Dal nuovo libro “La vita dei sogni al contrario e altre occasioni perdute”

Lei si scelse le parole peggiori per dire ti amo. Prese il tempo che era cauto dalle tasche di un passante e lo nascose dentro le maniche, sarebbe tornato utile ogni qualvolta doveva scappare dal calendario. L’uomo invece non era affatto sorpreso, tolse le spine dalle sue labbra, quelle che lei aveva così sapientemente fatto germogliare con sesso e bugie e le ripose educatamente nel cuore. <Mi serviranno per ricordare il tuo volto, altrimenti sono sicuro di poterlo dimenticare, sei così sottile che a volte non sono sicuro tu sia presente. Forse ti sei consumata per tutte le volte che hai sparato contro la tua immagine allo specchio>. Non vi era odio nelle sue parole, anzi era quasi divertito nel sentirsi così sereno, anche la sua immagine riflessa nel bicchiere era d’accordo.
Lei si fermò nella passerella verso la porta e con un tono secco come un deserto urbano replicò: <Hai sbagliato, ti amo e ti amerò, ma non per disegnare le tue mancanze e necessità, io ti amo come mio giogo, come risoluzione delle mie trame. Anche questo è amore e tu ne sei l’oggetto, perché posso manipolare il tuo disilluso tempo andato. Sei la nostalgia di una vendetta, forse nemmeno quella, ma sicuramente ti amo per quello che soddisfi nel mio ventaglio di dimenticata follia.> Ed ora era lei a sorridere.
La porta si aprì ed entrò l’indifferenza del corridoio, mentre lui si bevve la sua immagine nel bicchiere e scoprì di amare quella serpe che le aveva dato uno scopo.

 

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