Quarto di respiro a rendere

Il mio cilicio non ammette condoglianze

stando fermi sul ciglio del bordo

un estremo nell’estremo incurante

fanno male le orecchie da tanto poco sentire

si rifugiano in microcosmi di spazio limitato

claustrofobia al polistirolo

gestazione precoce di un pensiero maturo

buttato li come una seduta da un dentista ubriaco

manca il ritmo

manca una canzone che si conceda come una delle tante prositute silenziose

Temo il giorno in cui tutto comincerà a parlarsi

sarà un oceano di stupori

mancanze di parole disadattate

rinate come fuoriuscite di febrili stati di concezione

Paroliere senza scopi

in un libro senza numeri

pagine alla rinfusa per un lettore attento alla predisposizione

Nessuna poesia è mai stata più intuile

di un quarto di respiro a rendere

Il cesto dei ricordi mai avuti

Ti ho visto sorridere onestamente

sotto un cielo sereno

guardarmi come si guarda un bambino

e lo si teme nei momenti meno duri

Senziente come una serratura incastrata

difficile da aprirsi al mondo come un desiderio affilato

Ma così sei tu

con quegli occhi che ti chiamano indietro

al principio delle tue paure

delle tue sensazioni ingabbiate dietro ai tuoi occhi

E intanto io scrivo

vomitando tutte le cose che ti ho ripetuto

ma non hai capito

Non è mai successo di star bene con te

di avere un solo piccolo ricordo da salvare ai nostri addii

Ogni parola era un peso su una bilancia di interesse firmato

un contratto di eutanasia altrui

la coscienza di un piccolo vortice che sa di dover morire

La parola diviene fango

come i tuoi gesti in un non fare l’amore

in una notte come tante

dove avrei preferito godermi la vita

che baciarti

che guardare quei tuoi occhi inutilmente vuoti

che sapevano di campi incendiati

dove uno sciame di insetti scappava

diventando locuste

per un raccolto migliore

Ti lascio questa cesta di ricordi mai avuti

appena più in là

del tuo saper amare

 

Divieto di fumare anche per i pesci

Negano la scena madre

un crollo emotivo

dietro un mondo sotto il mondo

nato con un cervello dentro al cervello

per comprendere ciò che dice il primo

Qui non si fuma

è dannoso alla salute del controsenso

anche nei locali senza scopo

Di questo passo solo i pesci non potranno fumare

boccate d’acqua e fumo

per riempirsi i pensieri di cicale rumorose

Sinceramente non ho mai avuto una giuria più muta

occhi sbarrati per coscienze di pietra morbida

bisogna raschiare il fondo per scoprire il mondo di sotto

la tessitura del consolator che si esprime nel concetto

tutto da rifare

come le porte di questa casa

che si chiudono ad ogni barlume di evasione

trattenendo non solo lo sguardo

ma anche un riprovevole niente

Se avessi un figlio pesce

lo baratterei urlando al mercato

tutto perchè

anche per i pesci esiste il divieto di fumare

 

Le madri dei bicchieri vuoti

Madri che si allenano davanti ad un bicchiere

in una casa vuota

in una famiglia vuota

terminazioni incomplete per un amore di cartapesta

l’importanza di non morir soli

anticipa l’agonia di molti anni

Ho sposato un figliol prodigo

era gentile

era diverso

tutto cambia con l’andare del respiro

ma non i giorni che si tatuano nella noia

Cosa si aspettano le madri di questo tempo?

una routine di glassa scura

un tradimento di felce appassita

da annaffiare con i crampi alla vita

come se fosse pane quotidiano

in una messa senza incenso

La famiglia è una ipocrisia

quando viene dipinta

solo dalla voglia di invecchiare senza gatti

 

Previsioni del tempo molto cattive

Ex libris,"l'uomo del nuovo millennio. En...

