Beato fra le forme

Beato tra le forme
di un sinonimo di ottimismo
appeso alle fauci del prossimo anno
che non saprà dormire sicuro
Beato chi comanda se stesso
si inebria di un mondo a parole
lanciandosi oltre quel muro
in un gioco da bambini

Beato chi non c’era
chi si ferma davanti al perduto
durante l’ironia di massa
che ripete filastrocche

 

Beato chi sorride
senza chiedere egoismi
pagandosi da solo
con sforzi di paura

Beato anche
chi non si aspetta altro che stesso

Ogni tanto

Ogni tanto faccio la cosa giusta

senza infiammare il cielo e irrompere nelle case

pianificando steli di ferro

su cui crocifiggere marionette senza parole

Ogni tanto mi permetto di essere allegro

come un foglio di carta scritto bene

con parole di velluto antico

Ogni tanto scrivo canzoni

invece di ringhiare al vento

come un odissea di pane raffermo

che si innalza alla marea

Ogni tanto scelgo di ascoltare il cuore

e dimentico di possedere artigli

che non hanno più nemici

Frammenti d’ululato

Il mio tempo non aspetta

si rincorre sulla fine dei miei sorrisi

quando dovrebbe aspettare la luce del sole per vantarsi di vivere

Non ha lacci così scuri da richiudersi

eppure sente la notte che vive e pulsa dentro il suo mattino

scatole rotte e poesie infrante

frammenti di ululati che salgono alla gola

premono per uscire discretamente

mentre tutto come sempre

diventa un palcoscenico bagnato

Sbiadite follie

Lontano da me e i miei giochi

la superbia avanza come se fosse padrona

lascia andare le sue figlie

come semi nel vento

Città in fiamme d’oro

non distrutte dal vestito che portavi

per quei vicoli di sabbia e grano

che infantili disegnavamo

allontana da me ancora una volta

questa pazienza che frena

obbliga la follia

alle curve più sbiadite

Respiri soppressi

Sopprimi il respiro

come un araldo infame

lungo le vertebre di un gioco

a cui nessuno vuol mai partecipare

divisi per forgiare

le travi di un puzzle d’ebano

attraversando mari

che non profumano di umano

Sogni altrui

Serpenti che bevono da lampadine gonfie
Illudendosi di veder meglio dentro il proprio io
Campane di vetro che si spezzano ad ogni rintocco
In una perenne rinascita di assurda bellezza
Straniero lontano dal mio volere
Incatenato ad una indecisione
Che trascina il fango del tempo
Volere od essere
Non importa
Basta che sia come il respiro del vulcano vuole

Ombre candite

Spaventapasseri sul confine della pelle
la scia di desiderio che conduce all’ultima inesorabile porta
come se fosse un panico destituito
una volontà precoce
Ed è tutto informe e vario
come un carnevale senza luci
una musica di velluto
e mani che si allontanano per definire un altro gioco feroce

La tragedia del trionfo

Sulle assi e non sul ponte

davanti al cielo di grano nero

che porta ogni preghiera afflitta da troppa vita

le sferzate del tempo si dividono per se stesse

Una mente come un desiderio

si affaccia al balcone della speranza

paragonando la sua triste gioia con il sospiro di mille volontà

Che senso avrebbe camminare in mezzo a occhi chiusi?

Graffiando le pallottole che ci fischiano intorno

squarciando la gola ai falsi profeti

Non ha senso concimarci di parole e saggi

per prenderci carico di dire a tutto il resto: è tutto sbagliato

è la tragedia del trionfo

la metamorfosi del maniscalco in nuovo dio assunto

Come se fosse importante svegliarsi

per ricordare agli altri che ore sono

Gestazioni penitenti

Ancora una volta steso su un campo di parole
come fiori appassiti
per un compleanno immaturo
salvando fauna a ritroso
preoccupandosi di non cedere
Lavoriamo tutti sulla stessa cartina
vie percorse come affanno
per una debolezza d’odio che ci incute trasparenza
Ancora una volta innamorato
di poche piccole parole
perverse nella loro dolcezza
di non esser assaporate se non dal nulla

