia ma finalmente tua….

Scene di guerra violata

Amata e percorsa

scivolata e violata

L’irrisore  vuole la sua parte

chi viola ha una maschera d’argento in giardini di lampi multicolore

e mentre ne scappi soddisfatta

non ti accorgi di aver lasciato l’anima stessa del tempo

in quei fiori di pioggia che non hai raccolto

ogni lacrima scende da nuvole di bronzo

e tutto si liquefa in un orchestra di salmi

recitati da frati senza volto e senza fede

Permettimi di indovinarti

lasciarti senza fiato

sull’andare incerto del mio destino

sulle spiagge di un mondo in disuso

dove capeggia un cartello

“chiuso per mancanza di sogni”

Ti ho insegnato a sorridere

Ti ho insegnato a sorridere

proprio quando avevi bisogno di lacrime di cristallo

quando il tuo corpo era senza vita

sopra uno scaffale di cecità incoerente

Eri li  a  farti scegliere respirando a fatica

diventando polvere tra la polvere

e ancora non hai saputo vomitare la tua scelta

bloccata tra il ventre e i polmoni

aria e maternità

per un aborto di passioni

Non ti saluterò durante il cammino

sei diventata ombra insoddisfatta

Il tuo crimine ha invaso ogni tua saggezza

ed ora non hai che parole di pietra

troppo pesanti per fartele scorrere nel senso

Superando i paradisi

Ci sono scelte da inventare

Paradisi da superare e poi osservare da templi viventi

Mi sono ritirato dallo stupore di questo mondo

per riscoprirmi sangue e nervi

per saggiare la forza di cui ti resi schiava

Siamo dei che hanno rinnegato la propria fede

tradito i fedeli lasciando marcire le proprie parole

Non ci è mai stato chiesto di fare miracoli

ma non ci hanno mai detto nemmeno come sorriderci dentro

Scalci pietre impilate dinanzi al tuo letto argento

Riposi senza fretta

senza l’ansia di ricoprire un ruolo in questo mondo in fiamme

Chiudo la porta… insisto sulle catene

divento acqua e scorro tra le gambe della sconosciuta

una preghiera sopita

dilaniata dal vento

aldisopra dei paradisi conosciuti

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La cuoca prepara…. stasera cibi senza sapore per ascoltare meglio le parole che sussurra, in ginocchio davanti all’altare delle sue speranze….

1

La cuoca si è seduta sulle ginocchia… ha cantato…. ha parlato.. ha sorriso… ha letto e subito dopo si è buttata a terra…. senza carica… mi accorsi dopo che si era strappata le schegge dal cuore da sola…

Recensione all’Arte di Elvira Laguardia

La sfrontatezza dell’immagine che vuole evadere da una realtà stretta

Esistono forme geometricamente errate per l’occhio umano, errate per un concetto di assoluto ordine sociale. Questo non significa che abbiano uno sbaglio indotto. Piuttosto sono schiave di leggi che vanno ben oltre al canone estetico che noi conosciamo.
Questoè uno di quei casi.
Elyart riesce a dare forma a ciò che l’osare rende nebbiosamente evidente. Sadicamente gli universi creano uno squarcio per poter dare all’artista la capacità di vedere per poi chiudere la via di fuga…
E ad Elvira non resta che dipingere… freneticamente prima che l’immagine svanisca. prima che qualcuno aldilà del bene e del male decida che non ne è più degna.
Lei deve dipingere l’evasione della forma da tele che non sono altro che spazi immensi rubati a universi diversi dal nostro.
E’ araldo del suo poter vedere, madre e sposa dell’eleganza della forma, del cantore nascosto che solo a lei bisbiglia storie di feroce bellezza.
Non aveva battezzato, poichè l’acqua umana le era blasfema…. Solo dopo secoli di agonizzante estasi di estetiche improvvise, finalmente trovò l’anima dei personaggi offuscati.
Non abbiate fretta di giudicare secondo i vostri miseri canoni umani…
Siate invidiosi di quanto lei può vedere dove voi nemmeno osate supporre….
Non abbiate fretta di scrutare nuovi mondi… dovrete esser pronti..