Image via Wikipedia

L’uomo si ricorderà

si sveglierà cosciente di aver vissuto senza sorriso

aver lasciato andare maremoti alle sue catene

ed una volta spezzate

averle cercate così disperatamente

da ritrovarle sanguinando libertà

L’uomo capirà

si vedrà nella sua competizione

nel suo egoismo

nella sua fortezza per isolarsi dai vicini

che a loro volta

pregano l’uscio di casa

come un cane da guardia affamato

Le nazioni si inventeranno una scusa

per dar la colpa al vicino

mentre un pugno di politici

guiderà i nuovi schiavi

e quest’ultimi

si lamenteranno sempre

non capendo che hanno un libero arbitrio

ed è solo la loro stupidità

a renderli schiavi

L’uomo capirà che era meglio aiutare

che chiudere il volto dentro ai cassetti

I figli saranno il risultato della loro inerzia

Questa la nuova apocalisse

e il nuovo cielo

che verrà domani

 

E’ difficile trovare un posacenere

La voglia di correre

è come una forma sbagliata

che si incastra nell’intenzione di agire

Parlare pr ore su materassi scomodi

stesi ad aspettare un silenzio ben più profondo

di quello che ci assale le idee

intenzioni come scorpioni neri

senza più veleno da ingoiare

metamorfosi e monogamia dei delitti

criminali del quieto vivere

sopra scarpe sempre troppo strette

L’indifferenza della porta accanto

è una piacevole calma

sorrisi che si stampano sopra porte e finestre

fino a rendersi tanto falsi

quanto inutili

Qui da me ci si sporca con poco

basta sedersi sul ciglio della volontà

fino all’ora utile in cui ci si addormenta

sognando capitani zoppi

e isole distrutte

da esperimenti di vita

Non è facile star comodi e trovar un posacenere dove spegner le sigarette

lo avrai lasciato sempre

dove devi distruggere la tua comodità

per non dar fuoco al mondo

Giocarsi il sorriso

Ci travestiamo da cavalieri erranti

dietro finali di preoccupazione volontaria

fermi immobili dietro uno schermo

per nascondere quello che non osiamo toccare quando camminiamo

Voglio le mie gambe correre

entrare in locali fumosi

e guardar diritto al centro di un desiderio

Si è stancato il mondo

di parlarsi

di concedersi senza maschere

di giocarsi su un banco da bar

tra un bicchiere e una risata

tra la curiosità di uno specchio

e la sostanziale morte per silenzio

La droga moderna

la silente spada che tocca la paura

incute timore

fino a quando non si scendeva nelle strade con la voglia di giocarsi la notte

Dire fare e baciare

ne è rimasto solo il testamento

mi mancano i rumori dei bambini

che giocavano sotto casa…

Son rimaste targhe a ricordarne la vita

Il primo bacio (morte dell’ultimo)

Ancora un bacio

perchè?

Ancora un ultimo bacio e sia

mi domando sempre il perchè?

Chiediamo un ultimo desiderio ad una donna che ameremo

tanto quanto la nostra passione decide di non ucciderla

Ancora un bacio

li mettiamo in fila come torri

sperando arrivini talmente in alto

da non poterne più scendere

invece crolliamo

annoiati

molto prima che raggiunga l’ultimo respiro degli uomini

Ancora un bacio

e ci si accorge che non ci sono labbra a cui darlo

ma lo facciamo

lo vogliamo

insistendo!

Per questo non ti chiederò mai un ultimo bacio

ma sempre il primo

fino a renderti viva

come un tatuaggio su questa mia pelle

per poterti ammirare

senza credermi vivo

Ancora un primo bacio…

Una morte appena nata

Una morte appena nata

sul bagliore di un pensiero

una conquista che si vede e fa rumore

sulle strade che il sole non tocca

camminare in quei vicoli che ti portano a scoperte

sensazionalistiche come mani che afferrano destini dattilografati

presunzioni

eiezioni

portatori di teste in una giungla di filantropi annoiati

E come un chirurgo di un estetica diversa

rimodello la sensazione che a poco riesce a vincere la notte

tornando stanca all’alba

ubriaca di aver fatto poco o niente

di ciò che la rende felice

Ci si sveglia in sale operatorie

mondi interi intorno al nostro cervello

a cercar di inserire parole più o meno lunghe

più o meno utili

distratte solo dalla pausa pranzo di questo mondo

che si è licenziato secoli fa

 

Vivo in una scatola di biscotti

Chiuso senza finestre

in una scatola di biscotti

morbida al tatto

senza pareti

eppure impossibile muoversi da queste due gambe

tutto il mio potere

è muovere l’occhio

rimanere nascosto nel mio silenzio che mi ripete “com’è vivere?”