L’attore di se stesso

Come piccole sfere di cristallo opaco
vivo spazzando la cenere
di eruzioni di illusioni
da ogni sguardo affamato che chiamano celebrato
La beffa è in disuso sulle brame di una favola a libro chiuso
mentre pochi e soli nani
si affacciano sulle parabole di un delizioso pagano vecchio sentire
Il sipario è un dirupo su cui lasciarsi cadere
trasformare il vento in poca voglia di assaggiarsi
Diventando cosi’
non uomini
ma attori
nella parte di se stessi in una veste color ipocrisia
Siate felici di ciò che non avete
potrebbe farvi diventare
qualcosa di umanamente insopportabile

La domenica deve ancora nascere

Forse e non sicuro
che un giorno ricopriremo le strade di petali d’amianto
forse grideremo senza pensarci
invece di salutar le stelle potremo amarle
senza flagelli da portare in dono
ad amici meno cari
vendette e vittorie sulla scena dell’innocenza che si inventa senza poesia
sull’ultimo carro di un dio pigro

Scalzo per un volo

Tenero è il sentiero che porta alla noia
mi desta quel che voi sarete
un attimo di religioso silenzio
strappato da un gesto inconsueto
coppa e pane
entrambi saturi di spigoli d’amianto
in celibi rituali
di follia da retroscena

Fuggo per vincere

Fuggo per vincere
dalla insana compiacenza delle vostre domeniche
dalle galere colme di innocenze in bianco e nero
dalle feritoie della mia cella ambulante
posso contemplare il vostro risparmio a vivere
a non credervi incapaci a sorridere

Fuggo per vivere
tra le falene di ferragosto
che semplicemente scappano dalla luce
per cercare l’ombra

Fuggo per sorridere
contro muri di gesso nero
che si ostinano a disegnare le mie lavagne preferite
con una sola parola
“torna”

Fuggo per vincere
ciò che porto dentro come un graal di fuoco
fenice e martirio delle mie dita
compiacente nel sobillare la rivoluzione
di un desiderio

 

 

I fly to win

I fly to win
complacency by the unhealthy for your Sunday
galleys full of innocence in black and white
from the slits of my cell walking
I can contemplate your savings to live
not believe you’re unable to smile

I fly for a living
between the moths of August
they simply run away from the light
looking for the shadow

I flee to smile
against white plaster walls
who insist on drawing my favorite boards
with a single word
“back to us”

I fly to win
what I wear in like a grail of fire
phoenix and the martyrdom of my fingers
complacent incite revolution
for a desire

Mi sono dimenticato di amarti

Perdonami, mi son proprio dimenticato di amarti
non so dove avevo la testa
ma sono sicuro di aver preso nota
del dover amarti

Lo so forse non ci crederai
non avrai tempo per questi fiori rubati
ma è stato più forte di me
mi sono scordato di amarti

Forse è stato tutto quel parlar di cose eterne
cambiate dall’ipocrisia e dalle paure
come ho fato a scordarmi di amarti?

Forse non eri presente a ricordarmelo
o forse non c’eri proprio
troppo occupata a farti amare
va a finir che uno si scorda!

E’ come ripeter lo stesso numero di telefono per ricordarlo
alla fine passa di mente e si maledice
di non poter più rintracciare quella persona

Alla fine è vero
mi sono dimenticato dei tuoi baci e di tutto il resto
colpa della mia memoria selettiva
che non bada alle ipocrisie
Non rimpiango nessun amore
sono gli amori che rimpiangono di non esserti concessi

Scusami se sono così distratto da non ricordarmi di amarti

 

I forget to love you

Forgive me, I am just forgot to love you
I don’t know where my head
but I am sure you have noted
of having to love you

I know maybe you will not believe
will not have time for these stolen flowers
but was stronger than me
I forgot to love you

Maybe it was all that talk of eternal things
changed by the hypocrisy and fear
as I have done to forget about love?

Maybe you were not there to remind me
or maybe just not there
too busy loving you
going to finish that one forgets!

And ‘how to repeat the same phone number for recall
passes at the end in mind and you curse
not being able to track that person

At the end it is true
I forgot your kisses and all the rest
because of my selective memory
that pays no attention to the hypocrisies
I regret no love
who are the loves of regret, no longer be granted

Sorry for being so careless as not to remind me to love you

Scrivere di ciò che non sono

Ti scrivo per non sognare
questi boati di vita che mi sorprendono
Queste feroci stelle che mi esplodono sul cuore

Ogni lettera che ama la carta
si chiama speranza per non diventare
odio la guerra ma vi sono parte
come un figlio portato al parco controvoglia
mentre tutti si preoccupano di non comprar il gelato

