Buffi e così diversi
Ogni volta che cerchiamo
Di sembrare identici
Copiare gesti
Dal nostro miglior Buon senso
Solo per poterlo ricordare
In quei giorni
In cui mancherà la forza
Di amare i propri sogni
Month marzo 2014
Ho perso una figlia
Ho perso una figlia
Ma non chiamatemi distratto
È stato il peso di
Un Ti voglio bene
Detto
facendo esplodere
Tutto il silenzio
Di molti anni
Ed ora è perdonabile solo il ricordo
Per un tribunale futuro
Quando del giusto
Ne parleremo in terra
Alzando gli occhi al cielo
La canzone della pazza
Ti cullarono
tra rovi scoloriti
sullo straccio bianco
che portavi d’innocenza
sporco ormai
dai troppi visi passati
a prostituirsi la coscienza
Sei peccato di tuo padre
e rancore di madre
cresciuta fino ad ora
per poi perderti in nessun mondo
eri pulita fino a ieri
solo ora ti si accorge la vita
tra i meriggi passati nel silenzio delle voci
che insistono nel volerti sposare
Ed ora canti
pazza bambina adulta
in un cimitero
di cesti di frutta
specchiandoti nel trono dei topi
in mezzo a ricordi mai tuoi
Fatti addormentare ancora una volta
dalle voci di vetro
uniche madri
a farti corona9
Maledizione senza odio
Un cuore per un destino
Perfetto senza il futuro originale
Un corpo diviso da mani selvagge
Non c’entra l’amore
Ma l’orribile scienza della morte
Sciacalli macellai
Rubano i giochi d’infanzia
E ne vendono i pezzi
A famiglie offese dalla bellezza
Se potessi rubarvi il respiro
Soffochereste di maldicenza
Di furor mortale
Per ogni gesto
Per estirpare un sogno
Un dolore senza fine
Per immortalità di tortura
Non vi posso odiare
Solo maledire ogni vostra assurda azione
Pensando con disgusto
Che anche voi potreste
Provar amore
Ogni anno 800 mila bambini spariscono in siberia per il commercio d’organi. Molti vengono ritrovati morti o macellati. …
La bellezza dell’ovvio
Di tutto un po’ di niente
Questo acceca la dovizia dei particolari
Annusando l’ombra
Cercandone i segreti
Ed ecco che s’ inciampa
Nella mistica ricerca
Per rinnegare invece
Una spada di luce
Così ovvia
Da non meritar poetica
Guardate il poeta
Soffermatevi a guardar chi scrive poesia
Dinoccolate serpi o nevrotici araldi
La mano che porta la poesia
È sempre un malato immaginario
Di una vita abortiva in sé stessa
Nella placenta interminabile
Di un gesto d’amor troppo confuso
Per poter sorridere ad ogni risveglio
Confessione per un carnefice
Arrivai mille volte
Al nostro primo appuntamento
Ma prima di baciarti corsi via come sempre
Poiché l’amor che portavo
Era scivolato via dalle tasche
Ormai bucate dalla troppa attesa
L’oste non ti ama
Viviamo solo per insulto alla morte
Alla solitudine che attanaglia il cheto vivere
Ci si rende conto di quante parole buttiamo
Nel cesto dei “come stai? ”
I conti non tornano
Come ingordi maldestri
Cibiamo il nostro futile “aspetta”
Trovandoci infine a non aver abbastanza buone scuse
Per pagar la gioia
La coda dell’assassino
Occhi incastrati
Nel corpo non più tuo
Unica prova che hai vissuto
Da qualche parte in questa vita
Fino a renderti inutile a te stessa
Ferma ad attendere
Che l’illusione Bussi
Alle tue smorfie gentili
Non aspettarmi alzata
Tornerò quando pretenderai
Di esser uccisa
Da un altro me stesso
Tempo una vita
Date il giusto tempo alle cose
Senza stonare tra i secondi
Le giuste pause
Arco e tamburo a scandire
Senza una canzone
Lunga tutta una vita
A testimoniar la bellezza
Di ogni respiro
Non avremo rapito
Abbastanza anima
Per giocarcela con dio
Il deserto bianco
Città fantasma
Dove le case si maledicono
Quando la taiga
Non vede
Ricordano il bene e il male
Delle loro stanze
L’orgoglio e la vergogna di ogni mattone
Giuria scomoda
Qui nemmeno i demoni passano
Temono quel silenzio
Che non riesci a lavare via
Ha in sé tutto il peso
Di favole raccontate male
Per quei bambini ormai adulti
Che non conoscono lieto fine
Il circo difettoso
Quando il mio odio
Diverrà abbastanza adulto da poter cantare
In solitaria prece
Non lascerò scivolare l’oppio delle parole
Lungo i fianchi di ciò che ho fatto
Non mi sono mai reso conto di quel che ho scritto
Solo ora ne accetto il senso
E inorrodisco nel rivelarmi così tanto innocuo
Per aver solo ripetuto un buon senso stantio
Incapace di ricordare
Incapace di farsi valere
Tra le attese delle mie dita
Il museo dei pensieri
Storti e affabili
Pensieri in bacheca
Dimenticati o violentati
Da macerie d’uomo
E mani di gesso
Comprate e pagate
Per assistere al morire
Consumato e incessante
Del pensiero ludico di un impiccato
Consumiamo lune intere
Nel volerci pensare
Ma rimane distante
Annoiata da chi la pensa amica
Pensieri alla berlina
Di un pazzo e un sadismo
Per un museo da sempre chiuso
Per pensieri e bellezza
Il corpo dalla pelle che ride
Il tuo corpo attutisce
la risata isterica e scheggiata
di un giullare a molla
malevolo nel suo voler salvare
una vita intera
da lancette d’orologio
da burroni di sale e fango
Movenze d’ebano chiaro
sinuose come il vello di un eroe comune
ove sei tempio e sibilla
nelle driadi del cemento
Si stupisce lo sguardo
annegando la mente
risorgono colori e respiri
mai avuti in pasto
Come sempre un patto è un patto
vi sarà la morte dopo la vita?
Ancora le solite parole
in fila per invalidità d’azione
ove anche poveri diavoli
rimpiangono l’unica buona azione
mai compiuta
nel paradiso delle intenzioni
Scrivimi quando non hai parole
Scrivimi solo quando non hai parole
Quando vorresti dire tutto l’impossibile
Mentre i minuti si sprecano
A cercar il senso di quel che sei
Capirò che volevi solo
spiegare l’amore
All’amore stesso