Mi dileguo e mi perdono

sulla fiaba di un avvenire a pezzi

un giorno identico a ieri

che si propone di esser meno lungo

finirà in fretta la graduatoria del venir al mondo

la salvezza sperata ancora in vita

sono un embrione che si ritrova a soffocare dentro nessuna risposta

Nessun nervo risponde al mio grido

nessuna forza riesce a farmi sollevar la mente

guardo come spettatore a questo mondo che si sgretola di fronte

Questa stazione è come esserci

mai stata così triste e senza colori

Lei ripete l’amore

che non ricordo nemmeno più

la parola

 

– Ispirata dal film Lo scafandro e la Farfalla-

Puoi scrivere….

Puoi scrivere fino a farti male

a maledire quelle visioni che non appartengono a questa e nessuna vita

puoi renderle semi solide dipingendole sui muri di casa

lasciarle sporcare con palline di plastica colorata

ma alla fine resteranno sempre odissee da dimenticare

E’ un ramo appeso al muro

sovrasta la voglia di cadere

la sensazione del volo che non si proclama

la cremazione di un desiderio

un sottile filo bianco che strozza il parto del secolo

ed è tutto in circolo nello stesso momento

ed io sono sicuramente nel momento sbagliato

ma nel posto giusto

per tirarmene fuori

buttarsi come un ariete

in una folla che cerca

ed io cercare in loro

affamato di pensieri

che non mi appartengono più

una divinazione fatta con le viscere di un mai nato

risoluto nel suo camminare

prima di scordarsi la strada verso una casa chiusa

mentre le pareti di questa fortezza che crolla

rimangono

la mia peggior prigione

dove tenervi dentro

Puoi scrivere ciò che ti pare

non sarà mai ciò che vorrai dire

Puoi inventare parole per non riuscire gentile

ma avrai sempre una bandiera bianca

da sventolare

appena chiusi gli occhi

Il cimitero delle bambole

Un orso di pezza di fronte ad una lapide

un ricordo sporco di giorni a sfogliare

l’eiezione del circo ultimo dei nati folli

rinsaviti durante i giorni a venire

Benvenuti al cimiteri dei sogni scomparsi

delle favole raccontate quando si ha più paura

delle poche ferite rimaste

ci si trucca da marionetta senza galloni

Un biglietto per entrare

un desiderio per uscire

Una bambola di pezza

in una gabbia di fil di ferro

la scena madre di un teatro all’aperto

cibo a venire

per non scendere a compromessi

con una fame atavica di non vita

Una moneta tra le mani

una lacrima tra i denti

ed una chiave

perduta nei meandri ancora da disegnare

Un circo ed uno spettatore

una inorridita paresi del posto più oscuro della vita

Un sorriso a molla

una riga di fumo

a segnare un dispiacere

Bambole come gramigna

che infesta il lato al confine dello specchio

mezze rotte

con la porcellana che non profuma

sotto un cielo tinto di verde scuro

I fili che tenevano a pezzi la vita

ora sono deboli

su di un palco in ombra

freddo di un desiderio

che si avvampa ad ogni alba

peccato non ne vengano più da queste parti

E ancora sento le bambole di porcellana gridare

nei depositi di ciò che si dimentica volentieri

Questi i sogni che incendiano

i paradisi delle marionette

in un cimitero a luci spente

Le macerie del mondo

Ho visto la mia gente morire

cadere come fiamme

verso un paradiso sotterraneo

tutto questo

solo per la conquista

di un nulla di fatto

Morti premature ai fianchi delle città

dentro le case dove si sorrideva

nelle prigioni del tempo

che l’uomo egoisticamente proclama come sue

 

Si muore per nulla

ci si dispone come lapidi in divisa

perchè pochi disinterrasti inumani

siano compiaciuti di avere vestiti puliti

Mentre ho visto madri

lacerare

camicie già strappate da sangue rappreso

 

Di chi sono questi feriti per terra?

per cosa sono caduti?

perchè hanno fatto ciò?

Queste domande non se le pone nemmeno la morte

Vince la follia

fin troppo logica e fredda

divenendo uno squalo in cielo

che divora le stelle

e mentre tutto il firmamento

cola come se fosse olio bollente

ancora qualcuno si nasconde

tra le macerie di una terra non nostra

si conquista un fiume

ma scorreva ieri

e scorrerà anche quando

i vincitori moriranno tra il nulla di ciò che hanno accumulato

 