Sono un ipocrita e a volte lo riconosco
quando sono chiuso nella trincea di me stesso
tra le parabole di un cristo senza munizioni
e un martirio di sogni e calendari

Un solo gesto e parrà scontata la mia pena
crimine dell’intelletto quasi umano
caduto sul fondo di un dovere
che diserto marciandoci in cima

Ti scrivo per falsificare la mia bugia
rendendola ancor più triste
ogni volta che me ne ricordo

 

I will write about what i am not

I am writing to you not to dream
these roars of life that surprise me
These fierce stars that explode on my heart

Every letter that loves paper
is called hope not to become
I hate the war but we are part
As a child reluctantly brought to the park
while all care not to buy the ice cream

I am a hypocrite and I admit at times
When I locked myself in the trenches
between the parables of Christ out of ammo
and a martyrdom of dreams and calendars

A single gesture may seem obvious, and my pain
Crime almost human intellect
fallen to the bottom of a duty
who deserted running with the top

I am writing to falsify my lie
making it even more sad
every time I remember

La bambina che cavalca i cani

Sopra le mortali definizioni

che incutono il desiderio di fuggire
tra le case sporche di fuliggine bianca
tra tutto quello che dobbiamo pulire
sulle strade d’ebano nero
cavalca il suo mastino
indifferente al sole che scompare
tra mille lune di oro colato
che scendono ad abbeverarsi
ai laghi di montagna
Piano come una tortura
Avete ai visto n cigno piangere?
è un crimine della soluzione
tra i monti di pan di spagna
che un violento volere ha sentenziato
Scelte difficili da fare senza pensarci
come un quadro appeso a testa in giù
per un arte disoccupata
E noi come marciatori senza sveglia
difenderemo gallerie d’arte
dove metteremo in mostra
le nostre prepotenze,
le follie abituali
dove nascondiamo le parole migliori
Per ora mi accontento
di guardar passare la bambina che cavalca i cani

 

 

The girl who rides the dogs

Above the deadly definitions
that inspire the desire to escape
between the houses sooty white
between all we have to clean
on the streets of black ebony
rides his mastiff
indifferent to the sun disappears
a thousand moons of pure gold
coming down to drink
to the mountain lakes
Plan as torture
Have you seen the swan n cry?
is a crime of the solution
the mountains of sponge
will has ruled that a massive
Difficult to make choices without thinking
As a painting hung upside down
Art for unemployed
And we as marchers without an alarm clock
defend art galleries
where we will put on display
our arrogance,
the usual madness
where to hide the best words
For now I’ll settle
go look for the girl who rides the dogs

La tomba delle lucciole

Come navigar nel proprio cuore
scandendo le metamorfosi delle lame
che sgorgano da occhi in disparte
Piccole allegorie del mondo che si scioglie
tramuta le favole in libri chiusi
macinando capacità di sognare più oscure
Correndo in quel che resta di un giorno
senza viali da divorare
come in attesa di dove andare
lungo le maree di questa notte
vociar che non sia umano
e tutto si trasforma come in un film a mezzi colori
diviso tra il vero e il senso di esso
E’ difficile vergognarsi di non saper dove andare
quando invece è colpa di questa tomba delle lucciole

Il passo non è lo stesso

Congratulati con il desiderio

ti spinge a sporgerti su un fiume di parole

che altrimenti non avresti modo di amare

se tutto fosse come tu vedi

allora non esisterebbe il tempo di cercare

là senza fine

come comete ammalate nel terminare il loro canto

sopra colline coperte di erba scura

nel primo abito che vestiremo

ad un matrimonio senza invitati

Figli desiderati

E mio figlio scorre i sogni sul violino

lo accarezza come se fosse il cuore che ha sempre sognato

non dimentica di non esser mai nato

per questo mi guarda in attesa

Ti chiedo scusa

anche se non so dove sarai

Forse preoccupato e non piu’ sognato

da braccia mortificate dal troppo amore

Rinascere e non morire

ancora no

Esplosione minore

Mi riesce difficile non contare le parole

scrivere sudando idee

è un caldo da frenesia di voler aver detto

lungo i salici di una campagna in disuso

tra le scritte dei portantini

in un risciò senza forza

illuminati da contracettivi fecondi

ad un altro giorno senza creare

Triste Malgorzata

Hai visto il numero di anni che mi porto nelle tasche?
Sono i rami di una quercia trasparente
le spiagge di zucchero sul fumo di londra
la spiegazione alla vita che corre dietro la morte