Espedienti per diventare proprietari

di ciò che non è mai stato nostro

follie acute

come una madre senza figli da piangere ancora

e sono qui che cammino senza pensieri

tra le macerie di un mondo

che adora il suo stesso sangue

fino a farlo sgorgare

dai sogni bombardati

La fine della riga

E’ la fine di una riga

non di una pagina

che continua a rovesciarsi su questo cielo in fiamme

su questa volgarità travestita di rosso

tra queste gambe che svendono la mortalità di un desiderio

E’ la prima parola della prossima riga

a ricordare la forza di pochi ma santi

di angeli notturni che si svestono dei pudori

che si offrono come calici

pieni di topi che si specchiano vanitosi

E’ una imperfezione al centro dell’oceano

che cerchiamo di trovare quando tutto rimane immobile

la fortezza di chi nasconde ciò che vorrebbe dirci

E diventiamo di nuovo orfani

senzatetto in un mondo che non baratta l’uomo per l’uomo

ognuno preferisce dividersi in poche stanze

difendendo il nulla delle sue vittorie

Ammalandosi di solitudine

In un alveare di morte incerta

Soffocando un sorriso

un semplice gesto che ti faccia dire

vivo

La vittoria sul tempo

Di cosa ti preoccupi?
Mai come su di te il tempo e la vita
hanno voluto scolpire e disegnar arabeschi
dipingere il tempo e le sue conquiste
Ogni ruga è un segno di gloria
per ogni sogno lottato e vinto
per ogni azione di ciò che hai creato
Di cosa ti preoccupi?
Se mai ti dovessi re-inventare cosa non rifaresti?
insegneresti ancora ad esser te stessa
a dir no al mondo preconfezionato
porta con orgoglio ogni ruga perché è il tuo trofeo
innegabile di fronte anche a dio e il suo giudizio
Cosa potranno negarti che tu non abbia già sacrificato?
Accetta il dono del tempo e della natura
la rivincita sulle notti ad aspettar che nessun torni
Sono scene di piccola luce
conquiste e arrembaggi
come se il tuono avesse ancora
da abbattersi sulle canzoni di un tempo
quell’odore che non senti più
è rimasto nei tuoi occhi
nella cenere di fenice che ancora nasce
L’equilibrio di divenire che ancora non ti appaga
Ed eccovi
nella forma di un eterno palcoscenico
dove manichini vi applaudono
consapevoli di esser meno di quanto voi abbiate creato
Non c’è vergogna nel chiudere gli occhi al mondo
ne avete costruito talmente tanto
che ora può fare a meno di voi
e sedervi in prima fila ad assistere allo spettacolo
che la vostra vita ha saputo esser
nel bene e nel male
nel male di aver avuto così poco tempo per cambiare il mondo
nel bene di quel mentre che avete cambiato in meglio
Contadini di un vasto campo
ogni spiga è pronta da tempo a ripercorrere il vostro saper essere
siatene orgogliosi…

Venti non basterebbero

Irresponsabili quando vorremmo tutto ora

ma siamo sicuramente meno onesti di chi osa contraddirci nel dire ti amo

siamo macchie lasciate su pareti in penombra

pupazzi di neve sopra un deserto di fuoco

contrasti e contraddetti

malgrado tutto

nelle parole della vicina di casa

che non smette di scrivere la nostra storia

malsana nella penna

violenta nella fantasia

Ed usciamo per strada per incantarci di una vita che scorre

anche se non la vediamo nel frigo mezzo vuoto

di una casa che attende una donna meno vestita

in punta di piedi come una lacrima su un cuscino

come un delitto senza testimoni

dove l’assassino si costituisce per ironia della sorte

E’ tutto un voltar pagine sopra un banco sporco

una tavola ricca di scorie

che qualcuno ha lasciato scrivendoci sopra

non chiamarti

E’ sensazione inutile perder il sonno

diventa una Giulietta senza Romeo

solo appuntamenti da parrucchieri avidi

che sprecano canzoni

tra un capello e l’altro

Venti non basterebbero

a far cadere ancora tutto questo spazio che si stringe

tra me e il mondo

ma attendono

Finendo ad una finestra

guardando un vecchio in mutande

che ti vorrebbe mandare al diavolo

per ogni suo giorno uguale

 

 

L’alba dei timori

La paura ha una forma sterile

cresce senza vita

rubando secondi ai tuoi sogni

crea forme insistenti ai passi che avresti dovuto fare

invece ti tiene come un drago al guinzaglio

e ti permette di respirare solo la polvere di quei sogni

che brucia

come sacrifici ad altari ombra

Quante volte avresti voluto tremare invece che aspettare?