Triste Malgorzata
punita per aver sorriso al vetro
laddove sola riuscivi a riempire brocche di miele amaro
insieme alle centinaia di proboscidi che inventavi per non cadere

Triste malgorzata
mi ricordo di te solo ora
peccando di averti conosciuto

Paradisi di mediocrita’

Quanto costa un grammo di onesta’
pagata cara al tempio di se stessi
alla variegata scintilla di nulla
che esplode nel membro di donne eunuche?
Lapidatemi la voglia di parlarvi
riempite di sassi la mia bocca
piuttosto che rendermi cosi’ utile a voi
Il circo d’ora in poi si paga con monete sonanti
le offerte stonate e senza voce andranno a cadere
E non ti accorgi che la tua casa segreta brucia
mentre tu in posa a cercar consensi
se potesse il delirio urlare
scapperebbe da te come vento
Ma in fondo lasciamo che sia cosi’
al bordo di un dirupo 
dove cerberi addomesticati

Funeral cortese

Seduci chi s’appresta a divenir mortale 
Fra lacci di virtù immorali 
Fra cui il bacio che non sazia 
Avvolgi l’anima al sospiro 
Rendilo schiavo fino a maledir la notte 
E infine 
Porta in corteo 
La morte dell’ amato 
Come funeral cortese 
A mezzo sorriso

Suicidio sulle pagine

Suicida benvoluto
Dallo stesso saper far di conto
Preparo il cappio
Maldestro e goffo
Attento ad ogni passo di non rovinar l’attesa
Fino ad affogar la stanza
Nelle pagine di un libro
Che insista sull’ ego d’altrui fallace bellezza
Morto così
Nei capitoli a scorrere
Dimentico e ramingo
Di una pioggia che non ricordo

Il calice del nemico

Se inver che folle
fossi savio e non di piu’
nei meandri di dove fui 
di dove non ricordo
Pretndessi un trono atroce
di balbuzie prepotenti
gesti accurati a diventar fiele tra le dita
Allora mie cari nemici
che accarezzate l’ombra del mio tempo
avreste mod di vincre le noie
di cui vi cibate
mentre io ancor scappo
da un calice sempr troppo ricco

Calci al vento

Ho dato calci 
Mi aspetto di non aver dato che calci 
Ad un televisore già rotto 
Di aver sempre confessato la mia indole sul baratro 
Di non poter più ringraziare le stelle 
Per avermi fatto dormire poco 
Con le loro urla troppo vicine 
Mi assecondo quanto basta per non 
Scegliere di non marcire su di un treno deragliato 
Anche l’aereo non voleva atterrare
Rialzava le zanne come un cane zoppo 
Un mezzo viaggio travestito da partenza 
Dove non commetterei altro crimine 
Che annoiarmi al da fare

Non sapete

Che ne sapete voi.
Sempre un motivo per spinger oltre 
Le necessità che assaporano il vuoto 
Gli oceani indelebili di una corsa di cani 
Su cui puntare sul perdente malconcio 
E vincere oceani di vanità preclusa 
Che ne sapete voi cosa dico 
Non è il senso a uccidere 
Ma l’intento di respirare 
Sulle prigioni di vento e sterco 
In fila sulle galere nemiche 
Schiavitù o libertà resa schiava ?
Non importerebbe 
Se non fosse che la testa dice 
Non si fa

Deformi digitali

Potrei farmi vantare un secolo al giorno 
E contare le vertebre a quanti
Piace il mio stato 
Ebbene signori a me non piace 
Cavalcare le note di una nenia 
Buona solo a scacciar le mosche 
Mi rende furioso contro il vento 
Mentre un don chisciotte ripete 
Ma lascia stare 
Sinonimo e contrario delle mie azioni 
Disperdo suoni senza la bocca 
Ritentando la roulette di caronte 
Sulle falde di uno stige ricco di turisti 
Manichini finalmente in braccio a me stesso 
Mentre il sipario Si deforma e diventa sudario 
Per un milione di altre nascite in sordina
Abortite dall esitazione

Cerbero di carne

Povero cerbero, senz’osso ancor
la bellezza di esser carne martire di un peso errato
un usura del suo tempo
come fallace ricordo
Tre teste per tre pensieri diversi
che si avvolgono in stracci
per chieder carità
infernale