Quante volte hai ritagliato i corpi del passato

su questa pelle che non ti ho mai nascosto?

Il mondo collassa nella sua  paura di sbagliare

di non trovare da mangiare tra i rifiuti degli altri

tra le nazioni che si dividono per non farsi spiare le notti

tra le certezze di morire senza speranze

senza sussurri che ci chiudano gli occhi

viviamo di paura

morendo di vita….

E’ andata a letto con due guerre

E’ una scelta

che si veste di bianco in riva ad un lago scuro

mangiando sushi e bevendo rugiada

illuminata solo da una candela quasi finita

E’ una scelta come quella di sognare cancelli chiusi

labbra che si mordono

postulanti senza meta che seppur ricchi sono alla ricerca di un eterno volere

Non ci sono incensi per queste nuove vocianti precauzioni

le estasi del pensiero che si immerge fino al collo

nel mare d’olio caldo che è la propria percezione

Alba di occhi che si aprono

alcuni meno interessati a ciò che può accadere

altri impauriti da una porta aperta

E’ tutto una scelta di prose in una piramide confusa

dove la volontà gioca da padrona su altalene rotte

E’ andata a letto con la guerra

quella frase così sciocca da farsi ingravidare dalla vittoria

da farsi redigere un muro del pianto accanto nel letto

dopo un matrimonio di bugie riflesse ad un altare senza oro

E’ una scelta il tuo continuo viverti accanto

al tuo sceglierti tra le tante facce che un mondo non potrebbe mai finire

fino a morire in solitudine nel tuo letto

dove nessuno può sentirti aspettare l’alba

La scelta è tua

come l’alba non è di molti

come la cera che cola da un perchè

cerca la sua via nella morsa di un mattino di vento e fuliggine rosa

Distributori automatici di Forse

Se potessi avere una certezza ogni minuto di ieri

una strada in discesa per risalire quelle giornate passate

strade che svoltano improvvisament ein mezzo a deserti pastello

una stazione di servizio chiusa da sempre

con sconti straordinari a parassiti umani

 

Forse potrei

forse deciderei

forse andrà esattamente in un altro modo

Mentre tutto dorme sul pianto di qualcuno

 

Una dipinto sciocco

che si completa da se

nella stessa immagine di uno strappo

la filosofia delle pergamene contraffatte

la noia di un distributore che non ripete nulla di buono

 

Donne madri immature

con sogni cancellati

di cui il forse e la stupidità diventa la loro stessa lapidazione

 

Una foresta di ignoranza cresciuta a pioggia nera

 

La forma

la sintesi

la noia

 

E tutto mentre questo dannato distributore di forse non funziona ancora

Il sogno dell’ultimo uomo

La vera forma di un sogno

è la sua incapacità ad essere vivo

tumuli di parole

che si accaniscono a coprire le speranze

rimaste con una rosa ad immortalare tombe dimenticate

Siamo leggerezza della polvere

che si riversa come un fiume di stelle

sopra un prato dove andremo a riposare

siamo ad un passo dal sole

se solo potessimo dimenticare la luna che falcia le notti

la parola che non ricordiamo

il sorriso di chi non ci conforta

Un quadro appeso male

ad una parete distrutta

mentre divampa la guerra

dove gli uomini saranno sconfitti dai loro stessi sogni

dove una madre dimentica di esser una bambina

ed un figlio corre veloce verso un tempo

che riposa ai confini dell’orizzonte

Senza fiato

saremo la leggerezza della polvere

respireremo a fatica

sotto un albero

senza frutti

in una apocalisse di ricordi

che ci chiamano ad un altra guerra

Ricorda di baciare ogni cosa che perderai

poichè sarà l’ultima cosa che ti mancherà

 

 

Translation

 

The dream of the last man

 

The true form of a dream

is its inability to be alive

mounds of words

who persist in covering the hopes

left with a rose to immortalize forgotten graves

We are lightly dust

that flows like a river of stars

above a meadow where we will rest

we are a step away from the sun

if we could just forget moon that cut the night

you do not remember the word

the smile of one who comforts us

A picture hanging bad

on a destroyed wall

while the war rages around

where men are defeated by their own dreams

where a mother forgets to be a daughter

and a son is running fast toward a time

resting on the edge of the horizon

breathless

We are the lightness of the powder

hardly breathing

under a tree

fruitless

in an apocalypse of memories

calling us to another war

Remember to kiss thing that you’ll lose

as it will be the last thing you will miss